Passa ai contenuti principali

“Nel mezzo del cammin” col Pedibus di Manerbio

Il Pedibus è il noto servizio che, nella bella stagione, il Comune di Manerbio offre ai bambini delle scuole elementari. Ogni anno, volontari adulti attendono i piccoli in cinque fermate e li accompagnano a piedi ai cancelli dei due istituti locali, quello statale e quello parrocchiale. Il 2015 ha visto una novità: è il 750° anno dalla nascita di Dante Alighieri (1265 – 1321) e il Comune ha voluto che anche gli scolari più piccoli ne avessero notizia. Perciò, la consigliera comunale Annamaria Bissolotti ha contattato una neolaureata manerbiese e l’ha incaricata di organizzare un’attività a tema per i bambini del Pedibus. L’iniziativa è stata battezzata con le prime parole della “Divina Commedia”: “Nel mezzo del cammin…” 

            Dal 20 aprile al 25 maggio 2015, a scadenze settimanali, la volontaria addetta si è presentata alle varie fermate per raccontare, in breve, chi fosse Dante: «Era un poeta di Firenze nato settecentocinquant’anni fa. Ai suoi tempi, chi aveva studiato scriveva solo in latino. Lui, però, ci teneva a dimostrare che si poteva scrivere qualcosa di bellissimo anche usando la lingua che si parlava tutti i giorni a Firenze, quel “volgare fiorentino” da cui è nato l’italiano che parliamo noi oggi. Dante ci è riuscito e il suo libro s’intitola “La Divina Commedia”». Grazie a coloratissimi disegni, i bambini hanno potuto far la conoscenza di Virgilio e Beatrice e sapere che erano due personaggi realmente esistiti da cui il Poeta ha immaginato d’essere accompagnato lungo l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso. Le tre cantiche sono state riassunte in semplici giochi. Nel primo, i bambini avrebbero dovuto “sfuggire al Diavolo” pescando, fra tre carte, quella fortunata. Nel secondo, Catone Uticense – guardiano del Purgatorio – sottoponeva Dante alla recitazione di scioglilingua. Nel terzo, S. Bernardo di Chiaravalle richiedeva al Poeta la risoluzione di un indovinello, prima di presentargli la Madonna.
           
I bambini hanno partecipato volentieri ai giochi a tema, un po’ con spirito agonistico, un po’ con curiosità. Anche i disegni colorati hanno stemperato la “pesantezza” dell’argomento. Del resto, Dante e le sue “cose dell’altro mondo” – come spesso dimostra Roberto Benigni – hanno una vivacità intrinseca che aspetta solo di essere raccontata.

 Paese Mio Manerbio, N° 97 (giugno 2015), pag. 6.

Commenti

Post popolari in questo blog

Letteratura spagnola del XVII secolo

Il Seicento è, anche per la Spagna, il secolo del Barocco. Tipici della letteratura dell'epoca sono il "culteranesimo" (predilezione per termini preziosi e difficili) e il "concettismo" (ricerca di figure retoriche che accostino elementi assai diversi fra loro, suscitando stupore e meraviglia nel lettore). Per liberare il Barocco dall'accusa di artificiosità, si è cercato di distinguere una corrente "culterana", letterariamente corrotta e di contenuti anche immorali, da una corrente "concettista", nutrita dalla grande tradizione intellettuale e morale spagnola. E' vero che il Barocco spagnolo vede, al proprio interno, vivaci polemiche fra autori (come Luis de Gòngora e Francisco de Quevedo) e gruppi. Ma l'esistenza di queste due contrapposte correnti non ha fondamento reale. Quanto al concettismo, è interessante notare come esso sia stato alimentato dalla significativa definizione che di "concetto" ha dato Francesco

Farfalle prigioniere, ovvero La vita è sogno

Una giovane mano traccia le linee d’una farfalla. Una farfalla vera si dibatte sotto una campanella di vetro. La mano (che, ora, ha il volto d’un giovane pallido e fine) alza la campanella. L’insetto, finalmente libero, si libra e guida lo spettatore nella storia del suo alter ego, la Sposa Cadavere.              Così come Beetlejuice , The Corpse Bride (2005; regia di Tim Burton e Mike Johnson) si svolge a cavallo tra il mondo dei vivi e quello dei morti, mostrandone l’ambiguità. A partire dal fatto che il mondo dei “vivi” è intriso di tinte funeree, fra il blu e il grigio, mentre quello dei “morti” è caleidoscopico, multiforme, scoppiettante. A questi spettano la gioia, la saggezza e la passione; a quelli la noia, la decadenza, l’aridità. Fra i “vivi”, ogni cosa si svolge secondo sterili schemi; fra i “morti”, ogni sogno è possibile. Per l’appunto, di sogno si tratta, nel caso di tutti e tre i protagonisti. A Victor e Victoria, destinati a un matrimonio di convenienza, non è co

"Gomorra": dal libro al film

All’inizio, il buio. Poi, lentamente, sbocciano velenosi fiori di luce: lividi, violenti. Lampade abbronzanti che delineano una figura maschile, immobile espressione di forza.   Così comincia il film Gomorra, di Matteo Garrone (2008), tratto dal celeberrimo libro-inchiesta di Roberto Saviano. L’opera del giornalista prendeva avvio in un porto: un container si apriva per errore, centinaia di corpi ne cadevano. Il rimpatrio clandestino dei defunti cinesi era l’emblema del porto di Napoli come “ombelico del mondo”, dal quale simili traffici partono ed al quale approdano, da ogni angolo del pianeta. Il film di Garrone si apre, invece, in un centro benessere, dove regna un clima di soddisfazione e virile narcisismo. Proprio qui esplode la violenza: tre spari, che interrompono il benessere e, al contempo, sembrano inserirvisi naturalmente, come un’acqua carsica che affiora in un suolo perché sotto vi scorreva da prima. Il tutto sottolineato da una canzone neomelodica italiana: i