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Visualizzazione dei post da dicembre, 2015

Gli infelici amori dei poeti

La vergine di ferro - III, 5

Parte III: Il filo di Arianna 5. Primo Flashback «Ciao, Nilde. Vado a vedere come sta andando il corso di mnemotecnica, nella sede dell’associazione» salutò Ario, indossando il soprabito. «Ciao, zio. Mi raccomando, non scordarti la candeggina» rispose la ragazza, con una vena maligna. L’altro si voltò, accigliato. «Che c’entra?» Nilde rilasciò uno studiato sospiro: « Eternal sunshine of the spotless mind… I cervelli vanno sbiancati per bene». Ario si voltò. Per una volta, non riuscì a contenere una vampa d’ira. Un nervo pulsava, sulla sua fronte bruna. «Adesso, ripeti bene quello che hai detto». «Ho detto» riprese lei, con una cadenza quasi musicale «che la tua cara Associazione Lotus, che tu presiedi, offre corsi di mnemotecnica come pretesto per rincretinire gli allievi con sessioni interminabili di video, musiche e un’alimentazione magra che toglie loro lucidità ed energie. Ho detto che il tuo mestiere, praticamente, consiste nel far

La vergine di ferro - III, 4

Parte III: Il filo di Arianna 4. Nilde attendeva con spasmodica freddezza, ai piedi della “Lavandaia” di Borgo Ticino. Ancora una volta, calava il crepuscolo. Se lei aveva intenzione di tornare a curiosare in quei luoghi, non l’avrebbe fatto molto più tardi.             E, infatti, ecco una figura biancovestita risalire dal Ponte Coperto e avviarsi verso la statua. Nilde rimase volutamente immobile. Indossava lo stesso abito nero e vaporoso della sera precedente, quando l’esaltata immaginazione di Isabella l’aveva scambiata per un fantasma.             L’altra procedeva timorosa, ma costante. Sembrò esitare e meditare la fuga, quando fu vicina alla “Lavandaia”. Poi, in uno slancio, vinse l’ultima paura. Nilde se la ritrovò davanti, con i chiari occhi sbarrati e il volto contratto in una maschera di terrore.             «Perdonami…» la pregò, mentre grevi lacrime cominciavano a piombarle sulle guance. «Io… non avrei voluto essere gelosa di t

Per non dimenticarti

Senza memoria, non c’è cultura. Un ritornello che parte dai miti greci e arriva nella quotidianità manerbiese. Per avere un tessuto di letteratura locale, per l’appunto, è indispensabile ricordare chi è stato generoso di versi e prose. Come Memo Bortolozzi (1936-2010).              Il 14 novembre 2015, è andato in scena al Teatro Civico di Manerbio (ormai intitolato proprio al poeta) lo spettacolo “Pèr mia desmentegàt” (= “Per non dimenticarti”). Una serata di satira o, meglio, di satura : una pirofila colma di ogni pietanza letteraria tratta dal repertorio di “Chèi dè Manèrbe”, la compagnia teatrale locale. Ad arricchire ulteriormente l’offerta, si sono aggiunti due gruppi folk della provincia bresciana: “I Cantùr dè Örölaècia” e “I Màcc dè le ùre”. La direzione era toccata ad Angela Maria Bortolozzi, sorella dell’autore.             Lo spettacolo è stato inaugurato da un prologo a metà fra realtà e impossibilità: Daniela Capra ha recitato un difficile soliloquio, in c

(Non) Giochiamocela

Manerbio come Las Vegas? Il paragone con la capitale ideale del gioco d’azzardo è forse pittoresco. Ma la crescente diffusione della cosiddetta ludopatia, in Lombardia, è reale. Per questo, le associazioni manerbiesi hanno organizzato tre incontri per la giornata del 12 novembre 2015, intitolata “Giochiamocela!”             Alla mattina, presso l’aula magna dell’ I.I.S. “B. Pascal”, sono stati riuniti gli allievi dell’istituto. Proprio dal loro impegno sono nati i video proiettati durante la mattinata: “Ludopatia, una piaga sociale” e “Il gioco è bello quando dura poco”.             È poi intervenuto il dott. Simone Feder, psicologo e responsabile della Casa del Giovane di Pavia. Feder ha raccontato di ragazzini ormai costretti a fare i “genitori” dei propri genitori, di mogli che volevano bloccare i conti dei mariti, o di adolescenti catturati dai giochi on line. La connessione sempre disponibile via cellulare è il Galeotto di questa “passione”. Non sarebbero immuni