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Manerbio Nerd 2024: l’avventura continua

Cosa vuol dire “nerd”? È un termine inglese entrato nell’uso internazionale, per indicare un ragazzo non molto avvenente, che compensa la propria scarsa popolarità con una passione “ossessiva” per le nuove tecnologie o per passatempi sedentari: videogiochi, fumetti, cartoni animati, libri e film fantasy. Uno stereotipo abbastanza insulso, ma esemplificativo di un filone di cultura pop rivolto ai giovani e che offre esperienze di evasione nella fantasia accessibili pressoché a tutti.  Nonostante la vocazione prevalentemente commerciale dei prodotti per “nerd”, i risultati ottenuti da essi possono essere di qualità notevole e divenire persino miti contemporanei. Ecco perché “nerd”, oggi, può essere anche un termine di cui fregiarsi con orgoglio, per indicare l’appartenenza a una subcultura. In questo senso la parola è da intendersi nel nome del “Manerbio Nerd”, la fiera del fumetto e del cosplay in salsa locale che ripropone (in piccolo) l’atmosfera di eventi come Lucca Comics . ...

Sognando Kung-fu Panda

Ecco. L’ho fatto. Sono ufficialmente allieva della Lushaolong , scuola di kung-fu wushu. E, naturalmente, scordatevi Uma Thurman (anche se la mia maglietta da palestra è color “giallo Kill Bill”). La situazione è più da Kung-fu Panda. Ruolo che, peraltro, interpretai con gran sentimento, al mio primo anno di collegio. Era scritto nelle stelle.             L’inizio è stato all’insegna dello scetticismo da parte di chi mi conosceva da una vita – e dubitava che io riuscissi a sollevar le gambe. Anche il ginocchio con un lungo curriculum nel campo delle distorsioni non aiutava. Comunque, il Fato non sopporta intralci. E, nella persona di due conoscenti, mi ha suggerito che avrei potuto assistere alle lezioni e provare, per farmi un’idea. La prima sera, ho coscienziosamente spiato dalla finestra. Rassicurata sul fatto che gli esercizi fossero cose immaginabili per gli umani, mi sono presentata all’istruttore.  "Erica, sei sicur...

Farfalle prigioniere, ovvero La vita è sogno

Una giovane mano traccia le linee d’una farfalla. Una farfalla vera si dibatte sotto una campanella di vetro. La mano (che, ora, ha il volto d’un giovane pallido e fine) alza la campanella. L’insetto, finalmente libero, si libra e guida lo spettatore nella storia del suo alter ego, la Sposa Cadavere.              Così come Beetlejuice , The Corpse Bride (2005; regia di Tim Burton e Mike Johnson) si svolge a cavallo tra il mondo dei vivi e quello dei morti, mostrandone l’ambiguità. A partire dal fatto che il mondo dei “vivi” è intriso di tinte funeree, fra il blu e il grigio, mentre quello dei “morti” è caleidoscopico, multiforme, scoppiettante. A questi spettano la gioia, la saggezza e la passione; a quelli la noia, la decadenza, l’aridità. Fra i “vivi”, ogni cosa si svolge secondo sterili schemi; fra i “morti”, ogni sogno è possibile. Per l’appunto, di sogno si tratta, nel caso di tutti e tre i protagonisti. A Victor e V...

Quel certo non-so-che

Se c’è qualcuno in grado di spiegare a grandi e piccini la solitudine e la Sehnsucht dell’artista, quello è Tim Burton. Lo dimostra in Edward Mani di Forbice , ma ancor più –a mio avviso- in The Nightmare Before Christmas.             Il mondo del poeta –o, meglio, dell’attore di teatro- è quello della notte, in cui ogni illusione ed ombra assume concretezza. Ecco, dunque, che Burton piazza il suo artista-dandy nella Città di Halloween. L’atmosfera della festa, con la sua familiarità allo spettatore, lo catapulta senza sofisticherie nella sfera del lunare, del misterioso, dell’oscuro. Il tempo e il luogo della storia sono il non-tempo e il non-luogo degli archetipi, delle esperienze note all’Uomo in quanto tale, che consacra gli aspetti fondamentali del ciclo della vita nelle feste. Anche il suo lato più tetro (la morte, la paura) merita una consacrazione –che è appunto quella residua nella festa di Halloween.   ...

Addio a John Smith

Da bambina, idolatravo letteralmente il personaggio di Pocahontas. Non avevo il videoregistratore per guardare il film a casa, ma possedevo libri illustrati, musicassette e giochi da tavolo tratti da esso. Dopo quasi vent’anni, mi rendo conto dei motivi per cui mi affascinasse.             Era la storia di una ragazza schietta e semplice, capace di rapporti umani intensissimi. Viveva in un mondo piccolo e atavico, da “selvaggi”, ai nostri occhi di “moderni” (un filino presuntuosi e superficiali, a dire il vero). L’armonia di Pocahontas con la natura e coi propri simili sono perfette, se non per un’incrinatura: il suo spirito vivace e curioso richiede qualcosa in più. In questa incrinatura, s’infiltra John Smith.             È altruista, di orizzonti mentali sconfinati, pieno d’amore per il viaggio come esperienza disinteressata. Un’anima libera come quella di Pocahontas p...

