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Visualizzazione dei post con l'etichetta anne rice

Quel certo non-so-che

Se c’è qualcuno in grado di spiegare a grandi e piccini la solitudine e la Sehnsucht dell’artista, quello è Tim Burton. Lo dimostra in Edward Mani di Forbice , ma ancor più –a mio avviso- in The Nightmare Before Christmas.             Il mondo del poeta –o, meglio, dell’attore di teatro- è quello della notte, in cui ogni illusione ed ombra assume concretezza. Ecco, dunque, che Burton piazza il suo artista-dandy nella Città di Halloween. L’atmosfera della festa, con la sua familiarità allo spettatore, lo catapulta senza sofisticherie nella sfera del lunare, del misterioso, dell’oscuro. Il tempo e il luogo della storia sono il non-tempo e il non-luogo degli archetipi, delle esperienze note all’Uomo in quanto tale, che consacra gli aspetti fondamentali del ciclo della vita nelle feste. Anche il suo lato più tetro (la morte, la paura) merita una consacrazione –che è appunto quella residua nella festa di Halloween.   ...

Spleen

“Mi trovai d’improvviso in imbarazzo, ma, allo stesso tempo, conscio di come Armand ascoltasse; che ascoltava nel modo in cui sogniamo che gli altri ascoltino, col volto che sembrava riflettere su ogni cosa detta. Non si affrettava a cogliere al volo ogni mia minima pausa, ad anticiparmi prima che il pensiero fosse completato, o a controbattere per un rapido, irresistibile impulso –cose che spesso rendono il dialogo impossibile.             E, dopo un lungo intervallo, disse: ‘Ti voglio. Voglio te più d’ogni cosa al mondo.’ Per un attimo, dubitai di ciò che avevo udito. Mi colpì come fosse incredibile. Ed ero disperatamente disarmato da ciò e l’indicibile visione del nostro vivere insieme si espandeva e obliterava ogni altra considerazione nella mia mente. […] ‘Tu vuoi questo da me, eppure non vieni da me’ disse. ‘Ci sono cose che vuoi sapere e non le chiedi. Vedi Claudia scivolar via da te, eppure sembra che tu si...