“Lo
spirito moderno dell’analisi scientifica e della meccanizzazione non lascia
celato alcun mistero, mentre parrebbe che la poesia e lo haiku non riescano a fiorire senza misteri o senso di meraviglia.
Il problema della scienza sta nel fatto che fa di tutto per non lasciare spazio
all’incerto o all’indefinito, vuole vedere ogni cosa in maniera chiara, odia
ciò che non viene analizzato e rivelato. Dove domina la scienza, l’immaginazione
deve battere in ritirata. Per fortuna, però, la scienza non è onnisciente né
onnipotente e non mancherà mai lo spazio per lo haiku, e la poesia continuerà a prosperare.
Tutti noi uomini dei tempi moderni
siamo messi di fronte alla cosiddetta «verità dei fatti», alla «dura realtà»,
altrimenti detta «verità oggettiva», che tende a fossilizzare la nostra mente.
Dove non c’è tenerezza né soggettività, la poesia muore; dove domina una vasta
distesa di sabbia, non crescerà mai una rigogliosa vegetazione.”
DAISETZ T. SUZUKI
Da: Lo Zen e la cultura giapponese, ("Collezione Il ramo d'oro"), Milano 2014, Adelphi, pag. 212 (trad. dall'inglese: Gino Scatasta).
Mi pare che si dimentichi l'esistenza della poesia didascalica, la quale, per essere didascalica non perde nulla della sua grandezza qualora il poeta gliela sappia dare. Perché non facciamo una prova: mettendo via tutte queste massime versate dal chiacchiericcio tradizionale, mettiamoci a fare una poesia che abbia per dispositivi tecnematici appunto i vari rami della scienza, specialmente quelli tra noi che sono più e meglio versati nelle discipline scientifiche, e vediamo cosa viene fuori. Eh? Ci state? Solo così possiamo confermarci in questa diceria che fu, niente meno!, del Leopardi, o saltarne fuori liberi e guariti. Vi aspetto. Domenico Alvino.
RispondiEliminaLa poesia didascalica, per l'appunto, è una creazione della cultura "occidentale", che è antipodale rispetto all'atmosfera culturale vissuta e descritta da Daisetz T. Suzuki.
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