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Visualizzazione dei post con l'etichetta friedrich nietzsche

Buon Halloween, ovvero Gli occhi dell'abisso

Per qualcuno (soprattutto, per gli aderenti a Wicca) è Samhain , il capodanno celtico : il giorno in cui si fa più sottile la barriera fra i vivi e i morti, come lo è quella fra l’anno trascorso e l’incipiente. Per moltissimi, è Halloween , il Carnevale horror in cui si gioca con le paure. Così, come ogni anno, il 31 ottobre è stato una giostra di feste/pubblicità/vetrine a tema/hashtag/polemiche/discussioni sulle vere origini. E, a proposito: un sito divulgativo sulla materia s’intitola proprio Le vere origini di Halloween.               Le polemiche ricorrenti riguardano il carattere “commerciale e culturalmente livellante” della festa, in quanto l’attuale modo di celebrarla è prettamente statunitense e non va oltre il semplice consumo di divertimenti a tema. Questo, però, rischia di essere tristemente vero per tutte le feste. Natale, Pasqua, Epifania, Festa della Mamma, San Valentino… Ne conoscete qualcuna che non abb...

Pietà

“Quanto più uno psicologo, - uno psicologo e uno svelatore d’anime nato e inevitabilmente tale - si rivolge a casi e persone particolari, tanto maggiore diventa il suo pericolo di soffocare per la pietà: egli ha bisogno più di un altro uomo di durezza e di serenità. La corruzione, la rovina degli uomini superiori, delle anime la cui formazione è più sconosciuta, è infatti la regola: è terribile avere sempre davanti agli occhi una simile regola. Il molteplice supplizio dello psicologo, che ha scoperto questo andare alla rovina, che ha scoperto una volta, per primo, e che torna quasi sempre a scoprire tutta l’interiore «incurabilità» dell’uomo superiore, l’eterno «troppo tardi» in ogni senso, attraverso tutta la storia, - potrà forse far sì che un giorno egli si rivolti con amarezza contro la sua propria sorte e tenti di distruggersi, - di andare alla rovina. Si osserverà quasi in ogni psicologo una tendenza rivelatrice e un piacere al rapporto con uomini comuni e bene ordinati: ciò t...

Noli me tangere

“Esiste un istinto del rango, che più di ogni altra cosa è già segno di un rango elevato ; esiste un piacere alle nuances della venerazione che lascia indovinare l’origine e il costume aristocratico. La raffinatezza, la bontà e la superiorità di un’anima diventano pericolose, se messe alla prova, quando passa loro vicino qualcosa che è di natura altissima ma che i brividi dell’autorità ancora non proteggono  dalla stretta importuna e dalla goffaggine: qualche cosa che, senza contrassegni, non svelata, tentando, forse volontariamente velata e mascherata, come una vivente pietra di paragone va per la sua strada. Chi ha il compito e la pratica di indagare le anime si servirà di quest’arte, in varie forme, proprio per stabilire l’estremo valore di un’anima, la gerarchia inamovibile e innata alla quale essa appartiene; egli la metterà alla prova nel suo istinto di venerazione. Différence engendre haine : la bassezza di alcune nature schizza improvvisamente fuori come acqua sporca, se...

Paura e morale

“Quanto o quanto poco pericolo per la collettività, pericolo per l’uguaglianza vi sia in un’opinione, in una condizione e in una passione, in una volontà, in un impegno, questa è ora la prospettiva morale: la paura è anche qui, di nuovo, la madre della morale. Contro gli istinti più alti e più forti, quando essi, erompendo appassionatamente, trascinano il singolo molto al di là e oltre la media e la bassezza della coscienza del gregge, perisce la coscienza di sé della comunità, la sua fede in sé, si spezza, per così dire, la sua spina dorsale: di conseguenza si preferisce addirittura bollare a fuoco e calunniare appunto questi istinti. La alta, autonoma spiritualità, la volontà di solitudine, la grande ragione vengono già sentite come pericolo; tutto ciò che innalza il singolo sopra il gregge e incute timore al prossimo prende d’ora in poi il significato di cattivo ; l’atteggiamento equo, modesto, l’atteggiamento di chi si inserisce, l’uguaglianza, la mediocrità dei desideri vengono...

La maschera

“Tutto ciò che è profondo ama la maschera; le cose più profonde provano perfino odio per l’immagine e il simbolo. Non dovrebbe essere soprattutto l’ opposto, il giusto travestimento nel quale avanza il pudore di un dio? Una domanda problematica: sarebbe strano, se un qualche mistico non avesse già osato un tentativo di questo genere. Esistono fatti così delicati che si fa bene a coprirli e a renderli irriconoscibili sotto una grossolanità; esistono atti d’amore e di traboccante generosità, in seguito ai quali non c’è nulla di più consigliabile che prendere un bastone e picchiare di santa ragione il testimone oculare: e con ciò offuscare la sua memoria. Alcuni sono disposti ad offuscare e a maltrattare la propria memoria per vendicarsi almeno di quest’unico testimone: il pudore è ingegnoso. Non sono le cose peggiori quelle di cui ci si vergogna di più: non c’è solo malignità dietro ad una maschera – c’è tanta bontà nell’astuzia. Potrei immaginare che l’uomo, che debba nascondere qual...

