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Visualizzazione dei post con l'etichetta alessandro manzoni

A modo

“…sapete quante belle cose si posson fare senza offender le regole della buona creanza: fino sbudellarsi.” ALESSANDRO MANZONI (Da: I Promessi Sposi, cap. XXXVIII)

La libertà di Gertrude

Le tue bambole avevano tutte lo stesso abito. Così pure le immagini che guardasti più tardi. Ogni volta che si parlava di te, la certezza del tuo futuro destino era unanime. Non era forse bello vivere così, senza mai litigare?             Sei stata cresciuta nel posto in cui si supponeva ti saresti collocata per tutta la vita, fra mille carezze persuasorie. Non hai mai dovuto affrontare l’incertezza del futuro. Quando i tuoi grilli di adolescenza hanno rischiato di allontanarti dalla buona strada, nessuno ha dato peso a ciò. È stato come se non fosse successo niente. Sei stata fortunata a nascere fra persone tanto comprensive…             Certo, c’è stata quella punizione amarissima, per il tuo abbozzo di tresca con un paggio… Ma quella era doverosa, da parte nostra. Dobbiamo pur insegnarti a distinguere il bene e il male.        ...

Lettera aperta a donna Prassede

Cara donna Prassede,  mi rivolgo a te pensando a una moltitudine. Perché ci sono “donne Prassedi” maschi e femmine, vecchie e giovani, frustrate e di successo, insipide e affascinanti, umili e altolocate, cristiane, atee e perfino buddhiste, come fa intuire Philip Kapleau . Sotto tutte queste forme hai incrociato la mia strada, sia pur durante una vita breve. Per questo, credo di potere – e dovere – parlarti a chiare lettere.             Di te, si può dire che non sei ipocrita. Non fai nulla per apparir migliore di quel che sei. Agisci d’impulso e (come bene afferma Antonia Pozzi) l’impulsivo non può essere insincero. Sei tanto trasparente che è fin troppo facile disgustarsi di te – o esserti grati. La povera Lucia Mondella deve aver provato entrambi i sentimenti.             Sei ottimista, anche. Ti muovi perché credi che il tuo intervento sia efficace nel miglio...

Carità e vendetta

"T'ho ascoltato quando tu chiedevi consolazione e aiuto; ho lasciata la carità per la carità; ma ora tu hai la tua vendetta in cuore: che vuoi da me?"  ALESSANDRO MANZONI, I promessi sposi, cap. XXXV

Deliri(c)o

Negli scorsi giorni, ho religiosamente ascoltato le considerazioni telefoniche di un giovanissimo poeta e critico letterario, convintissimo che l’arte debba avere uno spessore sociologico. Oggi, pubblico un attualissimo libretto d’opera (senza musica, ovviamente) sulla vicenda storica della Monaca di Monza. Almeno, per quanto riguarda lo spessore sociologico, non si può dire che manchi. Ho passato il mio secondo anno di liceo a idolatrare la “sventurata che rispose”, fino a farmi prestare un saggio (di cui non ho annotato i dati bibliografici, ahimè) dalla mia insegnante d’allora. Più tardi, dalla ri-digestione di quei materiali, nacque un delirio di barocchismo sfrenato, con qualche vena pucciniana. Avvenne durante i miei primi anni di università, quando mi rimpinzavo di opere liriche –cosa che, recidivamente, non rimpiango.             Ecco, uscita dalle fasce, Virginia de Leyva. Come direbbe Manzoni: se vi annoierà, credi...

La storia continua?

La forza legale non proteggeva in alcun conto l’uomo tranquillo, inoffensivo, e che non avesse altri mezzi di far paura altrui. Non già che mancassero leggi e pene contro le violenze private. Le leggi anzi diluviavano […] Con tutto ciò, anzi in gran parte a cagion di ciò, quelle gride, ripubblicate e rinforzate di governo in governo, non servivano ad altro che ad attestare ampollosamente l’impotenza de’ loro autori; o, se producevan qualche effetto immediato, era principalmente d’aggiunger molte vessazioni a quelle che i pacifici e i deboli già soffrivano da’ perturbatori, e d’accrescer le violenze e l’astuzia di questi. L’impunità era organizzata, e aveva radici che le gride non toccavano, o non potevano smovere. Tali eran gli asili, tali i privilegi d’alcune classi, in parte riconosciuti dalla forza legale, in parte tollerati con astioso silenzio, o impugnati con vane proteste, ma sostenuti in fatto e difesi da quelle classi, con attività d’interesse, e con gelosia di puntiglio. Or...

Populismi

“Ne’ tumulti popolari c’è sempre un certo numero d’uomini che, o per un riscaldamento di passione, o per una persuasione fanatica, o per un disegno scellerato, o per un maledetto gusto del soqquadro, fanno di tutto per ispinger le cose al peggio; propongono o promovono i più spietati consigli, soffian nel fuoco ogni volta che principia a illanguidire: non è mai troppo per costoro; non vorrebbero che il tumulto avesse nè fine nè misura. Ma per contrappeso, c’è sempre anche un certo numero d’altri uomini che, con pari ardore e con insistenza pari, s’adoprano per produr l’effetto contrario: taluni mossi da amicizia o da parzialità per le persone minacciate; altri senz’altro impulso che d’un pio e spontaneo orrore del sangue e de’ fatti atroci. Il cielo li benedica. In ciascuna di queste due parti opposte, anche quando non ci siano concerti antecedenti, l’uniformità de’ voleri crea un concerto istantaneo nell’operazioni. Chi forma poi la massa, e quasi il materiale del tumulto, è un mi...

Un delinquente perbene

“Don Rodrigo voleva bensì fare il tiranno, ma non il tiranno salvatico: la professione era per lui un mezzo, non uno scopo: voleva dimorar liberamente in città, godere i comodi, gli spassi, gli onori della vita civile; e perciò bisognava che usasse certi riguardi, tenesse di conto parenti, coltivasse l’amicizia di persone alte, avesse una mano sulle bilance della giustizia, per farle a un bisogno traboccare dalla sua parte, o per farle sparire, o per darle anche, in qualche occasione, sulla testa di qualcheduno che in quel modo si potesse servir più facilmente che con l’armi della violenza privata.” ALESSANDRO MANZONI

Mamma Giustizia

"Ora, quest'impunità minacciata e insultata, ma non distrutta dalle gride, doveva naturalmente, a ogni minaccia, e a ogni insulto, adoperar nuovi sforzi e nuove invenzioni, per conservarsi. Così accadeva in effetto; e, all'apparire delle gride dirette a comprimere i violenti, questi cercavano nella loro forza reale i nuovi mezzi più opportuni, per continuare a far ciò che le gride venivano a proibire. Potevan ben esse inceppare a ogni passo, e molestare l'uomo bonario, che fosse senza forza propria e senza protezione; poiché, col fine d'aver sotto la mano ogni uomo, per prevenire e per punire ogni delitto, assoggettavano ogni mossa del privato al volere arbitrario d'esecutori d'ogni genere." Da: Alessandro Manzoni, I promessi sposi , cap. I