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Visualizzazione dei post con l'etichetta giustizia

"Voodoo Mon Amour": il nuovo spettacolo di Nicola Fasanini

Il regista e drammaturgo Nicola Fasanini è già stato ospite su queste pagine per i suoi spettacoli su angeli e demoni . Stavolta, ha voluto viaggiare più in là, nell'universo del vudù .  Voodoo Mon Amour era infatti il titolo dello spettacolo rappresentato al teatro dell'Oratorio S. Paolo VI di Castel Mella, sabato 17 maggio 2025. In scena, c'erano Francesco Santi, Elisa Fumasi, Charlotte Mattini, Francesca Ambrogi, Giacomo Sebastiano Micheli, Giulia Pelizzari, Herbert Brunelli, Irene Schena, Jacopo Albertini, Laura Fumasi, Lorenzo Schena, Manuele Pedretti, Martina Zacchi, Michele Traversari, Nicola Minardi, Silvia Traversari. Un cast numeroso per interpretare il folto pantheon vudù, vestito coi costumi di Pietro Fassina. Ma cos'è il vudù ? Per molti, è vagamente connesso con bamboline, maledizioni e stregonerie. I più raffinati lo ricollegano alle storie sugli zombie. In realtà, è una religione sincretica , affermatasi a Haiti e non solo. È nata dal politeismo e d...

Giustizia e perdono

L’Associazione Culturale Chirone di Manerbio ha dedicato tre incontri a termini tanto abusati quanto centrali per la civiltà: “Giustizia e perdono”. Il 19 febbraio 2017, nell’Aula Magna del “B. Pascal”, ha avuto luogo “Un perdono storico. La strada della riconciliazione”. Il pubblico ha incontrato Agnese Moro (figlia di Aldo Moro), Maria Grazia Grena (ex-brigatista), Manlio Milani (sopravvissuto alla strage di Piazza Loggia) e Anna Cattaneo (Ufficio Giustizia Riparativa di Bergamo). Hanno raccontato la propria esperienza del “gruppo di riconciliazione”: il bisogno di liberarsi dal dolore (A. Moro), la rinuncia alla convinzione di aver intrapreso la lotta armata in nome di una verità assoluta e al rancore lasciato dalla violenza di Stato (M.G. Grena); il desiderio di capire come una cultura politica abbia potuto generare la lotta armata (M. Milani). Il ruolo della Cattaneo e degli altri “soggetti terzi” era quello di rompere l’ “effetto specchio”: l’arroccarsi nei propri ruoli e su...

Roghi e punizioni

È stato un argomento decisamente fiammeggiante quello che la Libera Università di Manerbio (LUM) ha trattato il 9 febbraio 2017, al Teatro Civico “M. Bortolozzi”: “Roghi e punizioni”. Il relatore era il prof. Daniele Montanari, docente presso la facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia.              La “caccia alle streghe” si è svolta fra la metà del ‘400 e la metà del ‘700. “Strega” e “stregoneria” sono erroneamente associati alla magia, ovvero all’uso di poteri d’origine sconosciuta per operare mali (“magia nera”) o beni (“magia bianca”). Forme di magia, sia “alta” (erudita) che “bassa” (di origine popolare e pratica) sono state praticate normalmente in Europa per secoli. Di “stregoneria” si parla laddove si ritiene che l’officiante abbia stretto un “patto col diavolo”. I presunti streghe e stregoni erano accusati di riunirsi in “Sabba”, orge col demonio comprensive di ca...

Paura e morale

“Quanto o quanto poco pericolo per la collettività, pericolo per l’uguaglianza vi sia in un’opinione, in una condizione e in una passione, in una volontà, in un impegno, questa è ora la prospettiva morale: la paura è anche qui, di nuovo, la madre della morale. Contro gli istinti più alti e più forti, quando essi, erompendo appassionatamente, trascinano il singolo molto al di là e oltre la media e la bassezza della coscienza del gregge, perisce la coscienza di sé della comunità, la sua fede in sé, si spezza, per così dire, la sua spina dorsale: di conseguenza si preferisce addirittura bollare a fuoco e calunniare appunto questi istinti. La alta, autonoma spiritualità, la volontà di solitudine, la grande ragione vengono già sentite come pericolo; tutto ciò che innalza il singolo sopra il gregge e incute timore al prossimo prende d’ora in poi il significato di cattivo ; l’atteggiamento equo, modesto, l’atteggiamento di chi si inserisce, l’uguaglianza, la mediocrità dei desideri vengono...

