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Un cubo di Rubik chiamato Sissi

Cara Sissi…  Elisabetta d'Austria incoronata regina d'Ungheria (Georg Raab, 1867) innanzitutto, non ti chiamavi così . E non eri nemmeno principessa: nata duchessina in Baviera, divenisti imperatrice d’Austria per matrimonio. Al limite, il tuo nomignolo era “Lisi”, diminutivo di “Elisabeth”; divenne “Sisi” per il tuo modo peculiare di scrivere la “L” maiuscola iniziale. E “Sisi” sei tuttora, nel nome del museo che ti hanno dedicato a Vienna: il “Sisi Museum” , appunto. Poi… Come sei diventata così famosa? Qualcuno dice che non meriti tanta attenzione, soprattutto rispetto a personaggi femminili di grande spessore che non vengono altrettanto spesso nominati (vedete Cristina Belgioioso Trivulzio, la regina longobarda Ansa , donne di scienza come Sophie Germain e Ada Byron, per menzionarne solo tre). Giusto perché moristi in modo tragico e assurdo, perché fosti la moglie dell’ultimo grande imperatore asburgico e Ernst Marischka girò quei celebri film in costume con Romy Schnei...

"Non ho figli perché..." Creiamo una nuova rubrica?

Siamo nel pieno del polverone sollevato dalle parole di Papa Francesco su chi ha cani e gatti, ma non figli. Così, mi è venuta un'idea: questo blog, volendo, potrebbe ospitare la rubrica Non ho figli perché...  Dietro una mancata genitorialità biologica, possono esserci molte storie . Dolorose vicende di salute, drammi, impossibilità; semplici mancanze d'inclinazione; situazioni sentimentali o economiche; contesti non favorevoli; o anche scelte di paternità/maternità spirituali (strano che un Papa non ci abbia pensato... soprattutto considerando che i sacerdoti hanno spesso cani e gatti, ma non bambini, per ovvie ragioni). Tutte storie valide. Tutte meritevoli di essere conosciute. Potete inviarle a: EricaGazzoldi@gmail.com . Saranno pubblicate anonime. Comincio io: Non ho figli perché... semplicemente, non si sono create le condizioni adatte. Non parlo di quelle perfette (che non esistono), ma di quelle sensatamente ragionevoli.  Tutti i partner che ho avuto finora non aveva...

Cosa vuol dire quando dico “Ti amo”

Ti amo. Non vuol dire che mi aspetto da te una casa, bambini e un gatto. Tutte cose rispettabilissime e (per certi versi) utili, ma che non cerco per forza da un partner. I soldi? Ho sempre pensato che me li sarei dovuti guadagnare - e che, al limite, l’aiuto debba giungere da chi ci ha dato l’incomodo di venire al mondo.              Non vuol dire che ti irretirò in un mare di sensi di colpa, falsi doveri e meccanismi di do ut des. Ci pensa già buona parte della società. Non starò a calcolare pidocchiosamente i biglietti dei treni, gli scontrini dei bar, le ore passate ad ascoltarti - per poi sbatterteli in faccia, come clamorose opere meritorie. Tutto questo è naturale, in una relazione, e si paga da se stesso. Anche perché è contraccambiato sul momento.             Non ti farò regali sospetti e non ti presserò con le mie “competenze” e il mio “aiuto” per f...

Perché non cito Gramsci a Capodanno

“Ogni mattino, quando mi risveglio ancora sotto la cappa del cielo, sento che per me è capodanno. Perciò odio questi capodanni a scadenza fissa che fanno della vita e dello spirito umano un’azienda commerciale col suo bravo consuntivo, e il suo bilancio e il preventivo per la nuova gestione. Essi fanno perdere il senso della continuità della vita e dello spirito. Si finisce per credere sul serio che tra anno e anno ci sia una soluzione di continuità e che incominci una novella istoria, e si fanno propositi e ci si pente degli spropositi, ecc. ecc. È un torto in genere delle date.  Dicono che la cronologia è l’ossatura della storia; e si può ammettere. Ma bisogna anche ammettere che ci sono quattro o cinque date fondamentali, che ogni persona per bene conserva conficcate nel cervello, che hanno giocato dei brutti tiri alla storia. Sono anch’essi capodanni. Il capodanno della storia romana, o del Medioevo, o dell’età moderna.  E sono diventati così invadenti e così fossilizzant...

