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Visualizzazione dei post con l'etichetta natura

Fiera Mercato Il Giardino Segreto: vita all’aria aperta

Quante cose si possono fare all’aria aperta? Coltivare piante, mangiare, leggere, bere infusi e sciroppi, giocare… Tutto questo era compreso ne Il giardino segreto , la fiera mercato che si è tenuta a Manerbio il 4 maggio 2025, nei giardini del Palazzo Comunale.  I visitatori hanno potuto gustare torte, biscotti e bevande calde. Le bancarelle proponevano infusi di erbe aromatiche miste, preparati per brodi vegetali, sciroppi, bevande alla frutta. C’era una ricca scelta di marmellate, miele, conserve, sottaceti, grissini, farro. C’era un “food truck” con sostanziosi panini. Non mancavano piante in vaso, né oli essenziali ed aromi. Alcuni banchi proponevano gioielli in forma di elementi naturali o addirittura ricavati dalle foglie. Le forme dei vasi esposti erano ispirate al mondo vegetale. La fiera ha compreso laboratori creativi , indicati in particolar modo per i bambini. Si sono presentati alla cittadinanza anche i membri di Assoverde Santa Lucia , volontari che si occupano...

Della Natura il Risveglio: la primavera nell'arte manerbiese

Il collettivo artistico "In Essere" di Manerbio non avrebbe potuto ignorare le suggestioni della primavera . Dal 10 aprile al 10 maggio, al Bar Simposio, è stata allestita la sua mostra Della Natura il Risveglio . Essa era stata realizzata in collaborazione con il Foto Club di Manerbio e il Gruppo Fotografico Lenese. L'iniziativa era patrocinata dalla Cooperativa Solidarietà Manerbiese.    Durante l'inaugurazione, sono state lette anche le poesie di alcune artiste del collettivo, coerenti con l'argomento dell'esposizione. La rinascita e la fioritura sono state rappresentate da Fabiana Brognoli in riferimento all'Europa: raffigurata come un bocciolo rosso, augurava un futuro di speranza. Giovanna Cremaschini aveva rappresentato la Malinconia quasi come una sacra icona, su fondo oro e un taglio triangolare. I capelli della figura sono blu, il colore freddo e malinconico per eccellenza. Immagini di serenità e bellezza erano inscritte nelle foglie cad...

Il paesaggio bresciano fra arte e natura

Arch. Dezio Paoletti Il 9 marzo 2017, al Teatro Civico “M. Bortolozzi”, l’arch. Dezio Paoletti ha illustrato i “Paesaggi naturali e costruiti in ambito bresciano: complessità, varietà e peculiarità della più ampia provincia lombarda” alla Libera Università di Manerbio. Le prime fotografie proiettate riguardavano Venezia, a ricordare come l’area fosse, un tempo, una ricca parte della Repubblica di San Marco. Lo ricordavano anche i “leoni marciani” sparsi nella Bassa, rimossi in età napoleonica. Rimane il “leone in moleca” (inscritto in un tondo) di Orzinuovi. Rimane anche Palazzo Mocenigo Gambara a Venezia, che porta il nome di due casati bresciani. Come nel caso della Serenissima, del resto, l’architettura bresciana non può prescindere dal rapporto con l’acqua. Prima delle civiltà etrusca e romana, l’area della Bassa (in particolare) era acquitrinosa. Renderla abitabile e fertile comportò non infimi lavori di bonifica. Gli illetterati abitanti della pianura impararono a sfruttare ...

Śiva e Dioniso

Parlare di Śivaismo significa parlare di possibilità affossate - ma rimaste latenti - nella spiritualità occidentale. Significa scoprire le radici di quel disagio della civiltà a cui Sigmund Freud ha dedicato una delle proprie opere più famose - e apprendere la buona novella della sua superabilità. Di questo si è occupato Alain Daniélou , nel suo saggio: Śiva e Dioniso. La religione della natura e dell’eros (Roma 1980, Astrolabio-Ubaldini Editore).             Alain Daniélou (1907-1994) studiò musica e si dedicò alla pittura; alla fine degli anni ’20, conobbe molti protagonisti delle avanguardie (fra cui Cocteau, Nabokov, Stravinskij). Viaggiò in Nordafrica, Medio Oriente, Indonesia, Cina, Giappone. Si fermò in India, dove collaborò col poeta Rabindranath Tagore. Per più di vent’anni, studiò la musica classica indiana, il sanscrito, l’hindi, la filosofia e la cultura tradizionale dell’India. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, fondò...

Impressioni

Sotto un cielo dilavato dall’estate Un barlume di frescura Fruscii di stelle fra soffi di pioggia Gocce fugaci fra i lembi del luglio abbacinato Favole ventilate in un sussurro da nuvole fatue Compresa nell’antologia Soglie II, a cura di Ivan Pozzoni, Villasanta (MB) 2016, Limina Mentis, p. 64.

