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Visualizzazione dei post da dicembre, 2018

I Misteri Gaudiosi del Rosario… nel presepe

Terzo Mistero Gaudioso: la Natività La sfida natalizia di Angelo Bertelli , presidente del circolo ACLI di Manerbio, è trovare un tema inedito per il suo annuale presepe artistico . Per l’edizione dicembre 2018/gennaio 2019, ha così optato per un’idea insolita: i Misteri Gaudiosi del Rosario. La Natività di Cristo è il terzo dei cinque. Ad aggiungere maggiore originalità, contribuisce la scelta di un paesaggio totalmente di fantasia. Stavolta, infatti, Bertelli ha rinunciato anche al beneamato modello dei paeselli appenninici.              La creazione è stata esposta nella sede delle ACLI , in via San Martino (“Scià Bas”). Come sempre, lascia senza fiato la cura dei dettagli. I coppi dei tetti sono stati realizzati uno per uno, con una mistura di stucco e DAS. Le finestre sono chiuse da impannate traslucide. Giochi di luce accendono falò e fanno vivere le case. Per creare la vegetazione, sono stati impiegati rametti di agrifoglio, ortensie essiccate e semi di ailanto (o “albero

Piccole donne: la magia della bambola

Bambole Furga, fra cui (in secondo piano, a destra) il bebè Tonino. Il fascino della bambola sembra valicare tempi e culture. Ha anche un valore terapeutico: la cosiddetta “Doll Therapy” interviene nella cura dell’Alzheimer, catalizzando l’attenzione e i sentimenti dei pazienti su queste piccole donne da accudire.               Il “potere della bambola” ha spinto Irene Iampieri a collezionare bambole d’epoca, realizzate da fabbriche italiane non più esistenti. Le reperisce ovunque (nei mercatini, su Internet…). Le trova spesso in condizioni pietose e le sottopone a restauro. La sua collezione di emozioni e storie è stata offerta alla cittadinanza di Manerbio, dal 9 dicembre al 6 gennaio 2019. La collocazione è il salone di rappresentanza del Municipio. Bambola in panno Lenci             Tante damigelle, di cui una (in primo piano) di colore e un'altra (in secondo piano) pittrice. Il 9 dicembre 2019, è stata così inaugurata la mostra “La magia della bambola. Mostra

La Caccia Selvaggia: Odino fra i bresciani

Anche se le temperature sembrano prendersi gioco della stagione, le notti saranno più lunghe e buie. Il quadro naturale parla di paura… Ma di cosa avevano paura i bresciani “di una volta”? Uno degli orrori divenuti fiaba popolare è la Caccia Selvaggia . In Madóra che póra! Storie e leggende della Valle Trompia (2015), Giovanni Raza elenca quindici nomi vernacolari di questo mito, diffuso da Scozia e Germania fino a diverse aree del Nord Italia. Con qualche variante, ricorre questo schema: in un’ora tarda e insolita, si odono rumori di caccia in lontananza; un incauto chiede agli ignoti cacciatori di portargli una parte della preda; il giorno dopo, ritrova un arto umano inchiodato alla porta, come dono.              Raza ricollega questa “Caccia Selvaggia” a quella condotta dal dio germanico Wotan (forma continentale del nome di Odino). Wotan/Odino è arrivato nei pressi di Brescia plausibilmente per via dei Longobardi : la voce corrispondente su Treccani.it, Dizionario di Storia

La Grande Guerra nei canti e nei ricordi

A cent’anni dalla fine della Prima Guerra Mondiale , a Manerbio non sono mancate commemorazioni. Esse hanno visto, in particolare, l’impegno del Gruppo Alpini locale. Ciò è logico, dato che questo corpo dell’esercito fu assai coinvolto nel conflitto, sul fronte italo-austriaco, e dovette affrontare condizioni ambientali durissime. L’hanno ben dimostrato le fotografie, le cartoline postali e gli altri pezzi esposti nella mostra di cimeli storici e divise , che il Gruppo Alpini ha allestito nella Sala Mostre del palazzo comunale dal 25 ottobre al 4 novembre 2018. Essa ha riscosso successo, in particolare, presso le scolaresche. Le cartoline postali, scritte a pennino, mostravano (con le incerte ortografia e sintassi di chi non era abituato a scrivere) le speranze e i disagi dei giovani soldati. Un disegno ricordava il prezioso contributo delle infermiere, così come quello delle donne in generale. I ramponi da ghiaccio ricordavano la difficoltà del combattere in alta montagna; le bomb

