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Visualizzazione dei post da marzo, 2013

Le rondini

    Le rondini non sono sciolte. Seguono i fili ferrei dell’aria e rotaie sono i loro cuori terribili. Il mondo è grande nel cerchio dei loro nidi.   Forse, libertà è questo.   Finalista al Premio internazionale di poesia "Alda Merini", 2^ edizione, 2012, sezione “Inediti Poesia”. 

La macchina del fango

“Da un po’ di tempo vivo come una sorta di ossessione, un’ossessione che riguarda la macchina del fango, il meccanismo con cui si arriva a poter diffamare qualsiasi persona. E ho quest’ossessione perché sono nato in una terra in cui chiunque abbia deciso di ostacolare la criminalità organizzata ha sempre subìto questa sorta di delegittimazione totale. Persino chi viene ucciso, chi è morto e caduto per contrastare le mafie, viene diffamato. E quindi sono sensibile, ho come il nervo scoperto verso questo meccanismo. […] Cosa succede in Italia quando si dà fastidio a chi comanda? Si attiva una macchina fatta di dossier, di giornalisti conniventi, di politici faccendieri che cercano attraverso media e ricatti di delegittimare i rivali. […] Qualunque sia il tuo stile di vita, qualunque sia il tuo lavoro, qualunque sia il tuo pensiero, se ti poni contro certi poteri questi risponderanno sempre con un’unica strategia: delegittimarti.” ROBERTO SAVIANO   Da: Roberto Saviano, “La m

Ut mafia nobilitas

“ Nobile. È egli però possibile, animale, che tu non ti avveda di quanto celebri, quanto illustri, e quanto grandi uomini sieno stati questi miei avoli?             Poeta. Io giurovi ch’io non ne ho udito mai favellare. Ma che hann’eglino però fatto cotesti sì celebri avoli vostri? Hanno eglino forse trovato la maniera del coltivare i campi; hanno eglino ridotti gli uomini selvaggi a vivere in compagnia? Hanno eglino forse trovato la religione, le leggi e le arti che sono necessarie alla vita umana? S’egli hanno fatto niente di questo, io confessovi sinceramente che cotesti vostri avoli meritavano d’essere rispettati da’ loro contemporanei, e che noi ancora non possiamo a meno di non portar riverenza alla memoria loro. Or dite, che hanno eglino fatto?             Nobile. Tu dei sapere che que’ primi de’ nostri avoli prestarono de’ grandi servigi agli antichi nostri principi, aiutandoli nelle guerre ch’eglino intrapresero; e perciò furono da quelli beneficati insignemente e rend

Gazza ladra

  "Ho lasciato in giro briciole di pane per non sprecarle e dopo, il giorno dopo, non le ho trovate più; e tante volte, invece, erano ancora sparse: hai scordato di passare, non avevi fame oppure battaglie lontane ti hanno impedito di mangiare: te ne aggiungo; rinuncio a spiare se tu torni ma so che pensi che aspetto per spiarti e non alla tua fame ma soltanto all’idea assurda di me che sto aspettando;   e siccome sei immortale nei paesi dove vai, che non conosco, non ho paura per te ma combatto i maligni che dicono che aspetto soltanto per spiarti o che tu torni soltanto per le briciole di me: mentre sei sempre qui, fingi di andare e io fingo di restare mentre tu mi porti via."   LEONARDO ASSO     Concorso Di Liegro, Roma Menzione di merito per la poesia Gazza Ladra Teatro dei Dioscuri, 26 Gennaio 2013     

After Midnight. Una notte di ordinaria follia

È l’01:15 circa. Io e F. stiamo tornando da una delle rare serate after midnight che ci concediamo. La vita notturna continua alle nostre spalle, già un po’ languida. Poi, dal vano di un portone, urla e singhiozzi: «Aiutatemi!» È una ragazza, raggomitolata in un angolo. A voce quasi altrettanto alta, le risponde un giovanotto: «Ma che dici, amo’? Ma che t’ho fatto…?»             Mi fermo. F. mi strattona per la manica. Non gli dò retta. Tutto sommato, la scena sembra essere una lite di coppia sfuggita di mano. Lei, però, continua a piangere e a chiamare i passanti. Lui non demorde. Qualcun altro si è fermato.             F. gioca un’altra carta: «Chiamiamo qualcuno…» Confermo: «Bene. Tu sta’ qui e chiama». E mi avvio verso la coppia.             Mi rivolgo a lui. «Scusi, detesto intromettermi nelle faccende personali… ma, per stasera, è finita così. Meglio se ne riparlate domani. Signorina…» faccio a lei «…si sente male? Abita qui?» Fa cenno di no. Il giovanotto ha l’aria di

Nostalghia

La  Nostalghia (1983) di Andrey Tarkovsky  è paragonabile alla situazione di una statua vivente: “Anch’io recitavo la parte di una di queste statue e sapevo che, se mi fossi mosso, ci sarebbero state gravissime punizioni. Perché il nostro proprietario e signore ci stava osservando…” Questo scriveva un musicista russo esule in Italia. Un poeta suo connazionale si è posto sulle sue tracce, per ricostruirne la biografia. Lo segue Eugenia, traduttrice di poesia. Per ironia della sorte, non capisce affatto il compagno di viaggio, così come la letteratura non vale a far sì che l’Italia capisca la Russia. Eugenia è bellissima e insoddisfatta, sia intellettualmente che sentimentalmente. Cerca di fuggire dalla propria fisiologia femminile; accusa di “bassezza” gli uomini che hanno amato il suo corpo. Li incolpa della propria sterilità letteraria, fino a maturare una forma di sessuofobia. A scontar le colpe dei suoi fantasmi è proprio il poeta russo, combattuto fra la nostalgia della mogli