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Visualizzazione dei post da luglio, 2014

Molto più che a-Moccia

Può capitare. Ci si trova su un pullman, diretti alle Ferie Matricolari di Perugia, con il televisorino pronto a intrattenere i passeggeri. E –ironia della sorte- il film è Universitari di Federico Moccia. Il quale ci tiene a informarci che gli studenti, quando creano legami di gruppo fra loro, sono molto più che amici.             E lo vieni a dire a noi? A noi goliardi, che ci consideriamo fratelli ? Comunque, un pregio, nella situazione, c’era: mi offrì l’occasione di degustare una deliziosa perfidia. Dunque… Ci sono loro: gli amiconi coinquilini, con tanto di fetentone che si mura vivo e non paga l’affitto, di bell’esule disceso direttamente dai Mori delle chansons de geste (sì, la profondità del confronto interculturale è quella), di giovanotto mal cresciuto che illude una casalinga disperata e – dulcis in fundo- di protagonista che sviene una tantum per “sindrome del cuore spezzato” (Fede, ma da che manuale di medicina l’hai tratta?!). La padrona di casa è,

Gli argini del fuoco

«Bene… Ora, teorizzalo!» Questa fu la risposta di una mia amica alla pubblicazione di In-esistenza . Teorizzare la bisessualità. Un’esigenza delle (non solo) sue rivendicazioni. «Tanti dicono che i bisessuali non esistono…» Si potrebbe riempire un’enciclopedia con le cose che “non esistono”. “Le lesbiche non esistono. È solo una fase. Devono solo trovare l’uomo giusto”. “I gay non esistono. Hanno solo bisogno di ‘cure’”. “Non esistono uomini o donne transessuali. Una donna resta una donna anche se si è fatta operare. Così pure un uomo. È il corpo a influenzare la mente, non il contrario”. E potremmo proseguire anche in altri ambiti: “Le donne goliarde non esistono. È impossibile che una donna abbia un atteggiamento goliardico”; “Non esiste un credente che pensa”; “Non esiste l’amicizia fra uomo e donna”. E via discorrendo. Ogni genere di ideologia o di formazione –a quanto pare- si arroga il diritto di stabilire cosa possa o non possa esistere. A questo atteggiamento già ri

Il codice comunicativo del/la Vulvomane d’Assalto

Razzolare per social network offre interessanti spunti di conoscenza della natura umana (specialmente, se si frequentano lande come  VampireFreaks ... ma sto divagando). In particolar modo, ci si può imbattere in creature come gli (e le) Vulvomani d’Assalto, d’ora in poi “VdA”. Ho avuto il privilegio di vedere la mia strada attraversata da esemplari tanto maschili quanto femminili (sì, esatto) di questo intrigante sottoinsieme dell’umanità. Ritengo pertanto che sia mio dovere implicito rendere conto dei preziosi (?) risultati dell’esperienza sul campo circa il codice comunicativo del VdA. Quantomeno, per far comprendere come mai sia tanto difficile, per i VdA, raggiungere l’obiettivo dell’accoppiamento: un paradosso (?) irrisolvibile (?). Dunque, il codice comunicativo del VdA è così strutturato: Alla faccia del seminatore. Come la parabola insegna, il seme ( niente doppio senso ) va gettato in abbondanza, senza paura di sprecarlo: un’infinitesima perc

Arte e pensiero

"Il mondo in cui viveva ed aveva la sua patria, il suo mondo, la sua vita claustrale, il suo ufficio, la sua dottrina, l'edificio così ben organizzato dei suoi pensieri, erano stati spesso scossi e resi incerti dall'amico. Senza dubbio, dal punto di vista del convento, della ragione e della morale, la vita dell'abate era migliore, più giusta, più costante, più ordinata e più esemplare, era una vita di ordine e di servizio rigoroso, un sacrificio continuo, uno sforzo sempre nuovo verso la chiarezza e la giustizia, era molto più pura e più buona che la vita di un artista, di un vagabondo, di un seduttore di donne. Ma da un punto di vista più alto, dal punto di vista di Dio, l'ordine e la disciplina di una vita esemplare, la rinuncia al mondo e alla felicità dei sensi, la lontananza dal fango e dal sangue, il ritiro nella filosofia e nella devozione, erano davvero meglio che la vita di Boccadoro? L'uomo era davvero creato per condurre una vita regolata, di cui