Gioventù

“Negli anni giovanili si venera e si disprezza ancora senza quell’arte della nuance che costituisce il miglior profitto della vita e giustamente bisogna scontare con severità l’aver aggredito in tal modo con un sì o con un no uomini e cose. Tutto è disposto in modo che il peggiore dei gusti, il gusto dell’assoluto, venga orribilmente ingannato e che si abusi di lui, finché l’uomo non impari a porre un po’ d’arte nei suoi sentimenti e meglio ancor finché non osi tentare l’artificio: come fanno i veri artisti della vita. Il sentimento dell’iracondia e della venerazione, che sono propri della gioventù, sembrano non darsi pace se prima non hanno falsato uomini e cose tanto bene che ci si possa sfogare contro di essi: - la gioventù è già in sé qualcosa di falsificante e ingannatore. Più tardi, quando la giovane anima, martoriata da acute disillusioni, si rivolta alla fine sospettosamente contro se stessa, ancor sempre ardente e selvaggia, anche nella sua diffidenza e nei rimorsi della su...

In risu veritas

"L'uomo indignato, e colui che sempre si strazia e si sbrana con i propri denti (o in sostituzione di sé strazia il mondo, o Dio, o la società), può sì, secondo la morale, essere superiore al satiro che ride, pago di sé, ma in ogni altro caso è il caso più comune, più insignificante, meno istruttivo. E nessuno mente quanto l'indignato."  FRIEDRICH WILHELM NIETZSCHE (1886) Da: Al di là del bene e del male. Preludio di una filosofia dell'avvenire, ("Grandi Tascabili Economici"), introduzione di Ferruccio Masini, Roma 1996, Newton Compton, 6^ edizione, traduzione di Silvia Bortoli Cappelletto, p. 65.

Il confine sottile

Temo che gli animali vedano nell'uomo un essere loro uguale che ha perduto in maniera estremamente pericolosa il sano intelletto animale: vedano cioè in lui l'animale delirante, l'animale che ride, l'animale che piange, l'animale infelice. (FRIEDRICH NIETZSCHE) Li accompagnava una cadenza di rami crocchianti, di terra umida calcata. Licia aspirava gli ombrellini dei sambuchi, l’argento di betulla. Il suono dei loro passi pungeva le radici dei faggi. La schiena ossuta di Cesare le apriva il sentiero. Lei guardava la sua nuca bruna, fresca d’un taglio nei capelli folti e forti. Si fermarono davanti a cespugli in cui si aprivano le coroncine delle rose canine. Il giovane inspirò a fondo. «Aspetta lì». Si avvicinò, felpato, ai cespugli. Tese una mano e, come in una carezza, scostò le foglie crespe.             Una lupa dal manto grigio-marrone levò verso di lui gli occhi affusolati. Nei bulbi chiari, le pupille ...

Piacere ed eternità

"Ogni piacere vuole l'eternità di tutte le cose, vuole miele, vuole feccia, vuole ebbra mezzanotte, vuole tombe, vuole la consolazione delle lacrime sulle tombe, vuole tramonti dorati, che cosa non vuole il piacere! Esso è più assetato, più affettuoso, più affamato, più spaventoso, più segreto di tutti i dolori, vuole se stesso, morde se stesso, in esso lotta la volontà dell'anello, vuole amore, vuole odio, è più che ricco, dona, getta via, mendica che qualcuno lo prenda, ringrazia chi lo prende, vorrebbe venir odiato, così ricco è il piacere che ha sete di dolore, di inferno, di odio, di umiliazione, di storpi, di mondo, questo mondo, infatti, oh, lo conoscete! Voi uomini superiori, di voi ha nostalgia il piacere, l'indomito, felice, del vostro dolore, o falliti! Ogni eterno piacere ha nostalgia di fallimenti. Ogni piacere vuole infatti se stesso, per questo vuole anche sofferenza! Oh, felicità, oh dolore! Spezzati, cuore! O uomini superiori, imparate che piace...

Compassione

"Chiunque altro mi avrebbe gettato un'elemosina, la sua compassione, con occhiate e discorsi. Ma per questo non sono abbastanza mendicante, e tu l'hai intuito, per questo sono troppo ricco, ricco di grandezza, di cose tremende, delle cose più brutte, di inesprimibile! Il tuo pudore, o Zarathustra, mi ha onorato !  A fatica sono uscito dalla calca dei compassionevoli per trovare l'unico che oggi insegna che: 'Compassione è invadenza' te, o Zarathustra!  Sia che a compassionare sia un dio o un essere umano: la compassione cozza contro il pudore. E non volere aiutare può essere più nobile di quella virtù che soccorre." FRIEDRICH WILHELM NIETZSCHE Così parlò Zarathustra, ("Acquarelli"), Bussolengo (VR) 1995, Demetra, pag. 343. Traduzione e presentazione di Giuseppina Quattrocchi.