La chiamavano “Bocca di Rosa”, dell’altra non è rimasto il nome; ma che presto fosse andata in sposa è noto senza “perché”, né “come”. Non ebbe tempo nella stazione del paesino di Sant’Ilario, ma avvertì una nuova stagione muover per l’aria del suo lunario. Ignorava l’amore per noia, tantopiù quello per professione; l’era pur toccata qualche gioia, se non proprio la vera passione: quella passione che conduce spesso a soddisfare le proprie voglie, senza saper che non è lo stesso concupir marito oppure moglie. A lei diedero buoni consigli, perché non desse cattivo esempio; capì alla fine ch’eran famigli d’un dio pagato per star nel tempio. Così imparò ad abbandonare quelle comar senza iniziativa, che scaldavano le anime amare al fuoco fatuo dell’invettiva. Quando a lei pure Bocca di Rosa rubò lo sposo in un soffio d’alba, lei ripercorse, discreta e ascosa, l’orme di lui sulla via scialba. A quel rumor d’insolito...
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