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Visualizzazione dei post da gennaio, 2015

Otto moderne esperienze sull’illuminazione

Sanbo-ji - Eremo zen di montagna a Berceto (PR) La parola “illuminazione” sa d’arcano, per il lettore occidentale medio. Essa evoca un Estremo Oriente vagamente connotato da templi e campane tibetane, coi suoi saggi decantati, ma “inattuali”.             Per questo, Philip Kapleau si premura di esporre otto esperienze modernissime di cosa sia l’illuminazione nel Buddhismo zen. Lo fa nel suo saggio The Three Pillars of Zen (Anchor Press, New York, 1965). In Italia, è stato tradotto da Nazareno Ilari: I tre pilastri dello Zen. Insegnamento, pratica e illuminazione, (“Civiltà dell’Oriente”), 1981, Ubaldini Editore.             Il cap. 5 riporta i resoconti scritti degli interpellati: K. Y., funzionario giapponese; P. K., ex-uomo d’affari americano; K. T., giardiniere giapponese; C. S., impiegato governativo giapponese in pensione; A. M., insegnante americana; A. K., assicuratore giapponese; L. T. S., artista americana; D. K., casalinga canadese.             Queste otto figure

Tre amiche al bar

Il locale, in quella piccola città, si può considerare “storico”, dato che è stato riaperto dopo decenni. È stato il fulcro della “vita sociale” in tempi di vacche magre; ora, in un’epoca se non di vacche magre, quantomeno di giovenche sfiorite, alcuni ragazzi pieni di buona volontà l’hanno ristrutturato (un solo piano dei tre originari) e ne hanno fatto un delizioso caffè-ristorante dall’afflato vintage.             La neolaureata di venticinque anni è lì per caso. Parla col cassiere senza aver ordinato niente. È solo ripassata, dopo aver fatto fotografie e interviste sulla riapertura del locale storico. Poi, si volta. Perché c’è una voce che lei conosce bene.             A uno dei tavolini, è seduta una sua professoressa dei tempi del liceo, assieme a una signora che dimostra un’età leggermente superiore alla sua. Chiacchierano amabilmente, accese dalle cioccolate con panna che si sono concesse. La professoressa vede la ragazza: «Oh… ciao, cara! » Le due amiche al bar diventan

La maschera e il volto

"Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità." Mt 7, 21-23.

Ubi minor...

“In quel tempo, Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare…»” Mt. 11, 25-27

Una follia

“«In tal modo, torniamo nuovamente alla distruzione dell’Anello», disse Erestor, «e senza aver fatto alcun passo avanti. Quale forza abbiamo per trovare il Fuoco ove esso fu forgiato? È la via della disperazione… della follia direi, se la profonda saggezza di Elrond non me lo impedisse».             «Disperazione o follia?», disse Gandalf. «Non è disperazione, perché la disperazione è solo per coloro che vedono la fine senza dubbio possibile. Non è il nostro caso. È saggezza riconoscere la necessità quando tutte le altre vie sono state soppesate, benché possa sembrare follia a chi si appiglia a false speranze. Ebbene, che la follia sia il nostro manto, un velo dinanzi agli occhi del Nemico! Egli è molto saggio e soppesa ogni cosa con estrema accuratezza sulla bilancia della sua malvagità. Ma l’unica misura che conosce è il desiderio, desiderio di potere, ed egli giudica tutti i cuori alla stessa stregua. La sua mente non accetterebbe mai il pensiero che qualcuno possa rifiutare il

Sancta fragilitas

“«Vedete, Maravì, l’amore è un rapporto, non un possesso. E un rapporto è reciproco e libero, non si impone. Né si può pretendere che duri nel tempo: può durare oppure essere brevissimo. Ma nel momento in cui si attua realizza la libertà di tutti e due gli amanti. Il possesso invece dura anche tutta la vita, ma uno dei due è schiavo». E dopo una pausa soggiunse: «Vedete quelle orme che si perdono verso la valle? sono di qualcuno che se n’è andato. Ma potrebbe anche tornare. E se torna, è perché lo vuole».”  Da: Laura Mancinelli, “I dodici abati di Challant”, in: I dodici abati di Challant. Il miracolo di santa Odilia. Gli occhi dell’imperatore, Torino 1995, Einaudi, p. 84.