Il dio tragico

“Dioniso non è un dio felice, anzi è il più tragico degli dèi perché è quello che esprime lo spasimo della vita e l’inevitabilità della morte. Dioniso è un dio che muore, un dio che nasce e rinasce per essere ucciso. Perché il suo corpo possa modellare l’Uomo, è necessario che i Titani lo facciano a pezzi e lo cuociano, perché da lui sbocci la pianta che darà il vino all’Uomo è necessario che Demetra ne seppellisca le carni straziate. Dioniso è la vita che non esiste senza la morte, è la maledizione di nascere, è il rifiuto inconscio di morire. Non a caso il suo culto è un’orgia avida e disperata, la sua gaiezza è intrisa di sofferenza e il suo brio di dolore. Ebbene, tra i tuoi mille volti c’era sempre stato il volto di Dioniso che corre pei boschi, sghignazzando zufolando ruzzolando coi fauni e le mènadi: «Giochiamo?» C’era sempre stato quell’impeto di vitalità. All’improvviso però esso aveva assunto un che di esasperato, frenetico, quasi fosse una commedia per ingannare te stesso...

Il confine sottile

Temo che gli animali vedano nell'uomo un essere loro uguale che ha perduto in maniera estremamente pericolosa il sano intelletto animale: vedano cioè in lui l'animale delirante, l'animale che ride, l'animale che piange, l'animale infelice. (FRIEDRICH NIETZSCHE) Li accompagnava una cadenza di rami crocchianti, di terra umida calcata. Licia aspirava gli ombrellini dei sambuchi, l’argento di betulla. Il suono dei loro passi pungeva le radici dei faggi. La schiena ossuta di Cesare le apriva il sentiero. Lei guardava la sua nuca bruna, fresca d’un taglio nei capelli folti e forti. Si fermarono davanti a cespugli in cui si aprivano le coroncine delle rose canine. Il giovane inspirò a fondo. «Aspetta lì». Si avvicinò, felpato, ai cespugli. Tese una mano e, come in una carezza, scostò le foglie crespe.             Una lupa dal manto grigio-marrone levò verso di lui gli occhi affusolati. Nei bulbi chiari, le pupille ...

Fa' del bene e lascia dire

“Un maestro zen vide uno scorpione annegare e decise di tirarlo fuori dall’acqua. Quando lo fece, lo scorpione lo punse. Per l’effetto del dolore, il padrone lasciò l’animale che di nuovo cadde nell’acqua in procinto di annegare. Il maestro tentò di tirarlo fuori nuovamente e l’animale lo punse ancora. Un giovane discepolo che era lì gli si avvicinò e gli disse: «Mi scusi, maestro, ma perché continuate??? Non capite che ogni volta che provate a tirarlo fuori dall’acqua vi punge?» Il maestro rispose: «La natura dello scorpione è di pungere e questo non cambierà la mia che è di aiutare». Il maestro rifletté e, con l’aiuto di una foglia, tirò fuori lo scorpione dall’acqua e gli salvò la vita; poi, rivolgendosi al suo giovane discepolo, continuò: «Non cambiare la tua natura se qualcuno ti fa del male, prendi solo delle precauzioni. Perché gli uomini sono quasi sempre ingrati del beneficio che gli stai facendo. Ma questo non è un motivo per smettere di fare del bene, di abbandonare l’amo...

Lo Zen e la cultura giapponese

“Si può dire che solo attraverso l’opera di Daisetz T. Suzuki (1870-1966) l’Occidente ha avuto accesso allo Zen.” Così recita il primo risvolto di copertina de Lo Zen e la cultura giapponese, di Daisetz T. Suzuki per l’appunto (Milano 2014, Adelphi, Collezione Il ramo d’oro, traduzione di Gino Scatasta, 396 pp., € 45, 00). Il saggio apparve per la prima volta in Giappone nel 1938. Negli Stati Uniti, fu pubblicato come Zen and Japanese Culture (1959, Bollingen Foundation Inc., New York, N.Y.).             Il titolo è motivato dalle parole di Suzuki stesso: “Per comprendere quanto il buddhismo sia entrato nella storia e nella vita del popolo giapponese, proviamo a immaginare che tutti i templi del paese, insieme ai tesori in essi racchiusi, vadano completamente distrutti. Il Giappone ci sembrerebbe un luogo desolato, nonostante le sue bellezze naturali e il carattere cordiale del suo popolo. L’intero paese assomiglierebbe a una d...

Echi

Da poco, è stata pubblicata l'enciclica di Papa Francesco intitolata  Laudato si' . E, nemmeno a farlo apposta, così ho letto nella riedizione e traduzione di un saggio del 1959:  Lo Zen si prefigge di rispettare la natura, di amarla, di condividerne la vita. Riconosce che la nostra natura coincide con la natura oggettiva, non in senso materialistico ma nel senso che la natura vive in noi e noi nella natura. Per questo motivo, l'ascetismo zen privilegia la semplicità, la frugalità, la franchezza, la virilità, evitando in ogni modo di sfruttare la natura per fini egoistici. C'è chi teme che l'ascetismo porti a un abbassamento del tenore di vita. Ma, a essere franchi, perdere la propria anima è più che accumulare beni in questo mondo. Non siamo forse costantemente impegnati a portare la guerra in qualsiasi angolo della terra per accrescere o preservare il nostro prezioso tenore di vita? Se proseguiremo così, finiremo senza dubbio per distruggerci a vicenda, non ...