Passa ai contenuti principali

La vergine di ferro - I, 1

Esce, oggi, la prima puntata de La vergine di ferro, un odierno feuilleton ambientato in una Pavia rivestita di colori vagamente gothic. Ringrazio Martina Manfrin e il suo Feuilleton 2.0, che mi ha dato lo spunto per questo nuovo filone creativo.

La vergine di ferro



Parte I: Labirinti

1.

Nello studio luminoso del dott. Michele Ario, il ragazzo irruppe trafelato.
            «Cosa c’è, Raniero?» gli fece il dottore, accigliandosi.
«La… la defunta è scomparsa dalla camera mortuaria» riuscì a esalare l’altro.
 Ario sospirò, versandosi dell’acqua: «Ho sempre detto che era una ragazza troppo vivace».
Alzò gli occhi e li fissò in quelli sbarrati del giovane. «Bevi un goccio anche tu».
Raniero, senza batter ciglio, prese il bicchierino di plastica che il dottore gli porgeva e inghiottì due sorsate d’acqua. Con un gesto della mano, Ario gli indicò la poltroncina di fronte alla sua scrivania. L’altro si sedette. 

            «Dimmi» riprese il più anziano «c’è dell’altro?»
Raniero fece cenno di no.
            «Al S. Matteo nessuno si è accorto di niente?»
«Non… non prima di stamattina».
«Una sorveglianza impeccabile».
«Credo che… in questo caso… non la ritenessero necessaria».
Il volto bruno del dottore si aprì in un sorriso sardonico: «Da Cristo in giù, nessun morto è sicuro. Avrebbero dovuto saperlo».
Raniero strinse il bicchierino di plastica vuoto, in un gesto istintivo.
«Su, adesso… riprenditi. Alla nostra bella morte vivante penserò io. Tu va’ a preparare il prossimo incontro per il corso di mnemotecnica».
Il ragazzo rispose ad Ario con un ossequioso cenno del capo. Buttò il bicchiere nell’apposito cestino, uscì dallo studio e scese nel chiostro di quell’elegante palazzina liberty in via Mazzini, a Pavia.

[Continua]

Pubblicato su Uqbar Love N. 140 (18 giugno 2015), pag. 18.

Commenti

  1. Risposte
    1. Saranno pubblicate con scadenza settimanale, ogniqualvolta usciranno sul settimanale on line "Uqbar Love". :) Qualora ti interessasse il settimanale, cerca su Facebook il gruppo "Uqbar Love il settimanale di chi non ha paura". :) Grazie mille per l'interessamento! ^_^

      Elimina
    2. Cara Federica, ecco la seconda puntata: http://erica-gazzoldi.blogspot.it/2015/06/la-vergine-di-ferro-i2.html Ti aspetto a scadenze settimanali! ;)

      Elimina

Posta un commento

Si avvisano i gentili lettori che (come è ovvio) non verranno approvati commenti scurrili, offese dirette, incitazioni all'odio di qualunque tipo, messaggi che violino la privacy o ledano l'onore di terzi. Si prega di considerare questo blog come uno spazio di confronto, così come è stato fatto finora, e non come uno "sfogatoio". Ci scusiamo per eventuali ritardi nella pubblicazione dei commenti: cause (tecnologiche) di forza maggiore. Grazie.

Post popolari in questo blog

Letteratura spagnola del XVII secolo

Il Seicento è, anche per la Spagna, il secolo del Barocco. Tipici della letteratura dell'epoca sono il "culteranesimo" (predilezione per termini preziosi e difficili) e il "concettismo" (ricerca di figure retoriche che accostino elementi assai diversi fra loro, suscitando stupore e meraviglia nel lettore). Per liberare il Barocco dall'accusa di artificiosità, si è cercato di distinguere una corrente "culterana", letterariamente corrotta e di contenuti anche immorali, da una corrente "concettista", nutrita dalla grande tradizione intellettuale e morale spagnola. E' vero che il Barocco spagnolo vede, al proprio interno, vivaci polemiche fra autori (come Luis de Gòngora e Francisco de Quevedo) e gruppi. Ma l'esistenza di queste due contrapposte correnti non ha fondamento reale. Quanto al concettismo, è interessante notare come esso sia stato alimentato dalla significativa definizione che di "concetto" ha dato Francesco

Farfalle prigioniere, ovvero La vita è sogno

Una giovane mano traccia le linee d’una farfalla. Una farfalla vera si dibatte sotto una campanella di vetro. La mano (che, ora, ha il volto d’un giovane pallido e fine) alza la campanella. L’insetto, finalmente libero, si libra e guida lo spettatore nella storia del suo alter ego, la Sposa Cadavere.              Così come Beetlejuice , The Corpse Bride (2005; regia di Tim Burton e Mike Johnson) si svolge a cavallo tra il mondo dei vivi e quello dei morti, mostrandone l’ambiguità. A partire dal fatto che il mondo dei “vivi” è intriso di tinte funeree, fra il blu e il grigio, mentre quello dei “morti” è caleidoscopico, multiforme, scoppiettante. A questi spettano la gioia, la saggezza e la passione; a quelli la noia, la decadenza, l’aridità. Fra i “vivi”, ogni cosa si svolge secondo sterili schemi; fra i “morti”, ogni sogno è possibile. Per l’appunto, di sogno si tratta, nel caso di tutti e tre i protagonisti. A Victor e Victoria, destinati a un matrimonio di convenienza, non è co

Il Cimitero di Manerbio: cittadini fino all'ultimo

Con l'autunno, è arrivato anche il momento di ricordare l' "autunno della vita" e chi gli è andato incontro: i nostri cari defunti. Perché non parlare della storia del nostro Cimitero , che presto molti manerbiesi andranno a visitare?  Ovviamente, il luogo di sepoltura non è sempre stato là dove si trova oggi, né ha sempre avuto le stesse caratteristiche. Fino al 1817, il camposanto di Manerbio era adiacente al lato settentrionale della chiesa parrocchiale , fra la casa del curato di S. Vincenzo e la strada provinciale. Era un'usanza di origine medievale, che voleva le tombe affiancate ai luoghi sacri, quando non addirittura all'interno di essi. Magari sotto l'altare, se si trattava di defunti in odore di santità. Era un modo per onorare coloro che ormai "erano con Dio" e degni a loro volta di una forma di venerazione. Per costituire questo camposanto, era stato acquistato un terreno privato ed era stata occupata anche una parte del terraglio