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Visualizzazione dei post con l'etichetta mass media

Asia Argento, Weinstein e gli altri: un caso (ir)rilevante

Non c’è bisogno di precisare a cosa fa riferimento questo post. Le accuse di Asia Argento , per l’incubo che Weinstein le avrebbe fatto passare nel 1998 sono state seguite da un effetto valanga, ricevendo praticamente l’attenzione di chiunque, nel bene e nel male. Altre attrici, altri produttori, altri attori (sia nominati che anonimi) stanno scoprendo gli altarini che, magari, erano facili da sospettare, ma assai meno da provare. Anche in questi giorni, stanno uscendo notizie riguardanti il lato italiano del fenomeno.   Asia Argento             Una gara (da parte dei media , non delle vittime) a chi offre le chicche più fresche. Pare che ogni Venerabile Estiqaatsi di turno abbia qualcosa da commentare. In mezzo allo squallore e all’orrore dei fatti rivelati, accanto alla banalità delle reazioni dell’ “opinione pubblica”, tanto vale aggiungere la banalità del mio parere non richiesto.     ...

Il genocidio

“Vorrete scusare qualche mia imprecisione o incertezza terminologica. La materia - si è premesso - non è letteraria, e disgrazia o fortuna vuole che io sia un letterato, e che perciò non possegga soprattutto linguisticamente i termini per trattarla. E ancora una premessa: ciò che dirò non è frutto di un’esperienza politica nel senso specifico, e per così dire professionale della parola, ma di un’esperienza che direi quasi esistenziale.              Dirò subito, e l’avrete già intuito, che la mia tesi è molto più pessimistica, più acremente e dolorosamente critica di quella di Napolitano. Essa ha come tema conduttore il genocidio: ritengo cioè che la distruzione e sostituzione di valori nella società italiana di oggi porti, anche senza carneficine e fucilazioni di massa, alla soppressione di larghe zone della società stessa. Non è del resto un’affermazione totalmente eretica o eterodossa. C’è già nel Manifesto di Marx un...

Perché non ho ucciso Platone

Manerbio, 17 luglio 2013 Caro Platone, dubito fortemente che questa mia possa pervenirti, date le distanze di spazio e tempo che ci separano. Ma, spesso, le lettere più importanti sono scritte soprattutto a se stessi. Se vuoi sapere chi io sia, ti basti questo: sono una per cui, probabilmente, non ci sarebbe posto nella tua utopia.             Tempo fa, ho esposto  qualche considerazione circa il tipo di impatto che hai avuto sulla mentalità diffusa. Sono giunta a fantasticare d’ucciderti –simbolicamente. Perché sei “ingombrante”. Perché la tua fissazione per il risanamento della cosa pubblica apre la strada a una malattia peggiore: la nevrosi.             Per questo, sono stata incapace dell’immediato entusiasmo di Matteo Merogno , leggendo i primi quattro libri della tua Repubblica. In questi, ti dilunghi su cosa sia la giustizia; la definisci prima a l...

Chi di evidenziatore ferisce...

  Accendo, per caso, il televisore. Sono, all’incirca, le ore 10:00 di sabato 9 febbraio 2013. Quello che ho davanti è un talk-show, probabilmente Uno Mattina in famiglia (o qualcosa di simile). Un tale legge, da una rivista, una rubrica di “posta del cuore”. Una signora scrive: “Sono alta 1, 82 m. Ho conosciuto un uomo che è una vera bomba sexy, ma ha un problema: è alto solo 1, 63 m…” Segue il racconto dell’imbarazzo provato in pubblico. La telecamera inquadra da vicinissimo il foglio stampato. Leggo le righe evidenziate dal Tale e anche quelle che lui tace. La lettera della signora, in ogni caso, approda su una richiesta di consiglio: “Ho organizzato una festa per il mio compleanno, ma non so se presentare lui alle mie amiche…”             «E Marta Flavi cosa risponde?» esordisce il Tale. « “Hai ragione: non presentarlo alle tue amiche…”» Uggiolii di scandalo in studio, modulazioni di «Ma comeeeeeee?!» et simili...

Il microfono e la ciabatta

I venti di Sanremo sono –si sa- familiari a questo blog. Sono una fonte irrinunciabile di umorismo. In questi giorni, per esempio, aleggia nella mia mente uno di quei  "proustiani fantasmi" di cui si diceva poc’anzi.             Quando Anna Tatangelo propose Bastardo , F. alzò un sopracciglio. ‹‹Non mi dice niente››. Sospiro di sollievo per il suo longevo matrimonio: perlomeno, F. non riconosceva il proprio marito nella canzone. A dir la verità, si potrebbero riconoscere tutti e nessuno, nel testo. Perché il “bastardo” non ha fisionomia alcuna. Nemmeno si capisce cos’abbia fatto per meritarsi quel profluvio d’invettive. Lo sventurato non risponde; la sua donna l’ha zittito dal principio (“Non recuperare, ti prego…”). Dopodiché, è partito il fuoco di fila: “Voglio dirti quello che penso,/farti morire nello stesso momento…” E così via, lungo la stessa linea di cuccagna. Se non fosse per la splendida (ammettiamolo) voce del...

