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Visualizzazione dei post da giugno, 2015

La vergine di ferro - I,2

Parte I: Labirinti 2. Isabella aprì la cartelletta e compulsò i fogli scarabocchiati con le liste di nomi da imparare a memoria e le mappe concettuali. Grazie agli esercizi del corso, la sua memoria e la sua capacità di riorganizzare i pensieri erano migliorate in modo sorprendente. Si era ritrovata più volte a memorizzare elenchi di pietanze sui menu e titoli di paragrafi per puro divertimento. Questo – beninteso – non la salvava dal fatto di essere una deliziosa ingenua, collezionista di aneddoti sul paranormale e sull’occulto, che scriveva poesie surreali e cambiava passione intellettuale e politica come altri cambiavano le camicie.              In quel periodo, era in fase egizia: si allungava gli occhi con la matita e indossava ciondoli a forma di ankh . Stava però già pensando ad abiti candidi e ornati di finte piume, in omaggio al sempiterno Lago dei cigni.             L’ariosa sala conferenze si era riempita per l’ennesimo incontro di quel corso (che costava

Da un’autrice manerbiese: “La biblioteca di Belisa”

Decisamente, fa piacere aprire un giornale e trovare queste cose... Altri auguri di buon compleanno alla mia bimba, La biblioteca di Belisa !  La casa editrice Limina Mentis di Villasanta (MB), nel 2015, ha pubblicato una raccolta poetica dal titolo La biblioteca di Belisa (collana: Ardeur 52). L’autrice è una venticinquenne manerbiese, Erica Gazzoldi. Nel 2011, era uscito il suo primo libro di versi, La tessitrice di parole (Marco Serra Tarantola Editore, Brescia). In esso, le poesie erano incorniciate da alcuni brani in prosa, che riportavano il dialogo immaginario fra un anonimo personaggio maschile e, per l’appunto, una Tessitrice di parole. La biblioteca di Belisa riprende questa formula, ma in un volume di più ampio respiro. Stavolta, il personaggio-guida è Belisa, una ragazza che vive in una biblioteca ove “ogni cosa è come la flora d’un bosco” e “si respira la Vita” (pag. 1). I volumi da lei raccolti coincidono con le diverse sezioni della silloge. “Un Eden discreto” è

“Nel mezzo del cammin” col Pedibus di Manerbio

Il Pedibus è il noto servizio che, nella bella stagione, il Comune di Manerbio offre ai bambini delle scuole elementari. Ogni anno, volontari adulti attendono i piccoli in cinque fermate e li accompagnano a piedi ai cancelli dei due istituti locali, quello statale e quello parrocchiale. Il 2015 ha visto una novità: è il 750° anno dalla nascita di Dante Alighieri (1265 – 1321) e il Comune ha voluto che anche gli scolari più piccoli ne avessero notizia. Perciò, la consigliera comunale Annamaria Bissolotti ha contattato una neolaureata manerbiese e l’ha incaricata di organizzare un’attività a tema per i bambini del Pedibus. L’iniziativa è stata battezzata con le prime parole della “Divina Commedia”: “Nel mezzo del cammin…”              Dal 20 aprile al 25 maggio 2015, a scadenze settimanali, la volontaria addetta si è presentata alle varie fermate per raccontare, in breve, chi fosse Dante: «Era un poeta di Firenze nato settecentocinquant’anni fa. Ai suoi tempi, chi aveva studiato sc

