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Visualizzazione dei post da 2019

Vincenzo Calò intervista Rosi Brescia

  Rosi Brescia nasce il 21 Novembre del 1962 a Oliena (Nu). Figlia primogenita di un milite dell’Arma, trascorre la sua bella infanzia in Umbria e poi in Lucania. A quattordici anni l’accoglie la Puglia, precisamente Monopoli, dov’è radicata la famiglia Brescia. Sono tutti questi luoghi, i colori, i suoni, idiomi, le persone incontrate, conosciute, le mille storie ascoltate a portarla fin da piccola a esprimere la sua inventiva sul foglio di carta… una novelletta per Giocagiò, programma televisivo di fine anni Sessanta, è il suo primo tentativo di narrazione. Da ventisei anni è moglie di Ciro, suo coetaneo, e madre di Liliana, figlia desiderata da sempre, che la incoraggia in questa passione.  Benvenuta Rosi. Ti è mai capitato di gridare “Mai più!!!”? Interiormente senz’altro… in cinquantasette anni di vita di cose ne capitano. Per mia fortuna non è mai stato necessario un grido esteriore vieppiù liberatorio ma disperato. L’indipendenza ha un suo perché dove

Leggendo “Gli occhi di Asha”, di Alessandra Iannotta

La Iannotta travolge il lettore con la parola che comunque non esaspera proseguendo regolarmente per le vie di un romanzo incrollabile; con la protagonista, che in fondo sempre è Asha, in grado di pazientare per apprendere al meglio certe nozioni e bearsi di una luce nuova, sotto l’effetto di melodie necessarie per intensificarsi e sprigionare qualcosa d’incredibile, ch’equivale a un segreto dimenticato, che solo se preteso a pelle comporta la sconfitta di mali annebbianti la Coscienza, il raggiungimento in definitiva dell’animo umano.  L’entusiasmo nel fermare il tempo delle trasformazioni come a volerlo vivere, e ancor più alla vigilia di una   trasferta da compiere come ben poche, che richiede quindi una premurosità di gesti non indifferente, ebbene, il lettore può individuarlo… Maria sembrava di avere le idee ben chiare, non vedeva l’ora, istruitasi e acculturatasi con impegno e dedizione, di riprendere contatto con la sua autenticità terrena, fatta di frutti densi e di

Santa Lucia: un luminoso appuntamento al buio

Santa Lucia … Basta nominarla, per evocare nei bresciani alcuni dei loro migliori ricordi d’infanzia. La fanciulla luminosa e tintinnante, sul carretto tirato dall’asino, che omaggia i bravi piccini e getta la cenere negli occhi dei discoli… Ma com’è nata questa figura?              S. Lucia di Siracusa (III sec. - 13 dicembre 304) è una giovane martire cristiana. La sua storia viene tratta principalmente da un testo in lingua greca (inizio V sec.) e da uno in latino (fine V sec. - inizio VI sec.). Questi e altri dettagli sono disponibili su www.santiebeati.it . Secondo l’enciclopedia I Santi nella Storia (2006, Edizioni San Paolo, vol. XII),   la martire, figlia di una nobile famiglia siracusana, era già promessa sposa, quando si convertì al Cristianesimo. Optò per la verginità consacrata, cosa che le costò la denuncia come cristiana da parte del fidanzato. Subì diverse torture, prima di essere messa a morte. Divenne così una vittima della persecuzio

In arrivo a Manerbio "Coppia aperta, quasi spalancata"

