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Leggendo “Rubli e Lire”, di Simona Blasutig e Daniele Ossola

Un libro fuori dal comune, contenente la verità e il pensiero sperimentale; alla lettura ci si addentra prontamente nei costumi rigidi e furenti dell’autorevolezza staliniana. In Italia, nel dopoguerra, risultava comunque facile cogliere un’occupazione, addirittura si aveva modo di decidere tra varie proposte.  Già, annaspare nell’indecisione voleva dire addolorarsi senza una giusta causa, e quindi oscurarsi. In Rubli e Lire , la dietrologia dovuta al secondo conflitto mondiale verte sui processi sovietici. La questione sulla quale si stende un velo pietoso, incitando all’orgoglio ideologico e nonostante i fatti parlino chiaro, si riferisce nient’altro che all’Incapacità. E l’amore muore temendo di per sé il male di vivere. Il centro dell’Unione Sovietica si pone realmente, urbanamente, soffocando alla leggera, banalizzando il male che si riserva un fermento attitudinale, tra lo storico e l’inviolabile. I controlli si riversano da ogni angolo, eticizzando un popolo, a...