Bisognerà imparare ad essere felice

"In seguito bisognerà imparare ad essere felice. Un tempo conoscevo la felicità per istinto o almeno, credevo di conoscerla. C'era sempre la primavera, nel mio cuore, una volta! Mi occorreva la gioia ed ero nato per essa. Sino all'estremo limite io riempivo la mia vita di piacere, come si colma sino all'orlo una coppa di vino. Adesso è da un punto di partenza del tutto nuovo che mi accosto alla vita, ed anche il concepire la felicità mi riesce, spesso, difficile. Mi ricordo, durante il mio primo semestre a Oxford, di aver letto nel Rinascimento di Walter Pater – un libro che ebbe sulla mia vita una così strana influenza! – che Dante pone nel profondo Inferno coloro che vivono spontaneamente nella tristezza. Andai subito in biblioteca e cercai quel passo della Divina Commedia, là dove è detto che al disotto della sinistra palude giacciono quelli che furono «tristi nella dolcezza dell'aria» ripetendo  Tristi fummo  Nell'aer dolce che dal sol s'allegr...

Novelli sacerdoti: il coraggio e la retorica

Vorrei spendere qualche parola sull’ordinazione di tre giovani sacerdoti manerbiesi: don Davide Podestà, don Marco Cavazzoni e don Alessandro Savio. Sono stati miei compagni d’adolescenza, all’oratorio di Manerbio. Benché il mio percorso spirituale si vada allontanando dal cattolicesimo, ho presenziato alla loro prima Messa, il 12 giugno 2016, e ho fatto loro auguri di cuore. Sono tre “vecchi amici” che hanno fatto una scelta importantissima per la propria vita e io auspico soprattutto che sia autentica, che sia per loro un modo concreto di esprimere la propria “perla interiore”.              Quel che mi dà da pensare sono i discorsi di chi non è particolarmente devoto, ma ha decantato “una scelta tanto coraggiosa da parte di tre giovani, in un’epoca così corrotta”.             Per cominciare, è ora di finirla col mito dell’ “epoca di decadimento”. Il mondo non è mai s...

Realismo

“Vedi, Gennariello, la maggioranza degli intellettuali laici e democratici italiani si danno grandi arie perché si sentono virilmente «dentro» la storia: accettano realisticamente il suo trasformare la realtà e gli uomini, del tutto convinti che questa «accettazione realistica» sia frutto dell’uso della ragione.             Io no, invece, Gennariello. Ricorda che io, tuo maestro, non credo in questa storia e in questo progresso. Non è vero che comunque , si vada avanti. Assai spesso sia l’individuo che la società regrediscono o peggiorano. In tal caso la trasformazione non deve essere accettata: la sua «accettazione realistica» è in realtà una colpevole manovra per tranquillizzare la propria coscienza e tirare avanti. È cioè il contrario di un ragionamento, anche se spesso, linguisticamente, ha l’aria di un ragionamento.             La regressione e il peggioramento non ...

Tolleranza

“La tolleranza, sappilo, è solo e sempre puramente nominale. Non conosco un solo esempio o caso di tolleranza reale. E questo perché una «tolleranza reale» sarebbe una contraddizione in termini. Il fatto che si «tolleri» qualcuno è lo stesso che lo si «condanni». La tolleranza è anzi una forma di condanna più raffinata. Infatti al «tollerato» […] si dice di far quello che vuole, che egli ha il pieno diritto di seguire la propria natura, che il suo appartenere a una minoranza non significa affatto inferiorità eccetera eccetera.  Ma la sua «diversità» - o meglio, la sua «colpa di essere diverso» - resta identica sia davanti a chi abbia deciso di tollerarla, sia davanti a chi abbia deciso di condannarla. Nessuna maggioranza potrà mai abolire dalla propria coscienza il sentimento della «diversità» delle minoranze. L’avrà sempre, eternamente, fatalmente presente. Quindi - certo - il negro potrà essere negro, cioè potrà vivere liberamente la propria diversità, anche fuori - certo -...

L'elefante nel salotto

Quando si discorre con una Sentinella in Piedi di questioni LGBT, è piuttosto facile – per non dire certo – che essa accusi i militanti avversari di “vittimismo” e che sia certa di conoscere le loro “vere intenzioni”. Ora, per conoscere le “vere intenzioni” di qualcuno meglio del diretto interessato bisogna essere, come minimo, il Mago Silvan e non mi risulta che egli militi fra le Sentinelle. Parlare di “vittimismo”, poi, è troppo facile, quando si tratta dei problemi degli altri. Per cui, mi sento di esprimere qualche considerazione circa i presupposti delle Sentinelle. Visto che io non ho la presunzione di “smascherare le vere intenzioni” altrui, partirò dalle affermazioni con cui i diretti interessati si presentano, sul loro sito  o nelle loro conversazioni con la sottoscritta. 1.       La strategia di Arcigay si basa sul vittimismo e sulle mezze verità. Le Sentinelle danno fastidio, perché smascherano le vere intenzioni delle associazioni LGBT. A ...