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Visualizzazione dei post da dicembre, 2012

Colazione da Cesare

‹‹Ci porta la lista delle cioccolate, per favore?›› chiedo alla cameriera, con un sorriso. ‹‹Tu mi tenti!›› scherza M. Ma Pavia è gelida e nevosa, una tazza di bevanda calda con panna o zabaione può far solo bene. Alla faccia di tutte le circonvoluzioni mentali sulla “dieta” e la “forma”. Rimastico il rancore di  Vincenzo Costantino "Cinaski" contro tutte le regole salutiste che sono, soprattutto, regole. Un perfezionismo che non collima mai –ovviamente- con la realtà quotidiana.             Quando arrivano le cioccolate fumanti, io e M. ci buttiamo a rimestare il ricamo spumoso che le sormonta. Il mio umore è grigio. Non ho fatto altro che parlarle della mia deconcentrazione negli studi, degli esami prossimi ad arrivare, del mio bisogno di svolte che è, per ora, poco più d’un “astratto furore”. Lei fa tanto d’occhi, riducendo i miei malesseri a ciò che, probabilmente, sono davvero: un’inquietudine passeggera. M. non si complica la vita. La sua felicità ideale assomigl

Ticchettii di proustiani fantasmi

Si preannuncia Sanremo e già Fabio Fazio ha dichiarato che "rottamerà" i vecchi Big (un po’ di “renzite” endemica?). Fatto sta che non sentiremo –pare- classiconi come Al Bano o meteore come Marco Carta. La (mia) voglia di stracciarsi le vesti, chissà perché, latita. E la fantasia galleggia sui nomi di chi se la canta e se la suona da un po’, posteggiandosi nelle tribune di YouTube e delle vendite (sempre meno) discografiche: 1)       Gigi D’Alessio: taccio, per non attirarmi la jettatura, né far ghiacciare il sangue di S. Gennaro. Mi limito a dire che, delle produzioni tipicamente campane, continuo a preferire la mozzarella di bufala. E   che la morale del "Non dirgli mai" non mi convince un granché; 2)       Anna Tatangelo: basta ascoltarla per due minuti e s’intende al volo quanto sia azzeccato il suo feeling con Giggi (il sunnominato). Il loro sarà ricordato come il sodalizio più fecondo nella riproduzione di lacrime. Annina ci ha perfino insegnato cos

Lettera a Steph

Gentile Stephenie Meyer, mi scuso se, d’ora in avanti, ti darò del “tu” e ti chiamerò semplicemente “Steph”. Perché non riesco a vederti con più di diciotto anni e lontano dai banchi di scuola. Mi permetterò anche di parlarti nel mio “idioma gentile”, che hai mostrato d’apprezzare. Anche se la tua “Italia” sarebbe credibile solo nei peggiori drammi elisabettiani e, con tutte le sagre popolari che abbiamo, ti sei presa la briga di inventarne una improbabilissima e kitsch.             Nelle postfazioni (o per bocca del tuo alter ego Bella Swan: io non riesco a non vederla come tale), insisti sulla tua “follia”. Mi spiace, ma ho la presunzione di doverti deludere. Sarai pure incline allo zombie humour, ma  Twilight e tutta la saga connessa non ne dimostrano uno maggiore di quello d’un’adolescente malinconica e sognatrice. Tanto di cappello alle adolescenti, anche se, in questo caso, parliamo di una che è madre di famiglia. La tua “follia” finisce qui.             Ma non ne hai

Oggi sono io

Mi presentai quel giorno a voi, con quattro nuvole annodate in un fazzoletto ed un filo di caso divinato. Cosa facessi fra voi mi rispose il  Titivillus appeso alle travi. Perché, vedete, io sono quella che si veste di calzini e d’assurdo, che mai non esce senza aver lasciato un pensiero sgualcito sul cuscino. Son quella che ha più diavol che capelli, che caprioleggia sotto le sottane delle Politicamente Corrette e Perbenissime Proposizioni -ma ci sarà bisogno di levarsi il cappello ai lor pizzi? Abbiam vent’anni, diamine, e un’anima non diluita. Son figlia di Caino e di Giufà , vado in giro abbaiando alla luna ballate improvvisate sulla pioggia. Da voi arrivar non avrei potuto che scrollandomi il pelo sul tappeto, spruzzando ovunque il mio amore, il mio dannato amore per le cause perse, per i casi dei persi e per le stelle che non s’incastrano in costellazioni. Oggi, son io; domani, chissà. A voi, da spiritello, lascio in dono c

Sentieri selvaggi

‹‹Voi non sapete cosa significhi giocare a “indiani VS cowboy”… Non conoscete quell’emozione…›› divaga R. Può darsi che sia vero. Anche se a me piaceva giocare coi miei cugini di terzo grado, che facevano giochi “da maschi”, con armi e inseguimenti.             Siamo in una delle due sale TV del collegio e stiamo commentando The Searchers - Sentieri selvaggi  (1956). La complessa trama si può riassumere così: i searchers , i “cercatori”, sono Ethan, soldato dal passato oscuro, e Martin, suo figlio adottivo d’origini pellerossa. Vogliono rintracciare le nipoti del primo, rapite dai Comanche. Naturalmente, dubitano di ritrovarle vive. E, qualora lo fossero, non sarebbero le stesse persone di prima.             Ripensando al film, mi vengono in mente soprattutto quei paesaggi a perdita d’occhio, con campiture rossicce contro il blu lapislazzuli del cielo. Non a caso –dice R. - la popolarità del genere western determinò l’elaborazione d’un nuovo formato di schermo: quello rettangol