Virginia Woolf fra diari, ghinee e spazi creativi

Si è chiuso in bellezza, all’I.I.S. “B. Pascal” di Manerbio, il ciclo di conferenze: “L’universo femminile: vita e pensiero nella diversità di genere”. La prof.ssa Rosaria Tarantino, a nome dell’associazione locale “Donne Oltre”, ha presentato le ultime due conferenze, entrambe dedicate a Virginia Woolf (1882 – 1941). Sorella della pittrice Vanessa Bell, è nota per aver animato il gruppo letterario che prese il nome dalla sua casa nel quartiere londinese di Bloomsbury. Conobbe grandi personalità dell’epoca, come l’amica-rivale Katherine Mansfield e T.S. Eliot. Col marito Leonard Woolf, fondò la casa editrice Hogarth, che pubblicò anche l’opera completa di Sigmund Freud. L’altro grande amore di Virginia fu la nobildonna Vita Sackville – West. Colpita da periodiche crisi psicotiche, la scrittrice morì suicida. Alessandra Pigliaru e Rosaria Tarantino             Dapprima, ha parlato di lei Alessandra Pigliaru, cultrice di materia in Storia della Filosofia all’Università di Sassar

Viva la democrazia

«Dunque…» si schiarì la voce Tizio, sorseggiando un imprecisato liquore rossastro «quello che volevo dirti è che chi ha compreso come funzioni la democrazia non ha più bisogno di invocare dittature».             «Ecco» intercalò Caio. «È proprio su questo punto che avrei bisogno di chiarimenti». Tizio posò il bicchierino sul tavolo del salotto e raddrizzò un poco la postura sulla poltrona. «Sai bene che la democrazia si basa, essenzialmente, su quel principio: la maggioranza vince. Ora, se io solo mi affacciassi a quel balcone…» e indicò la porta-finestra che dava sul giardino «e proclamassi che alcuni sono più uguali degli altri , escludendo questi altri da qualche diritto civile o politico, sarei linciato come dittatore. Ma nessuno avrà da ridire, se sarà il popolo sovrano a farlo. Anzi, chiunque protestasse sarebbe accusato di voler esser un lobbista indottrinatore e le masse insorgerebbero per difendersi dall’imposizione di un’ideologia ». Caio si accigliò: «I cittadini

Una terza via per l'Occidente

“La dottrina dell’intuizione immediata è tipica dello Zen. Se i greci ci hanno insegnato a ragionare e i cristiani a credere, lo Zen ci insegna ad andare oltre la logica e a non indugiare neppure quando ci troviamo di fronte a «ciò che non si vede». La prospettiva dello Zen è infatti quella di un punto di vista assoluto, nel quale non c’è spazio per il dualismo, qualunque forma assuma. La logica nasce dalla separazione fra soggetto e oggetto, la fede distingue ciò che viene visto da ciò che non viene visto. Il modo di pensare degli occidentali non potrà mai eliminare questo eterno dilemma: questo o quello, ragione o fede, uomo o Dio e così via. Nello Zen tutto ciò viene cancellato perché confonde la nostra intuizione della natura, della vita e della realtà. Lo Zen ci conduce nel regno del Vuoto e della Vacuità dove non domina alcun tipo di concettualismo, dove gli alberi crescono senza radici e una brezza salutare spazza via ogni impurità.”  DAISETZ T. SUZUKI Da: Lo Zen e l

Echi

Da poco, è stata pubblicata l'enciclica di Papa Francesco intitolata  Laudato si' . E, nemmeno a farlo apposta, così ho letto nella riedizione e traduzione di un saggio del 1959:  Lo Zen si prefigge di rispettare la natura, di amarla, di condividerne la vita. Riconosce che la nostra natura coincide con la natura oggettiva, non in senso materialistico ma nel senso che la natura vive in noi e noi nella natura. Per questo motivo, l'ascetismo zen privilegia la semplicità, la frugalità, la franchezza, la virilità, evitando in ogni modo di sfruttare la natura per fini egoistici. C'è chi teme che l'ascetismo porti a un abbassamento del tenore di vita. Ma, a essere franchi, perdere la propria anima è più che accumulare beni in questo mondo. Non siamo forse costantemente impegnati a portare la guerra in qualsiasi angolo della terra per accrescere o preservare il nostro prezioso tenore di vita? Se proseguiremo così, finiremo senza dubbio per distruggerci a vicenda, non