Ticchettii di proustiani fantasmi

Si preannuncia Sanremo e già Fabio Fazio ha dichiarato che "rottamerà" i vecchi Big (un po’ di “renzite” endemica?). Fatto sta che non sentiremo –pare- classiconi come Al Bano o meteore come Marco Carta. La (mia) voglia di stracciarsi le vesti, chissà perché, latita. E la fantasia galleggia sui nomi di chi se la canta e se la suona da un po’, posteggiandosi nelle tribune di YouTube e delle vendite (sempre meno) discografiche: 1)       Gigi D’Alessio: taccio, per non attirarmi la jettatura, né far ghiacciare il sangue di S. Gennaro. Mi limito a dire che, delle produzioni tipicamente campane, continuo a preferire la mozzarella di bufala. E   che la morale del "Non dirgli mai" non mi convince un granché; 2)       Anna Tatangelo: basta ascoltarla per due minuti e s’intende al volo quanto sia azzeccato il suo feeling con Giggi (il sunnominato). Il loro sarà ricordato come il sodalizio più fecondo nella riproduzione di lacrime. ...

Megafonia compulsiva

  È duro tener fede al proprio interesse per una tematica. Soprattutto se coloro che lo condividono con noi hanno la spada tratta e non concepiscono sfumature oltre al bianco e al nero. Di qua gli uni, di là gli altri: una scacchiera, praticamente. Nessuna possibilità di ridiscutere sui dettagli. Perché qualunque pennellata aggiuntiva è “sicuramente” un attacco di parte. O personale.             E. è una giovane laureata appassionata di blog e social network. Ama informarsi su questioni di genere e sessualità. È favorevole ai matrimoni gay e contraria agli stereotipi di genere. Così come avversa la droga mediatica che strumentalizza problemi delicatissimi (omofobia, femminicidio) per muovere voti da una parte o dall’altra.             Su Facebook, legge uno status pubblicato dalla pagina di un noto blog anti-sessista: “Chiunque neghi l’esistenza di discrimin...

Molto rumore per...

<<Capelli rasati, una croce… un atto davvero… inqualificabile!>> Parole colte per caso, sputate da uno dei tanti conduttori televisivi che si riciclano come predicatori. Per far salire gli ascolti. Per non passare inosservati.             Sul banco, c’è la rasatura di un nuotatore undicenne , appena tornato da una gara a Locarno. Ai genitori, per spiegar la croce ritagliata nell’acconciatura, ha detto che era una punizione: “come gli ebrei”, dice un compagno coetaneo. Sdegno; esposto dei genitori; denuncia contro gli allenatori e la vice. In mano, nient’altro che un taglio di capelli e qualche parola.             Credevo d’aver visto abbastanza del circo mediatico, fra bunga-bunga, “nuovi mostri” e “quarti gradi”. Mi sbagliavo.             Nessuno di noi era nello spogliatoio di Locarno. Perciò...

La ricetta dell'aria fritta

  Ovvero: come far parlare la gente per mesi o anche anni. L’impresa vi sembra troppo ambiziosa? Non scoraggiatevi, cari verbo-gastronomi: ecco qualche semplice consiglio per cucinarsi la buona fede di chi leggerà il prodotto delle vostre fatiche. 1)      I “casi” sono questione di lingua. Perché una faccenda diventi importante, è sufficiente che siano in molti a parlarne. Raggiunto questo obiettivo primario, la vostra notizia troneggerà in ogni dove. Non importa che si tratti della Terza Guerra Mondiale o delle verruche della signora Pina; 2)      Onora la chiacchiera da bar. È fondamentale che il “caso” diventi materia di fervide discussioni fra una birra e un caffè. Il vostro target dev’essere l’uomo comune che s’illude d’essere un ingegno superiore, folgorando gli amici con le proprie “rivelazioni” (es.: “Oggi sono tutti raccomandati”; “Non è cambiato niente dai tempi di mia nonna”…); 3)     ...

Niente di straordinario

Sarà stato un mero svago estivo… Una di quelle cose che purgano il cervello dallo stress da studio, quando lo Spirito della Pennichella vieta di applicarsi a peripteri, khilani e scrittura cuneiforme. È anche un modo per ricrearsi fra donne di casa, quando il (cosiddetto) capofamiglia si è dislocato dalla “zona televisore”. Don Matteo  ha collezionato diverse serie e tiene duro. A volte –confesso- mi tenta il cinismo. Magari bastasse il parroco del paese a risolvere ogni caso. Da Gubbio, avrebbe anche potuto fare un salto a Perugia, per esempio. È più abile perfino dei carabinieri professionisti. E lasciamo stare le barzellette, per favore. Anche se il maresciallo Cecchini sembra tratto di peso da esse. Mettiamoci, piuttosto, a sognare sui “dolori del giovane Tommasi”, indeciso tra la fidanzata e la figlia del collega. Bisogna ammettere che con il suo telegenico fascino il povero Severino compete invano. Quanto a don Matteo, è sicuramente il parroco che chiunque vorrebbe. ...