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Visualizzazione dei post con l'etichetta meritocrazia

Maneggiare con cura

  Negli ultimi anni, “classifica” è stata una parola familiare nell’ambito dell’università e delle riviste specializzate. Il 9 ottobre 2013, l’Aula Magna dell’Università di Pavia ha ospitato la conferenza di un docente del medesimo ateneo, il prof. Giuseppe De Nicolao (Facoltà di Ingegneria, Dip. di Ingegneria Industriale e dell’Informazione). Il titolo era: VQR: maneggiare con cura. La conferenza riassumeva il lavoro condotto dal blog ROARS - Return On Academic ReSearch Esso è stato fondato il 30 settembre 2011. La sua redazione raccoglie rappresentanti a diverso titolo del mondo accademico.   Il suo scopo è ridare all’università quella voce non interpellata dalla “riforma Gelmini”, costruendo un network che superi le barriere disciplinari. “VQR” è l’acronimo di “Valutazione della Qualità della Ricerca”. Questo progetto è stato formalizzato dal Decreto Ministeriale (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, ovvero MIUR) del 15 luglio 2011 e bandi...

Meritocrazia (2)

Forse, certi argomenti funzionano come la nuvoletta fantozziana. Ho appena finito di parlare di “meritocrazia” che già mi capitano i ricordi d’un professore sessantenne… Qualcuno che ricorda de visu la nascita della televisione (l’ Intervallo con le pecorelle… le manopole al posto del telecomando… Un modello di televisore che, a casa dei miei nonni materni, era un cimelio…), il Sessantotto e gli “anni di piombo”. Nonché un modello di meritocrazia di cui, oggi, restano gli avanzi in realtà circoscritte, come Pavia. ‹‹Fin dalle elementari, si sapeva d’avere due alternative: andar male negli studi e, quindi, lasciare la scuola; oppure, essere brillanti e vedersi tutto pagato (senza anticipare nulla!) dallo Stato: tasse, alloggio, biglietti del treno per i pendolari… Certo, era stressante. Può sembrare anche crudele questo meccanismo di “selezione naturale”…›› ‹‹Ma assai meno crudele che dover studiare e pagare per anni, per poi trovarsi in mano un bel nulla!›› non resisto io. Il prof...

Meritocrazia

Va molto di moda, negli ultimi anni, il termine meritocrazia , in riferimento alle politiche in materia d’istruzione pubblica. È arrivato ai tavolini dei bar sotto lo scorso governo Berlusconi, retto da un partito che, nella scelta del proprio organico, l’ha applicato nel modo noto. (Sarcasmo che non occorre sottolineare). L’ex-ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini, l’ha sbandierato, insieme alle uscite altezzose sui “corsi inutili”. Lo stendardo precotto è stato riscaldato dal ministro attuale, Francesco Profumo. I due figuri hanno in comune una cosa: il collegamento fra “meritocrazia” e “braccino corto” nel finanziare la pubblica istruzione.             Ora, vale la pena di ridare un’occhiata approfondita a questo benedetto concetto. Così lo definisce il vocabolario on-line Treccani.it: “Concezione della società in base alla quale le responsabilità direttive, e spec. le cariche pubbliche, dovrebbero essere affidat...

God Save the University

Da Inchiostro (Pavia), maggio 2012: Due anni fa (01/02/2010), un decreto del Presidente della Repubblica ha sancito la nascita dell’ ANVUR : Agenzia Nazionale di Valutazione dell’Università e della Ricerca. Suo compito, come noto, è soppesare “la qualità dei processi, i risultati e i prodotti” (1) delle attività accademiche. Si compone di un Presidente, un Consiglio direttivo e un Collegio dei revisori dei conti. Il tutto fa capo al Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca. Egli decreta la costituzione del Collegio e quella di un Comitato di selezione, che proporrà i possibili membri del Consiglio. Quest’ultimo eleggerà il Presidente e nominerà il Direttore. La loro attività di valutazione, naturalmente, è finalizzata all’allocazione dei finanziamenti statali , nonché all’eventuale apertura/fusione/soppressione di sedi universitarie e corsi. Un’agenzia pagata dal Ministero dell’istruzione per risparmiare sulla pubblica istruzione. Modello dell’AN...

Storia semiseria di un riscatto sociale

Ratatouille: la società riassunta in una cucina, dove la familiarità di mestoli e pentole nasconde una rete di rapporti complessi. Il ristorante Gusteau conosce l'affanno dell'ambizione, la pressione del giudizio. Perché la cucina non è solo nutrimento e gusto, quando affronta critiche influenti. Spesso, la battaglia si gioca sulle stelle dell'insegna, delle quali le pietanze sono prezzo ed ostaggi. Per di più, la direzione del ristorante è passata al bieco capocuoco Skinner, affarista senza scrupoli che punta più sulla vendibilità dei generi alimentari che sulla loro qualità effettiva. In questa cucina di lusso è difficile farsi strada. Lo sa Colette, unica donna a tentare la scalata ad una gerarchia di uomini. Lo sa il giovane Linguini, accolto -dice Skinner- per riguardo al defunto fondatore, del quale la madre di Linguini era una vecchia fiamma. Meno ancora di loro sarebbe ben accetto l'ospite più indesiderato per una cucina: un topo. Eppure, Rémy è devoto alla me...