Il poeta contro Golia

“Lo spirito moderno dell’analisi scientifica e della meccanizzazione non lascia celato alcun mistero, mentre parrebbe che la poesia e lo haiku non riescano a fiorire senza misteri o senso di meraviglia. Il problema della scienza sta nel fatto che fa di tutto per non lasciare spazio all’incerto o all’indefinito, vuole vedere ogni cosa in maniera chiara, odia ciò che non viene analizzato e rivelato. Dove domina la scienza, l’immaginazione deve battere in ritirata. Per fortuna, però, la scienza non è onnisciente né onnipotente e non mancherà mai lo spazio per lo haiku, e la poesia continuerà a prosperare.              Tutti noi uomini dei tempi moderni siamo messi di fronte alla cosiddetta «verità dei fatti», alla «dura realtà», altrimenti detta «verità oggettiva», che tende a fossilizzare la nostra mente. Dove non c’è tenerezza né soggettività, la poesia muore; dove domina una vasta distesa di sabbia, non crescerà mai una rigogliosa vegetazione.” DAISETZ T. SUZUKI Da: Lo Z

Brevitas

“Prima di procedere, vorrei aggiungere qualcosa sullo haiku, la forma più breve di poesia che si possa trovare in letteratura a livello mondiale. Consiste di diciassette sillabe, nelle quali vengono condensate alcune delle emozioni più sublimi che gli esseri umani siano in grado di provare. Qualche lettore, forse a ragione, si è chiesto come sia possibile che una sequenza di parole così breve possa esprimere un moto profondo della mente. Milton non ha forse scritto il Paradiso perduto ? E Wordsworth Presagi di Immortalità ?  Dobbiamo però ricordare che «Dio» si è limitato a pronunciare «E luce sia» e, a opera compiuta, ha semplicemente osservato che la luce era «buona». Così, ci viene detto, è stato creato il mondo, questo mondo nel quale eventi grandiosi di ogni genere hanno avuto luogo dopo un inizio avvenuto in una maniera tanto semplice. «Dio» ha usato pochissime sillabe, ma la sua opera è stata realizzata con successo. Quando Mosè chiese a Dio con quale nome avrebbe dovuto

La vergine di ferro - I, 1

Esce, oggi, la prima puntata de La vergine di ferro, un odierno  feuilleton ambientato in una Pavia rivestita di colori vagamente gothic. Ringrazio Martina Manfrin e il suo  Feuilleton 2.0 , che mi ha dato lo spunto per questo nuovo filone creativo. La vergine di ferro Parte I: Labirinti 1. Nello studio luminoso del dott. Michele Ario, il ragazzo irruppe trafelato.             «Cosa c’è, Raniero?» gli fece il dottore, accigliandosi. «La… la defunta è scomparsa dalla camera mortuaria» riuscì a esalare l’altro.  Ario sospirò, versandosi dell’acqua: «Ho sempre detto che era una ragazza troppo vivace». Alzò gli occhi e li fissò in quelli sbarrati del giovane. «Bevi un goccio anche tu». Raniero, senza batter ciglio, prese il bicchierino di plastica che il dottore gli porgeva e inghiottì due sorsate d’acqua. Con un gesto della mano, Ario gli indicò la poltroncina di fronte alla sua scrivania. L’altro si sedette.              «Dimmi» riprese il più anzian

Esce "La biblioteca di Belisa"

Nuntio vobis gaudium magnum: dopo una lunga e trepidante gestazione, è venuta alla luce La biblioteca di Belisa. Si tratta della mia terzogenita, dopo  La tessitrice di parole   e  Il cerchio d'argento . Non aggiungo altro... Vi lascio al piacere della scoperta! Ha un odore di legno e di quiete. Il sole vi stilla dalle tende e vi si coagula in parvenze di sussurri. Nulla che ricordi la polvere, l’umore ingiallito di altre biblioteche. Qui, ogni cosa è come la flora d’un bosco. Qui, si respira la Vita.             “Cosa t’interessa, esattamente?” Lei mi parla da una poltroncina in vimini, densa nel riquadro della finestra. Belisa. “Belisa”, forse “Crepuscolario”, come la chiamava Isabel Allende per bocca di Eva Luna.             “Non lo so…” Sono entrato per curiosità, non per oculata ricerca. Se ricerca è la mia, è totale, infantile –come dita tenere che cercano di stringere il mare.             Mi ricordo di Rolf Carlé, che chiedeva storie alla sua Eva Luna, riposando

