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Visualizzazione dei post con l'etichetta daisetz t. suzuki

Le radici della violenza religiosa: uno spunto da Oriente

Trovare la scintilla che trasforma la religione in fanatismo e violenza è una questione che coinvolge chiunque abbia a che vedere con un percorso spirituale. L’ottica degli occidentali, però, è limitata dal fatto che la loro ricerca - spesso - non va oltre la tradizione abramitica (Ebraismo, Cristianesimo, Islam).             Spunti interessanti sull’universalità della “guerra santa” vengono dal lavoro di Brian Daizen Victoria (N. 1939). Praticante zen e ordinato all’interno della scuola Sōtō, dirige il Programma di Studi Buddhisti in Giappone all’Antioch College. Ha al proprio attivo pubblicazioni in inglese e in giapponese, fra cui Zen Master Dōgen  e Zen War Stories.  Monaci zen a Eiheiji, durante le esercitazioni militari (1938).             La sua opera più famosa, però, è Zen at War (1997). Quella qui presentata è la sua seconda edizione (2006, Rowman ...

Misticismo cristiano e buddhista

Daisetz Teitaro Suzuki (1870 – 1966) fu professore di filosofia buddhista all’Università Otani di Kyoto ed è ricordato come l’esponente contemporaneo più autorevole del Buddhismo Zen. I suoi libri sono praticamente una lettura obbligata per chiunque s’interessi di mistica, anche cristiana. Per l’appunto, il testo di cui tratteremo s’intitola Misticismo cristiano e buddhista (Roma 1971, Casa Editrice Astrolabio – Ubaldini Editore). È la traduzione italiana, a cura di M. Leoni, di: Misticism: Christian and Buddhist (New York 1957, Harper & Brothers).              È la vicenda di un “incontro impossibile”, quello fra Oriente e Occidente. Al giapponese Suzuki, le forme di spiritualità cristiane sembrano ripugnanti e irrazionali, a partire dal crocifisso, così lontano dalla serenità del Buddha. «In Occidente l’io individuale asserisce con forza se stesso. In Oriente non vi è io, è inesistente, e quindi non vi è io da croci...

Morire di linguaggio

“Secondo i sostenitori della dottrina del ‘Vuoto’ ( śūnyavāda ) tutto considerato esistono due fonti di conoscenza, due specie di esperienza o due forme di verità ( satyā ) e se non le riconosciamo, non potremo mai risolvere il problema della contraddizione logica che, se espressa in parole, caratterizza tutte le esperienze religiose. Questa contraddizione, che tanto preoccupa il normale modo di pensare, deriva dal fatto che noi dobbiamo usare il linguaggio per comunicare le nostre esperienze interiori che, nella loro vera natura, trascendono il linguaggio. […]  Il linguaggio si è sviluppato dapprima ad uso di un primo tipo di conoscenza che era del tutto utilitaristico e, in ragione di ciò, si è affermato in tutti i problemi e le esperienze umane. La sua autorità è tale che noi siamo giunti ad accettare qualsiasi cosa il linguaggio ci imponga. I nostri pensieri devono ora modellarsi sui suoi dettami, i nostri atti devono essere regolati sulle norme che esso formula per il pr...

Lo Zen e la cultura giapponese

“Si può dire che solo attraverso l’opera di Daisetz T. Suzuki (1870-1966) l’Occidente ha avuto accesso allo Zen.” Così recita il primo risvolto di copertina de Lo Zen e la cultura giapponese, di Daisetz T. Suzuki per l’appunto (Milano 2014, Adelphi, Collezione Il ramo d’oro, traduzione di Gino Scatasta, 396 pp., € 45, 00). Il saggio apparve per la prima volta in Giappone nel 1938. Negli Stati Uniti, fu pubblicato come Zen and Japanese Culture (1959, Bollingen Foundation Inc., New York, N.Y.).             Il titolo è motivato dalle parole di Suzuki stesso: “Per comprendere quanto il buddhismo sia entrato nella storia e nella vita del popolo giapponese, proviamo a immaginare che tutti i templi del paese, insieme ai tesori in essi racchiusi, vadano completamente distrutti. Il Giappone ci sembrerebbe un luogo desolato, nonostante le sue bellezze naturali e il carattere cordiale del suo popolo. L’intero paese assomiglierebbe a una d...