Come annunciato anche dallo scorso numero di “Paese Mio Manerbio”, è in arrivo al Teatro Civico “M. Bortolozzi” la rassegna 2019-2020: “Altro… che Piccolo Teatro!”  Il titolo è ovviamente un gioco di parole sulla denominazione abituale dell’edificio. Quel palcoscenico dalle dimensioni così contenute ospiterà la grandezza di testi tratti dal meglio della commedia contemporanea. L’organizzazione è stata curata dalla direzione artistica della compagnia manerbiese “Le Muse dell’Onirico”.     La prima rappresentazione si terrà sabato 14 dicembre 2019, con Coppia aperta, quasi spalancata di Dario Fo e Franca Rame. Sarà inscenata da “I Mattattori”, con la regia di Max Zatta. Luisa Zappa e Luigi Colombo, con la partecipazione di Daniele Civelli, daranno vita a una coppia di coniugi italiani negli anni Settanta. Le conseguenze del Sessantotto e le riforme del decennio ad esso successivo hanno influenzato profondamente anche il loro modo di vivere il matrimon

S. Caterina fra Alessandria e Manerbio

Nella chiesa parrocchiale di S. Lorenzo a Manerbio , uno degli altari laterali ospita una pala raffigurante la Madonna in gloria col Bambino e i santi Caterina d’Alessandria e Vincenzo Ferrer (Camillo Rama, 1576 – 1630). Nella prima metà del XVIII secolo, esso era affidato a due curati, titolari dei rispettivi benefici. Uno di loro, Nicola Cé , ha lasciato un diario (1739 – 1780), conosciuto come Jus Sancte Catharine Cum multis aliis Notitijs. Esso è stato pubblicato nel 2004 per interessamento dell’amministrazione comunale di Manerbio, nel quadro del progetto editoriale “Quaderni Manerbiesi”.              Attualmente, la devozione a S.Caterina d’Alessandria (III – IV sec.) è assai pallida, anche per via dell’incertezza dell’esistenza storica del personaggio. Di lei parlano una Passio greca (VI – VII sec.), il manoscritto Claromontano di Monaco (VIII – IX sec.) e a lei accennano alcuni codici posteriori. Grande è la sua fortuna iconografica, che la ve

Leggendo “Il desiderio di Emma”, di A.S.Twinblack

Emma materialmente non era sopra le righe, eppure intorno aveva lo sfarzo, appurandolo momentaneamente, un po’ come in quel film, La grande bellezza …   sul punto di mettere in pratica una perdizione, a dir poco improponibile nella vita reale, impensabile dai più. In Lei (purtroppo?) continuava a scalpitare il cuore di una ragazzina abile ad ammiccare, a recitare una parte, sapendo improvvisamente di attrarre con stile, col tratto estetico ad accentuarle l’autostima in vista di ciò che voleva fare.  La sicurezza consiste al massimo nell’attimo da cogliere, nel muoversi, per una donna stimolata da un linguaggio volgare ma deciso, così da fremere dimenticando, ingorda, la sua immagine sdoganata con ancestrale pudore, con quell’ipocrisia di fondo   che demonizza capricci e avventure. David provando a far rientrare il momento nell’ordinarietà delle cose la irretiva un bel po', ma proprio percependo il benché minimo disagio nella donna ricostituiva u

Vincenzo Calò intervista il cantautore Max Arduini

Max Arduini è ravennate di nascita con una lunga gavetta nell'underground romagnolo a cui si ispirano i suoi testi di cronaca e gli argomenti di interesse sociale.   Il suo stile viene avvicinato da alcuni critici a quello dello chansonnièr e Il suo sound è in grado di cingere vari generi, dal blues al rock sino al folk, unendo la tradizione cantautorale italiana da originale songwriter.  Ha partecipato più volte a “Demo, l'Acchiappatalenti” classificandosi 2º nell'edizione 2010/2011 con il brano ... Che proprio in Via D'Amelio dopo essersi esibito dal vivo negli studi di Saxa Rubra (Rai). Nel Marzo 2011 è tra gli artisti selezionati al Buskers Antimafia Festival nella Giornata Nazionale Della Musica Contro La Mafia indetta dall'associazione Libera di Don Ciotti con un brano dedicato a Paolo Borsellino e alla sua scorta. Colleziona negli anni una notevole attività concertistica che lo vede il 2 dicembre 2011 ad aprire il conc