Rabbia e rabbia

C’è la rabbia di chi è cresciuto sano, amato, con qualche problema, ma nessuna tragedia: normale, in poche parole. La rabbia di chi, uscendo dal guscio, scopre che il mondo non è tutto come dovrebbe essere, ovvero il calco in gesso di casa sua. La rabbia del normale che si considera un buon esempio, o addirittura uno spirito eletto , fra tanti subumani . La rabbia di chi si erge a “degno offeso” quando gli viene rivolto anche solo un minimo segno di contrarietà, ma pretende una “libertà” che è quella di giudicare, condannare e reprimere chi non è un buon esempio come lui. La rabbia di chi crede d’aver trovato una Verità Assoluta da propinare a chiunque – e chi cerca di frenare il suo delirio è un mistificatore o un dittatore. Diamine, non si può più nemmeno dire la Verità?             Poi, c’è la rabbia di chi incontra costui. Di chi si deve sentir dire che è un pagliaccio o un estremista dal Normale solo perché desidera ciò che...

La maschera e il volto

"Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità." Mt 7, 21-23.

Carità e vendetta

"T'ho ascoltato quando tu chiedevi consolazione e aiuto; ho lasciata la carità per la carità; ma ora tu hai la tua vendetta in cuore: che vuoi da me?"  ALESSANDRO MANZONI, I promessi sposi, cap. XXXV

Siegfried nel Far West, ovvero Virtù e Fortuna

Trattando di Sentieri selvaggi , R. parlò di “morte del western”, per il venir meno di quel senso dell’ignoto che ne era l’anima. Parlò anche del virilismo e del razzismo indispensabili al genere. Django Unchained   (2013; scritto e diretto da Quentin Tarantino) li ostenta entrambi e lo fa nel teatro più adatto: il Nord America del 1858, in piena economia schiavistica. Il titolo è asciutto e pregnante come quello delle tragedie greche. Esso ricorda per contrasto Prometeo incatenato. Di sicuro, anche qui viene narrato il mito di una figura titanica che si oppone alla “tirannide naturale e necessaria”. Come si fa con ogni forma d’arte ormai esaurita, il film gioca a ricombinare i modelli del passato. “Django” è un nome arcinoto ai cultori del western: proprio poco fa, qualcuno mi ha menzionato la prima versione del personaggio, interpretato da Franco Nero, che ha offerto la propria partecipazione straordinaria anche per la pellicola di Tarantino. Se il primo Django era nero nel...

Il complesso di Turandot

Un simbolo piuttosto fiabesco e popolare della crudeltà è la principessa cinese Turandot, protagonista dell’omonima opera musicata da Giacomo Puccini (1858-1924) su libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni e completata postuma da Franco Alfano (1926). È il genere particolare di questa leggendaria crudeltà a colpirmi.             Turandot è bellissima e vivamente intelligente. È circondata dall’affetto del padre, dalla venerazione di un intero popolo, dall’amore degli innumerevoli pretendenti. Per certi versi, ha perfino cuore, come dimostra la sua profonda commozione davanti al destino della sua antenata Lo-U-Ling, violentata da un principe straniero. Ciò che muove le sue azioni è la “voce” di una vittima innocente.             Proprio questo “cuore” e questo sdegno per l’ingiustizia, però, fanno di Turandot un mostro. Assorta com’è nella “voce che grida dalla tomba”, d...