L'educazione di un re

Io sono italiana. Ciò significa che il mio ultimo ricordo (storico) della monarchia non è molto lusinghiero. Si è defilata nell’epoca del maggior bisogno, per farla breve. Sono nata e cresciuta in una repubblica democratica parlamentare, dunque. Con la sensazione sempre meno incerta che avesse ragione Giorgio Gaber : “…questa democrazia / che, a farle i complimenti, ci vuole fantasia…” Anche se ciò non implica la nostalgia della corona. Del resto, il rampollo dei Savoia sembra più interessato allo spettacolo che al trono.             È stato, perciò, da straniata che mi sono accostata a Il Re Leone . Rai 1 l’ha riproposto, il 2 gennaio 2013, e ho praticamente trascinato la famiglia davanti al televisore. Fotogrammi mozzafiato, a partir dall’alba nella savana che apre la pellicola. Chi è stato nell’Africa subsahariana ne ha decantato il cielo. Non so se Disney gli abbia reso piena giustizia; ma, forse, ci è arrivato vicino. ...

Sarà quel che sarà

L’ultima notte dell’anno è un buon momento per far ciò che non si ha mai fatto. Così, la sera di S. Silvestro 2012, mi sono guardata tutto Gli Aristogatti . La mia cinefilia, piuttosto recente, mi sta facendo riscoprire i classici Disney. Non ho potuto godermeli adeguatamente, durante l’infanzia. Non avendo il videoregistratore, li vedevo a scuola o a casa d’amici. I quali, conoscendo già a memoria quelle pellicole, esaurivano ben presto la propria (e la mia) attenzione. Non che lo avvertissi come un gran danno… Preferivo i libri per l’infanzia che riportavano quei fotogrammi e quelle storie. Il regalo natalizio, di rito, era   la versione cartacea dell’annuale film Disney. Una sciocchezza, col senno di poi. Anche se mi mise in pari con la cultura infantile d’uopo.        Non mi dilungo su una trama nota, dunque. Un’innominata “Madame” parigina, ex-diva d’opera lirica, destina la cospicua eredità alla gatta e ai suoi tre piccoli. A bocca asciutta ...

Corsa all'utopia

Può essere letta come una parodia dei film d'azione su evasioni rocambolesche. Galline in fuga, effettivamente, non risparmia ironia, a partire dall'ambientazione: un allevamento di pollame. Come ricorda a più riprese Mrs. Tweedy, la proprietaria, un "cervello di gallina" non gode di grande stima. Tuttavia, fin dai primi fotogrammi, le pennute protagoniste si caratterizzano per scaltrezza, capacità organizzative e volontà di riscatto. Qualità espresse al massimo grado da Gaia, la "rossopiumata" che guida i tentativi di evasione dall'allevamento-lager. Su di lei si accanisce la repressione dei signori Tweedy. E qui il tono si fa serio. Gaia viene perseguitata perché intelligente e volitiva. Soprattutto, più d'ogni altra è capace di pensare ad una vita alternativa: "Non ho mai sentito l'erba sotto le zampe..." Messaggio che potrebbe anche farsi animalista. Ma il lungometraggio d'animazione va oltre e fa delle galline una metaf...

Il mondo sotto il pavimento

L'idea di un mondo nascosto sotto la propria casa può essere sia affascinante che inquietante. Soprattutto se questo mondo prende in prestito frammenti del nostro. Questa è l'idea di Hayao Miyazaki, già noto come "padre" di Nausicaa della Valle del Vento. Lo sceneggiatore ha trasferito a Tokyo una serie di racconti inglesi (Mary Norton, The Borrowers ). The Borrowers viene tradotto come "I Prendimprestito". Questa è l'autodefinizione di una stirpe di gnomi che vive in simbiosi con le case degli umani, "prendendo in prestito" oggetti minuscoli e/o dimenticati (zollette di zucchero, spilli, fazzoletti di carta...) pressoché insignificanti per i proprietari, ma indispensabili per la vita quotidiana di un mondo minuscolo. Pur non potendo fare a meno degli umani, gli gnomi si guardano bene dal palesarsi a loro: temono le reazioni di "giganti" non sempre felici di "dare in prestito", a prescindere dal reale bisogno che possono ave...

Storia semiseria di un riscatto sociale

Ratatouille: la società riassunta in una cucina, dove la familiarità di mestoli e pentole nasconde una rete di rapporti complessi. Il ristorante Gusteau conosce l'affanno dell'ambizione, la pressione del giudizio. Perché la cucina non è solo nutrimento e gusto, quando affronta critiche influenti. Spesso, la battaglia si gioca sulle stelle dell'insegna, delle quali le pietanze sono prezzo ed ostaggi. Per di più, la direzione del ristorante è passata al bieco capocuoco Skinner, affarista senza scrupoli che punta più sulla vendibilità dei generi alimentari che sulla loro qualità effettiva. In questa cucina di lusso è difficile farsi strada. Lo sa Colette, unica donna a tentare la scalata ad una gerarchia di uomini. Lo sa il giovane Linguini, accolto -dice Skinner- per riguardo al defunto fondatore, del quale la madre di Linguini era una vecchia fiamma. Meno ancora di loro sarebbe ben accetto l'ospite più indesiderato per una cucina: un topo. Eppure, Rémy è devoto alla me...