Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post con l'etichetta dentella d'erpici

Blue-shaming

Slut-shaming, body-shaming… Termini ormai piuttosto diffusi che indicano le gogne psicologiche riservate agli “inadeguati”, per costumi o aspetto fisico. Ricalcandola su questi, mi sono permessa di creare l’espressione blue-shaming : laddove blue è la parole inglese che indica lo stato di depressione. Di esempi di blue-shaming sono generosi soprattutto coloro che si considerano amici e che, magari, fanno anche mostra di interessarsi molto ai tuoi problemi. Altrimenti, come potrebbero prendersi la briga (e certo il gusto) di dare a tutti il consiglio giusto ?  Comunque, il blue-shaming si esprime tipicamente secondo questi luoghi comuni: Vuol attirare l’attenzione. Crede di essere l’unico ad avere problemi. È chiuso in se stesso, non gliene frega niente degli altri. Ma non vede quante opportunità ha? Ha le fette di salame sugli occhi. È immaturo. Non ha mai provato niente di grave in vita sua. Ecco perché frigna per niente. Non ha nulla, è tutta una scena. ...

Il gioco dei colori

Cari amici, oggi proporremo un gioco tanto piacevole quanto istruttivo: Cambia colore al discorso. Trasformare un delirio qualunquistico-contubernale in un eloquio di registro medio-alto vi sembra impossibile? Seguite queste istruzioni e sarete sorpresi! Prendiamo, dunque, un classico facilmente reperibile in qualunque bar: La prostituzione è un lavoro come un altro. Non è vero che quelle ragazze sono tutte poverette. È pure piuttosto razzista dire che una è per forza disperata e morta di fame solo perché è straniera. Se le donne possono fare quel che vogliono del proprio corpo, possono anche venderlo. Che, poi, mica vendono il proprio corpo: vendono una prestazione.             È possibilissimo rispettare una prostituta e farci amicizia. Ci sono le escort, che guadagnano un sacco ed “esercitano” con tutti gli onori. Ci sono Paesi dove il loro mestiere è legale ed è praticato in strutture apposite. Quando si deciderà...

Si vive bene anche senza...

Cari amici,  uno spuntino largamente sgranocchiato – quando mancano cose più saporite – è il Si-Vive-Bene-Anche-Senza. Una merenda che soddisfa la pancia, non ha aromi particolarmente complessi da apprezzare e non ha alcun valore nutritivo. Però, il suo consumo eccessivo potrebbe portare a spiacevoli conseguenze, che illustriamo con esempi e declinazioni varie: ·          Si vive bene anche senza leggere e studiare. Eliminare scuole e università? ·          Io ho una salute di ferro senza quasi mai aver visto un dottore. Si vive bene anche senza. Eliminare studi medici, farmacie e ospedali? ·          Si vive bene anche senza lavarsi troppo. Taccio, per non farvi vomitare. ·          Si vive bene anche senza gli altri. Ritirarsi tutti quanti in un eremo? E via discorrendo. Il tappabuchi del Si-Vive-Bene-A...

Tesoro alla cacciatora

Cari amici, sotto le feste, i canali televisivi si riempiono di stuzzicanti (o stucchevoli) prodotti. Di successo sicuro sono quelli del genere tesoro alla cacciatora. Arche perdute, geroglifici a sorpresa, antichi tomi e città sepolte: ecco come replicare un piatto facile, ma saporito. Ingredienti: 1.       Un eroe: palesemente, la sua occupazione quotidiana è la palestra. Nel tempo libero, si dedica alla caccia di tesori antichi e pericolosi; 2.       Una gnocca. Poliziotta, archeologa, studiosa o semplicemente di passaggio: l’importante è che sia gnocca. Senza di lei, la profusione di fascino plastificato che l’eroe emana andrebbe sprecata. È importante che lei mostri anche una parvenza di cervello, perché nessuno possa dire che il film “mercifica la donna” o simili. Deve essere anche… ho già detto “gnocca”? 3.       Il reggimoccolo: nella variante “secchione” o “giullare”, serve a stemperare i ...

Perle di conversazione (in)civile

Cari e care, ritorna Dentella D’Erpici con le sue ricette di conversazione. Oggi, tratteremo di spezie e di condimenti che non dovrebbero essere impiegati. E che, invece, ricorrono nelle pentole degli ariafrittai quasi tutti i giorni, per nascondere l’odore e il sapore dei cervelli avariati. “No, non ce l’ho assolutamente con te!” Meno male. Leva quel coltello dalla mia milza, allora. “Non posso avere la mia opinione?” Riconsideriamo il significato di “opinione” secondo il dizionario Zingarelli 2003: “Idea, giudizio o convincimento soggettivo ” (corsivo nostro). Ovvero: è roba tua. Non ha l’avallo d’alcuna autorità/legge/prova. Perciò, non è né intoccabile, né immutabile –a meno che tu non ritenga di non aver alcunché da imparare. Inutile dire che, secondo il galateo comune, l’opinione andrebbe espressa su invito e circa faccende che ti riguardano nell’immediato; in caso contrario, sarebbe invadenza. Ma non pretendiamo che simili sottigliezze vengano colte. Comunque, “opin...

La ricetta dell'aria fritta

  Ovvero: come far parlare la gente per mesi o anche anni. L’impresa vi sembra troppo ambiziosa? Non scoraggiatevi, cari verbo-gastronomi: ecco qualche semplice consiglio per cucinarsi la buona fede di chi leggerà il prodotto delle vostre fatiche. 1)      I “casi” sono questione di lingua. Perché una faccenda diventi importante, è sufficiente che siano in molti a parlarne. Raggiunto questo obiettivo primario, la vostra notizia troneggerà in ogni dove. Non importa che si tratti della Terza Guerra Mondiale o delle verruche della signora Pina; 2)      Onora la chiacchiera da bar. È fondamentale che il “caso” diventi materia di fervide discussioni fra una birra e un caffè. Il vostro target dev’essere l’uomo comune che s’illude d’essere un ingegno superiore, folgorando gli amici con le proprie “rivelazioni” (es.: “Oggi sono tutti raccomandati”; “Non è cambiato niente dai tempi di mia nonna”…); 3)     ...