Una chicca inattesa

"Matricola che entri sperduta e timida nell'androne dell'Università, guardandoti attorno con affanno come un ladro, trattenendo il respiro se qualcuno ti si avvicina, non aver paura ... Non tremare, se qualche «matricolatore» ti domanderà il fati dico foglio. Non guardarlo male e, soprattutto, non guardarlo in faccia. Non curarti se è alto o basso, se ha i baffi o no, se ti è simpatico o antipatico .... egli non è una persona, è un simbolo, è una figura astratta dalle apparenze umane, è una figura eterna che è sempre stata e che sempre sarà. Egli è il vigile custode di un mito che ha qualche cosa di ascetico, di mistico, di ideale. L'entrata all'Università è un rito, un rito simile all’investitura degli antichi cavalieri, è l'ingresso in una setta di privilegiati e la matricola è l'incruento battesimo. E' lo spogliarsi di una misera veste, per rivestirne una migliore, meravigliosa, è la catarsi e, come ogni catarsi, deve avvenire col passaggio attrav

Al Nonnista Ignoto

Caro (?) Nonnista Ignoto, ti invio la presente per una precisa ragione: mi hai scartavetrato l’anima. E ci sei riuscito senza che neppure ti conoscessi. Senza che ti potessi attribuire un volto. Perché so di te solo grazie a racconti di terzi.         Lo so: forse, non sono la persona più adatta a insegnare “equilibrio” e “ragionevolezza”. Ho portato in fronte la sigla MQM ( Minus Quam Merdam ) con l’orgoglio con cui si porta un diadema. Ho infilato la testa (udite, udite!) in una tazza del gabinetto: per conto mio, a casa, solo per il gusto di… ehm, cambiare prospettiva. Ma ciò è da classificare sotto “Personale Coefficiente di Pazzia”.             Ben altro è ciò che tu fai fare. La terra che fai mangiare, i pavimenti che fai leccare, le 1200 flessioni che assegni. I collegiali universitari della mia età mi hanno raccontato molte cose: sveglie notturne, finti processi, stanze “rifatte” (con dislocazione/risistemazione creativa dei mobili)… Quelle che potrebbero essere consi

Quid est veritas?

  “In verità, io, a mia insaputa, venivo sottoposto a prove più amare di quelle d’Otello! giacché quel negro sventurato, almeno, nella sua tragedia, aveva un campo segnato, dove combattere: di qua l’amata, e di là il nemico. Mentre che il campo di Arturo Gerace era un dilemma indecifrabile, senza sollievo di speranza, né di vendetta.” ELSA MORANTE ( L’isola di Arturo, 1957)

Il giro della papera, ovvero Appunti su pensieri (poco) prenatalizi

  È l’inizio di dicembre e, a Pavia, c’è una profusione di luminarie già dal mese scorso (ma l’energia elettrica è gratis, per il vostro Comune?!). Quassù, in collegio, cominciano a formicolare alberelli di Natale. Su uno, sono appesi biglietti con dediche strappalacrime alle compagne, autoauguri per una buona sessione d’esami e, dulcis in fundo, una richiesta firmata dall’Alberello stesso: Caro   Babbo Natale, vorrei che non dicessero più che sono brutto. Buon lavoro, Santa Claus.             Io sono reduce da una peregrinazione sotto il cielo “grigio pavese”: una sfumatura cromatica che, prima o poi, sarà ufficializzata nelle riviste di moda o (più probabilmente) nella meteorologia. Obiettivi: un salto alla biblioteca centrale dell’università e reperimento dell’orario di ricevimento di un’insegnante. Se il primo è stato conseguito con uno schioccar di dita, per il secondo è stata tutta un’altra storia. Ci sono almeno quattro porte a cui andare a bussare, per cercare un’ins

La vera anarchia

  “La libertà, mio bravo ragazzo, quella vera, è l’armonia. L’evoluzione senza urto. Non si trova che nel movimento degli astri, ove riposa il comandamento supremo, il comandamento senza difetto e senza fallimento. Sulla terra, non lo troverai, vicino alla propria perfezione, all’Amore, che nelle creature meno complesse dell’uomo. Conosci la vita delle gru? Le gru formano la comunità ideale. Nel loro stormo, ognuna si muove a piacimento, è libera di mangiare o non mangiare, di dormire o non dormire, di stare su una zampa o su due, e non conosce che un comandamento: quello dell’Amore. Quando si assopiscono, nei campi, nel torpore dell’estate, una sentinella veglia e lancia, se serve, l’allarme. E poi, quando l’autunno arriva e il vento del Nord comincia a sfiorare il loro piumaggio, diventano malinconiche. Qualche giorno più tardi, nel bel mezzo dell’attesa generale, un grido brusco e penetrante, seguito da un primo volo, elettrizza lo stormo, scuote la comunità. L’ordine di par