La fretta

“Il cellario sembrava invasato e illuminato a un tempo, pareva che ora la diga del silenzio e della simulazione si fosse rotta, che il suo passato tornasse non solo a parole, ma per immagini, e che egli riprovasse le emozioni che lo avevano esaltato un tempo.             «Allora» incalzava Bernardo, «tu confessi che avete onorato come martire Gherardo Segalelli, che avete negato ogni autorità alla chiesa romana, che affermavate che né il papa né alcuna autorità poteva prescrivervi un modo di vita diverso dal vostro, che nessuno aveva il diritto di scomunicarvi, che dal tempo di san Silvestro tutti i prelati della chiesa erano stati prevaricatori e seduttori, salvo Pietro da Morrone, che i laici non sono tenuti a pagare le decime ai preti che non pratichino uno stato di assoluta perfezione e povertà come lo praticarono i primi apostoli, che le decime pertanto dovevano essere pagate a voi soli, gli unici apostoli e poveri di C...

Quid est veritas?

  “In verità, io, a mia insaputa, venivo sottoposto a prove più amare di quelle d’Otello! giacché quel negro sventurato, almeno, nella sua tragedia, aveva un campo segnato, dove combattere: di qua l’amata, e di là il nemico. Mentre che il campo di Arturo Gerace era un dilemma indecifrabile, senza sollievo di speranza, né di vendetta.” ELSA MORANTE ( L’isola di Arturo, 1957)

Mamma Giustizia (2)

P., una volta tanto, si sfoga. <<Era una banale controversia di condominio>> racconta. <<Io ho portato al giudice un faldone intero, per documentare le fesserie che erano state fatte. Sai cosa mi ha risposto? “Mah… Non ho tempo di leggere tutta quella roba. Prenderemo un paio di fogli a caso e basteranno…” E invece no. Se ho portato un fascicolo intero, significa che le cose che non andavano erano molte e da quello non si può prescindere, se si vuole dare una sentenza adeguata. Lasciamo perdere come viene custodita la documentazione… Avrei potuto prendere un fascicolo qualunque, sfruculiare o farlo sparire, a mio piacere…>> P. racconta anche di fogli macchiati di sugo, ricordo di letture affrettate durante la merenda, magari davanti al televisore. In un altro caso, aveva richiesto un risarcimento per danni. <<Abbiamo ragione al cento per cento>> gli aveva detto il suo avvocato. <<Però, guarda, non posso assicurarti niente… Dipende da come i...

Strabismo giudiziario

"CI SONO voluti sei anni. Sei anni di torture, ma alla fine il processo si è concluso con la piena assoluzione di tutti gli accusati. Non per mancanza di prove o per qualche sospetto vizio di forma, ma con l’assoluzione di tutti gli accusati perché innocenti, anzi proprio perché il fatto è risultato assolutamente inesistente. La vicenda era salita all’onore delle cronache quando, con la denuncia di alcuni genitori, si era affacciato il dubbio che certi bambini di 4/5 anni, avessero subìto abusi sessuali da parte di due insegnanti e di una bidella di una scuola materna di Rignano Flaminio, un paese di diecimila abitanti in provincia di Roma. Il fatto mi aveva fortemente indignato. No, non soltanto per il dubbio atroce che i bambini avessero o no subito quegli abusi, la qual cosa, soltanto in caso affermativo, avrebbe rappresentato un fatto di per sé gravissimo. Per quanto anch’io fossi convinto della necessità che si scoprisse al più presto la verità, devo tuttavia ammettere che, s...

Libertà e civiltà

“La libertà individuale non è un frutto della civiltà. Era massima prima di qualsiasi civiltà, benché in realtà a quel tempo in gran parte priva di valore, poiché l’individuo difficilmente era in grado di difenderla. La libertà subisce delle limitazioni ad opera dell’incivilimento e la giustizia esige che queste restrizioni colpiscano tutti. Ciò che in una comunità umana indica un desiderio di libertà, può essere ribellione contro qualche ingiustizia che è in atto e così risultare utile per un’ulteriore evoluzione civile, rimanere compatibile con la civiltà. Può però anche scaturire dal residuo della personalità arcaica, non ancora domata dalla civiltà, e divenire così il fondamento dell’inimicizia verso la civiltà.”  SIGMUND FREUD (Da Il disagio della civiltà, 1929)