Le Donne Oltre sulla strada per Endor

Stefania Maratti ed Emma Baiguera Il 28 ottobre 2018, le “Donne Oltre” di Manerbio hanno invitato la cittadinanza alla consueta festa di tesseramento. Al Teatro Civico “M. Bortolozzi”, sono state ricordate le abituali attività dell’associazione: trovare un alloggio per le vittime di violenza domestica e i loro figli; fornire loro un’équipe per il sostegno psicologico; organizzare iniziative di sensibilizzazione, anche alle scuole elementari o medie. Per la fine di quest’anno, “Donne Oltre” ha previsto il cineforum In direzione ostinata e contraria : quattro film sul tema della strega , vista come donna “diversa” ed emarginata. Si tratta di un antipasto a un’iniziativa ben più ampia: un intero anno di eventi culturali su questa figura, dal titolo “La strada per Endor”  (anche su Facebook ).. Esso è stato ideato da “In Circolo” , gruppo di cittadini di Provaglio d’Iseo, che si riunisce per trattare tematiche d’affettività e di genere. Al progetto, aderiscono numerose realtà. Il no

Turandot: uno spettacolo davvero… senza mura

Il genere dello spettacolo di piazza non sembra voler morire. Lo sa bene la compagnia teatrale Spettacolosenzamura , che ha già contribuito ad allietare la Notte delle Fiabe a Manerbio . È tornata il 14 ottobre 2018, per la sagra (appunto) della “Seconda di ottobre”, ovvero la festa della Madonna del Rosario. In via XX Settembre, tra la sera e il tardo pomeriggio, la compagnia di acrobati e comici ha intrattenuto grandi e piccini con una versione apposita della storia di Turandot . Narrata dal commediografo Carlo Gozzi (Venezia, 1720-1806) e famosa nella versione operistica musicata da Giacomo Puccini (Lucca, 1858 - Bruxelles, 1924), racconta di una bellissima ed altera principessa cinese: Turandot, appunto. Diffidente verso il genere maschile e desiderosa di conservare la propria libertà, evita il matrimonio con un espediente crudele: i suoi pretendenti dovranno risolvere tre difficilissimi indovinelli; se non ce la faranno, andranno incontro alla decapitazione. A causa di ques

Borghi e paesaggi rurali: sguardi aperti su piccoli mondi

Paeselli e villaggi non saranno sempre i luoghi più comodi in cui vivere, ma è risaputo che hanno un fascino pittoresco. Proprio “Borghi e paesaggi rurali” si intitolava la mostra organizzata dal Fotoclub di Manerbio nella Sala Mostre del Palazzo Comunale dal 13 al 15 ottobre 2018. Bice aveva firmato una serie di paesaggi “acquatici” (“Torri del Benaco” (VR), “Borghetto”, “Bagno Vignoni” (SI)), insieme a un’abitazione in legno e pietra nei boschi (“San Donato”).              Costanzo aveva ritratto una grande stanza affollata di “Attrezzi ‘rurali’” e mura che guardavano placidamente un fossato (“Scandolara”). Emanuele si era soffermato su soggetti più urbani, ma medievo-rinascimentali. Prevalevano Pienza e Siena, ma era rappresentata anche la Rocca Scaligera di Sirmione.             Emanuela aveva scelto l’Appennino centroitalico : l’Abruzzo, Civita di Bagnoregio (VT) e Castelluccio (PG), per terminare con una vista a “volo d’uccello” di “Tetti”: addossati gli uni agli altri c

Galli e Romani nel bresciano fra III e I sec. a.C.

Il Museo Civico di Manerbio, dal 20 maggio 2018 al 30 maggio 2019, ospiterà la mostra “Galli & Romani: nuove scoperte nel bresciano” . Per far conoscere alla cittadinanza quale tipo di reperti vi siano esposti, sono state organizzate conferenze. La prima è stata: “Galli e Romani nel bresciano fra III e I sec. a.C.” ed è stata tenuta l’11 ottobre 2018 al Teatro Civico “M. Bortolozzi” dalla dott.ssa Serena Solano , in servizio presso la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Bergamo e Brescia.  Dott.ssa Serena Solano Parlare di “Celti”, o “Galli” che dir si voglia, significa trattare di una miriade di popolazioni. Nell’area attualmente bresciana, erano stanziati i Cenomani ; il fiume Oglio li divideva dagli Insubri (area Milano-Pavia). I Veneti, che avevano resistito alle invasioni celtiche all’inizio del IV sec. a.C., erano rimasti un gruppo ben distinto sia da quelli alpini che da quelli di pianura.             Brescia era la capitale cenom