Una terza via per l'Occidente

“La dottrina dell’intuizione immediata è tipica dello Zen. Se i greci ci hanno insegnato a ragionare e i cristiani a credere, lo Zen ci insegna ad andare oltre la logica e a non indugiare neppure quando ci troviamo di fronte a «ciò che non si vede». La prospettiva dello Zen è infatti quella di un punto di vista assoluto, nel quale non c’è spazio per il dualismo, qualunque forma assuma. La logica nasce dalla separazione fra soggetto e oggetto, la fede distingue ciò che viene visto da ciò che non viene visto. Il modo di pensare degli occidentali non potrà mai eliminare questo eterno dilemma: questo o quello, ragione o fede, uomo o Dio e così via. Nello Zen tutto ciò viene cancellato perché confonde la nostra intuizione della natura, della vita e della realtà. Lo Zen ci conduce nel regno del Vuoto e della Vacuità dove non domina alcun tipo di concettualismo, dove gli alberi crescono senza radici e una brezza salutare spazza via ogni impurità.”  DAISETZ T. SUZUKI Da: Lo Zen...

Echi

Da poco, è stata pubblicata l'enciclica di Papa Francesco intitolata  Laudato si' . E, nemmeno a farlo apposta, così ho letto nella riedizione e traduzione di un saggio del 1959:  Lo Zen si prefigge di rispettare la natura, di amarla, di condividerne la vita. Riconosce che la nostra natura coincide con la natura oggettiva, non in senso materialistico ma nel senso che la natura vive in noi e noi nella natura. Per questo motivo, l'ascetismo zen privilegia la semplicità, la frugalità, la franchezza, la virilità, evitando in ogni modo di sfruttare la natura per fini egoistici. C'è chi teme che l'ascetismo porti a un abbassamento del tenore di vita. Ma, a essere franchi, perdere la propria anima è più che accumulare beni in questo mondo. Non siamo forse costantemente impegnati a portare la guerra in qualsiasi angolo della terra per accrescere o preservare il nostro prezioso tenore di vita? Se proseguiremo così, finiremo senza dubbio per distruggerci a vicenda, non ...

Il poeta contro Golia

“Lo spirito moderno dell’analisi scientifica e della meccanizzazione non lascia celato alcun mistero, mentre parrebbe che la poesia e lo haiku non riescano a fiorire senza misteri o senso di meraviglia. Il problema della scienza sta nel fatto che fa di tutto per non lasciare spazio all’incerto o all’indefinito, vuole vedere ogni cosa in maniera chiara, odia ciò che non viene analizzato e rivelato. Dove domina la scienza, l’immaginazione deve battere in ritirata. Per fortuna, però, la scienza non è onnisciente né onnipotente e non mancherà mai lo spazio per lo haiku, e la poesia continuerà a prosperare.              Tutti noi uomini dei tempi moderni siamo messi di fronte alla cosiddetta «verità dei fatti», alla «dura realtà», altrimenti detta «verità oggettiva», che tende a fossilizzare la nostra mente. Dove non c’è tenerezza né soggettività, la poesia muore; dove domina una vasta distesa di sabbia, non crescerà mai una rigog...

Brevitas

“Prima di procedere, vorrei aggiungere qualcosa sullo haiku, la forma più breve di poesia che si possa trovare in letteratura a livello mondiale. Consiste di diciassette sillabe, nelle quali vengono condensate alcune delle emozioni più sublimi che gli esseri umani siano in grado di provare. Qualche lettore, forse a ragione, si è chiesto come sia possibile che una sequenza di parole così breve possa esprimere un moto profondo della mente. Milton non ha forse scritto il Paradiso perduto ? E Wordsworth Presagi di Immortalità ?  Dobbiamo però ricordare che «Dio» si è limitato a pronunciare «E luce sia» e, a opera compiuta, ha semplicemente osservato che la luce era «buona». Così, ci viene detto, è stato creato il mondo, questo mondo nel quale eventi grandiosi di ogni genere hanno avuto luogo dopo un inizio avvenuto in una maniera tanto semplice. «Dio» ha usato pochissime sillabe, ma la sua opera è stata realizzata con successo. Quando Mosè chiese a Dio con quale nome avrebbe dov...