Madonne nere

Notre-Dame de Montserrat (XII sec.) Sono maestose, affascinanti. E, soprattutto, oscure. Quelle che Petra van Cronenburg chiama Madonne nere (Roma 2004, Edizioni Arkeios) sono soltanto quelle scolpite dal 1050 circa fino al XIII secolo, ritrovabili in numerose località della Francia e lungo il cammino verso Santiago de Compostela.             Petra van Cronenburg si è laureata in teologia all’Università di Tubinga. Ha gestito per anni un’agenzia giornalistica, interessandosi di medicina naturale e di metodi sperimentali di diagnosi. In Polonia, ha collaborato a un film-documentario sulle donne del posto. È autrice di un libro sul “mistero di Mont St. Odile”, ovvero sui legami tra le leggende che circondano questo monastero alsaziano e i culti precristiani. Si occupa di media e di progetti per il web. Tutte queste esperienze si ritrovano nel suo volume sul culto delle Vergini scure.             Il loro periodo di massima fioritura è collocato dalla van Cronenburg dal X fino all

Il sottile inganno - 3

“Un’antica massima Zen dice che restare attaccati alla propria illuminazione è una malattia in tutto simile al possesso di un ego eccessivamente attivo. In effetti, più è profonda l’illuminazione, più grave sarebbe questa malattia. Nel caso di Yaeko io ritengo che i sintomi più evidenti sarebbero dovuti scomparire nel giro di due o tre mesi, quelli meno evidenti, nel giro di due o tre anni e quelli più insidiosi, entro sette o otto anni. Tali sintomi sono meno gravi in chi possiede un animo gentile come Yaeko, ma in alcune persone sono veramente ripugnanti. Coloro che praticano lo Zen dovrebbero guardarsene con cura. La mia stessa malattia è durata circa dieci anni. Ahimè!” Da: Philip Kapleau, I tre pilastri dello Zen, (“Civiltà dell’Oriente”), Roma 1981, Ubaldini Editore, p. 296.

Lettera aperta a donna Prassede

Cara donna Prassede,  mi rivolgo a te pensando a una moltitudine. Perché ci sono “donne Prassedi” maschi e femmine, vecchie e giovani, frustrate e di successo, insipide e affascinanti, umili e altolocate, cristiane, atee e perfino buddhiste, come fa intuire Philip Kapleau . Sotto tutte queste forme hai incrociato la mia strada, sia pur durante una vita breve. Per questo, credo di potere – e dovere – parlarti a chiare lettere.             Di te, si può dire che non sei ipocrita. Non fai nulla per apparir migliore di quel che sei. Agisci d’impulso e (come bene afferma Antonia Pozzi) l’impulsivo non può essere insincero. Sei tanto trasparente che è fin troppo facile disgustarsi di te – o esserti grati. La povera Lucia Mondella deve aver provato entrambi i sentimenti.             Sei ottimista, anche. Ti muovi perché credi che il tuo intervento sia efficace nel migliorare le condizioni di vita altrui. Non sarai mai qualunquista o nichilista, se non forse a prezzo d’una cocentissi