Simone Weil: un tesoro all’I.I.S. “B. Pascal”

Dopo María Zambrano e Hannah Arendt, all’I.I.S. “B. Pascal” di Manerbio è stato presentato un terzo affascinante ritratto femminile: quello di Simone Weil (Parigi 1909, Ashford 1943). Di lei è stata detta qualunque cosa: filosofa, storica, mistica, operaia, contadina, miliziana anarchica. Per far conoscere questi molteplici volti, la prof.ssa Rosaria Tarantino ha coinvolto Monica Cerutti Giorgi: docente di Storia e Filosofia, studiosa del pensiero della differenza sessuale. L’incontro si è svolto il 15 maggio 2015 ed è stato il terzo del ciclo “L’universo femminile: vita e pensiero nella diversità di genere”, organizzato dal “B. Pascal” e dall’associazione locale “Donne Oltre”, col patrocinio dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Brescia e la collaborazione del Comune di Manerbio.             La conferenza era intitolata: “Il tesoro di Simone Weil – Scritti di vita e di pensiero”. Il “tesoro” sarebbe la quantità immane di detti scritti, quasi tutti pubblicati postumi. La Cerutti

La Festa del Salame

Manerbio, a tutt’oggi, non è ancora rinomata per alcun prodotto alimentare tipico. Ma può facilmente far proprio il celeberrimo salame bresciano, frutto del tradizionale allevamento di suini in zona. Così, già da sei anni, questo salume rustico e saporito diventa il protagonista di una piccola cuccagna locale: la Festa del Salame, appunto. Il teatro dell’evento è il Bar Borgomella, in via S. Martino del Carso. Antonella Gennari e Giovanna Rongoni, le titolari, concepirono l’idea nel 2010, quasi per caso. Alla prima edizione, parteciparono i norcini della zona. Per arricchire l’interesse della festa con un concorso, era necessaria una giuria. All’appello del Bar Borgomella, rispose così l’ONAS: Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Salumi. Ne fanno parte appassionati buongustai e titolari di salumifici. Ciascuno di loro deve seguire un corso di formazione quinquennale. La valutazione dei salumi in concorso segue, poi, uno schema ben preciso, formulato in schede preformate. La degu

La Via della Seta, fra passato leggendario e attualità internazionale

Un esempio di argille dipinte delle Grotte di Mogao: Grotta 328, epoca della Dinastia Tang (618 - 907). La LUM (Libera Università di Manerbio) ha deciso di dedicare due incontri ai continenti del presente e del futuro, l’America e l’Asia. A quest’ultima è stata riservata la lezione del 23 aprile 2015: La Via della Seta. Dalle rotte carovaniere alle autostrade della globalizzazione. Per l’occasione, il Teatro Civico “Memo Bortolozzi” ha ospitato Luigi Gorini, caposervizio presso il Giornale di Brescia nel campo degli esteri. “Via della Seta” ( Seidenstrasse ) è il nome che Ferdinand von Richthofen diede, alla metà del XIX secolo, all’insieme di strade e rotte marittime, note fin dall’antichità, che collegavano le regioni mediterranee all’Asia. L’ “inaugurazione ufficiale” avvenne nel 138 a.C., quando l’imperatore Wu Di della dinastia Han inviò l’ambasciatore Zhang Qian a cercare un’alleanza con gli Yüeh Chi contro i nomadi Xiongnu.  Lungo segmenti della “Via”, correva non solo l