Chen Kaige racconta la contraddittoria, tormentata Cina del XX secolo. E lo fa scegliendo, quale linea portante, l'opera lirica di Pechino. Come se la cultura cinese potesse essere veramente espressa solo da quei colori accesi, quei gesti ieratici, quelle maschere demoniache e sublimi insieme. Quando Addio mia concubina vinse la Palma d'Oro al Festival di Cannes, nel 1993, qualcuno pensò che fosse una concessione al gusto corrente, sulla scia di Lanterne rosse. Eppure, il film di Kaige va molto oltre quell'esotismo compiaciuto che ha talora adescato l'Europa. Addio mia concubina spicca il volo nelle nubi della storia, dell'amore e -soprattutto- del destino. Un destino che travolge il Re e la sua Concubina in una delle più famose opere liriche cinesi. E che trascina con sé anche l'interprete della Concubina, l'attore Cheng Dieyi. Consegnato ad una vita di emarginazione sociale, perché figlio di una prostituta, il piccolo Douzi trova un'opportunità di r...
Mi piace pensare a un blog come a una porta aperta su dimensioni diverse, dal fantastico al reale... come a qualcosa che ci porta una boccata d'ossigeno. Qui troverete libri, film, pensieri, ironia, arte, cronaca e storia locale. Una scatola a sorpresa, ma sempre con un occhio per cultura e creatività.