Il sottile inganno - 2

“Chi pensa di essere buono e compassionevole non possiede nessuna di queste qualità. Il fatto che voi non siate più cosciente di questi sentimenti dimostra quanto profondamente essi siano radicati in voi.             Vi sono molte persone che passano la vita ad aiutare i bisognosi e a sostenere quei movimenti che si propongono il miglioramento della società. Questo fatto non dovrebbe essere disconosciuto. Ma la loro ansia radicale, causata dalla falsa opinione di sé e dell’universo, non trova conforto e tormenta il loro cuore privandoli di una vita ricca e felice. Coloro che sostengono e si impegnano in tali attività di miglioramento sociale si considerano, consciamente o inconsciamente, moralmente superiori e perciò non si preoccupano di purificare la propria mente dall’avidità, dall’ira e dai pensieri sorti dall’illusione. Ma viene il momento in cui, spossati dalla loro incessante attività, non possono più nascondere a se stessi la loro ansia nei riguardi della vita e della morte.

La Dea Satira

Maledizione

“Non presso chiari fiumi ma in riva a tristi fossati sostammo dove immerger le mani era smarrirle sotto la mota pullulante dal fondo – Ed il verde degli olmi era lucente nella calura – erano freschi i fiori di prato – e d’altri fiori s’illudeva strenuo il cuore. Ma quell’acqua fangosa traversava la via – quell’odore corrotto solcava l’alito della nostra tenerezza dolente – né potevamo noi sventare quella maledizione della terra – né potevamo soffocare la voce arcana piangente –siete perduti – 12 maggio 1933” ANTONIA POZZI

M5S contro Sblocca-Italia. La battaglia per il territorio bresciano

Il 16 gennaio 2015, nella Sala Civica del Comune di Manerbio, ha avuto luogo un incontro informativo organizzato dal MoVimento 5 Stelle di Manerbio, Orzinuovi, Roccafranca e Isorella. Sono intervenuti Ezio Corradi, vicepresidente del Coordinamento Comitati Ambientalisti Lombardia, e Andrea Fiasconaro, Consigliere del M5S in Regione Lombardia e segretario della Commissione Permanente “VI Commissione – Ambiente e protezione civile”.             L’incontro riguardava le ricerche di petrolio e i depositi artificiali di metano realizzati da tempo in Lombardia e che il decreto Sblocca-Italia , emanato dal governo Renzi , promette di infittire. Secondo l’assessore regionale all’Ambiente, Claudia Terzi, gli impianti di stoccaggio del gas aumenterebbero il rischio di terremoti. Il timore è causato dai risultati cui è pervenuta la commissione ICHESE (International Commission on Hydrocarbon Exploration and Seismicity in the Emilia Region), che ha indagato il nesso fra il recente terremoto i

Il sottile inganno

“A rigor di termini, persino il Bodhisattva Kannon si può dire che è attaccato alla compassione, altrimenti sarebbe un Buddha libero da ogni attaccamento. Chi si lascia ossessionare dall’idea di aiutare gli altri si sente costretto a recare aiuto a quanti potrebbero farne invece a meno. Consideriamo una persona povera che conduce una vita semplice. Offrirle delle ricchezze inutili al suo modo di vivere la porterebbe alla rovina. Questo non sarebbe affatto amore. Un Buddha è compassionevole, ma non è ossessionato dal desiderio di salvare gli altri.” Da: Philip Kapleau, I tre pilastri dello Zen, (“Civiltà dell’Oriente”), Roma 1981, Ubaldini Editore, p. 112.

Amor fati

“Quando dal mio buio traboccherai di schianto in una cascata di sangue – navigherò con una rossa vela per orridi silenzi ai cratèri della luce promessa. 13 maggio 1937” ANTONIA POZZI