Giocare è una cosa seria: liberare per far crescere

La Mostra del Giocattolo Antico , in corso all’ex-bocciodromo di Manerbio dal 29 settembre al 14 ottobre 2018, ha fornito l’occasione per una conferenza: “La funzione educativa di giochi e giocattoli liberi da stereotipi” (10 ottobre 2018). La relatrice era Laura Mentasti.  La sua esposizione ha preso inizio dalla domanda canonica che si sentono spesso rivolgere coloro che desiderano acquistare un balocco: “Da maschio o da femmina?” Come scegliere, dunque?             Secondo la pedagogista Maria Montessori (Chiaravalle, 1870 - Noordwijk, 1952), il gioco è il lavoro del bambino : ovvero, la sua occupazione essenziale e irrinunciabile. Lo psicologo Jean Piaget (Neuchâtel, 1896 - Ginevra, 1980) lo considerava una finestra sullo sviluppo e uno strumento per il medesimo: osservare un bambino che gioca permette di capire molto di lui;   tale attività è anche un modo per soddisfare suoi bisogni essenziali.             Il gioco è fisico, simbolico (“far finta di…”), di imitaz

Quanta storia (e storie) in quei giocattoli…

La Mostra del Giocattolo Antico , organizzata nell’ex-bocciodromo di Manerbio dal 29 settembre al 14 ottobre 2018, è stata apprezzata da singoli e da scolaresche. L’iniziativa era firmata dal Comune, dalla Biblioteca Civica e dalla Fondazione Casa di Riposo Manerbio Onlus. Ma è stata possibile solo grazie alla famiglia di Giampaolo Tomasini , ribattezzato “Geppetto” dopo essere stato fotografato con alcuni Pinocchi e altri giocattoli lignei. Di professione rigattiere, amava raccogliere i balocchi rimasti su fienili e solai, a Manerbio e nei dintorni. Ne risultò una collezione che copriva l’arco temporale 1840-1970 e che è stata ulteriormente ampliata durante la mostra, grazie a nuove donazioni.              Non mancavano le bambole: dalle piccole bellezze in porcellana alle più povere, in foglie di granoturco. A loro, era dedicata (su un cartellone) la poesia La pöa di Angelo Canossi: una versione dialettale della “morale del giocattolo” di baudelairiana memoria . Il fascino del

Il ruolo delle donne nella Prima Guerra Mondiale

Donne che portano i pantaloni: pronte a salire al Passo del Diavolo (Adamello), per commemorare un amico. (1922) Il 4 ottobre 2018, al Teatro Civico “M. Bortolozzi” di Manerbio, ha avuto luogo uno degli incontri firmati dal Comune, dal Gruppo Alpini e dal Club Alpino Italiano e intitolati: “La Grande Guerra: cento anni dalla fine del primo conflitto mondiale”. Il programma degli eventi cominciava dal 12 settembre e terminava l’11 novembre 2018.              La serata del 4 ottobre era dedicata a: “Il ruolo delle donne nella Prima Guerra Mondiale ” ed era tenuto dal dott. Fabrizio Bonera . Il relatore ha trattato del lato privato e affettivo dell’argomento: quello documentato da lettere e diari. Particolarmente interessante era però una fotografia del 1922: un gruppo di ragazze pronte a salire al Passo del Diavolo (Adamello), per commemorare un amico morto nel conflitto. Ciò che colpisce è il fatto che portino i pantaloni : cosa nient’affatto comune, all’epoca. Lo stesso fatto

"Antonella Fimiani - Donna della parola" di Vincenzo Calò

Dedicando questo saggio al padre, la Fimiani ci fa immaginare che attende ancora dal profondo un bagliore vitale, una rassicurazione propriamente, irrinunciabile, affinché gli eventi non risultino mai e poi mai campati in aria, senza poterci in effetti rinunciare… altrimenti avremmo a che fare con del bailamme privo di autenticità, la quale va assolutamente colta, nel buio.  Il testo mantiene un aspetto biografico, fondamentale per intercettare in primis la voglia di stringere dei concetti esistenziali, e non a caso una delle figure più care alla Hillesum, Julius Spier, si attivava concentrandosi sull’attitudine manuale dell’uomo tipo, come a ridisegnarne la faccia, accedendo così a dei virtuosismi mentali per scindere il vero dal falso e stabilire il divenire stando a quello che… già siamo! Al contatto con una figura maschile il sospetto gravava alla giovane prontamente sulla virilità, tanto da capacitarsi circa la serietà che forse disumanamente si prefiggeva snocciolando d