Oltre la gloria

Per la prima volta a Manerbio, Sergio Rubini ha presentato un monologo in occasione del centenario dell’entrata dell’Italia nella Grande Guerra. Questa è stata una tappa della tournée dell’attore in area bresciana. Il 9 gennaio 2015, nel Teatro Politeama, la sua voce ha fatto rivivere un estratto dei diari di Giulio Douhet (Caserta, 30 maggio 1869 – Albano, 14 febbraio 1930). Lo spettacolo era intitolato Oltre la gloria. Gli scritti in questione sono raccolti, insieme ad altri, sotto il titolo La 5^ divisione alpina sul fronte della Valcamonica. Noto per la sua attenzione al ruolo dell’aeronautica militare e al suo raffinamento tecnico, Douhet compare qui come capo di stato maggiore. I brani letti da Rubini sono relativi a ciò che avveniva sul Passo del Tonale, dopo che l’Italia era entrata in guerra contro l’Austria. Con la forza polemica e l’acume che gli sarebbero costati un anno di fortezza a Fenestrelle, Douhet denunciò a più riprese le negligenze, l’impreparazione e l’ecc

Attenti al lupo mannaro

La vulgata vuole che i lupi mannari diventino tali solo in seguito al morso di un loro simile. Giusto. La violenza è figlia di altra violenza. Se vi rivolgerete a un criminologo, probabilmente vi spiegherà che, alle radici di molti comportamenti delittuosi, c’è l’esperienza di un sopruso, intorno al quale il soggetto ha costruito una visione della società basata sulla necessità della violenza per sopravvivere.             Il mostro è, prima di tutto, una vittima. Però, attenzione, crocerossini improvvisati e aspiranti martiri: questa vittima ha zanne e artigli. Questa vittima ha un lato feroce che esplode regolarmente e ineluttabilmente. Non è cosa che possiate fermare con le vostre carezze. Lasciate fare a chi padroneggia sortilegi e pallottole d’argento.             Ma a voi, vittime innocenti del vostro buon cuore, non si può realmente rimproverare alcunché. A farmi vomitare sono altri: i pietisti in cachemire che cinguettano sui poveri lupacchiotti, fra un cocktail e una

La profezia di Frollo

“La scrittura a mano è inadatta alle esigenze del mondo moderno” biascica Tizio, leggendo un articolo di giornale sulla diffusione dei computer nelle scuole.             Io taccio. E prendo la penna stilografica. Ne ho due. Con la più fine, scrivo le mie lettere, talvolta imbevute di profumo. Sulla mia scrivania, invece, ci sono quelle che ho ricevuto –ciascuna tanto cara che avrebbe potuto essere stata scritta col sangue. Nel mio cassetto, c’è un pennino comprato a Firenze, con tanto di fiammante penna d’oca. Forse sintetica. Ma il proprio dovere lo fa. Con una penna stilografica, vergo queste righe, che si tradurranno poi in kilobyte, per viaggiar più leggere.             «Questo ucciderà quello» profetizza l’arcidiacono Frollo in Notre-Dame de Paris. Ha di fronte a sé un incunabolo; il suo macabro monito fissa negli occhi la cattedrale gotica, libro in pietra nel quale si è scritta una civiltà e che Victor Hugo conobbe come un quasi-rudere. La profezia di Frollo è sulla pagin

Fantasmi

Ritualità. Attaccamento alle radici, ai luoghi simbolici, alle date significative. Memoria. Identità. Romanticismo –o vampirismo. Immortale odio o immortale amore. Eterna fissità che è, allo stesso tempo, una fragilità fatale. Chiunque sia vagamente appassionato di romanzi gotici sa che queste sono le caratteristiche di base dei fantasmi.             La loro esistenza fa parte dell’ economia dell’universo. Tutto è impermanente. I fantasmi sono i travolti dall’impermanenza. Per loro, i vivi sono stronzi, perché, nella loro foga e nel loro moto inarrestabile, travolgono tutto quello di cui gli spettri hanno bisogno.             La morte è insopportabile per chi non riesce a vivere (Cccp). I fantasmi esistono. Non possono fare a meno di esistere. Se ne rendono conto con costernazione e sorpresa, ogni giorno della loro perpetua notte. Si alzano dai propri letti, per combattere –anche loro – contro una morte: l’oblio, la perdita di identità, l’omologazione. Non vogliono diventare