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Visualizzazione dei post da maggio, 2013

Rivelazioni

S onno santo- Non fare troppo raramente lieti I consacrati alla notte In questa terrestre Quotidiana fatica. Soltanto i folli non ti riconoscono […] Non indovinano Che uscito da antiche leggende Tu avanzi e schiudi i cieli, Portando la chiave Dei soggiorni beati, Silenzioso araldo Di misteri infiniti. NOVALIS, Inni alla Notte  L’intrico di meccanismi che regolano la nostra memoria è ancora lungi dall’essere decifrato integralmente. Se da una parte alcune immagini o nozioni, pure importanti, svaniscono nel giro di alcuni minuti, altri ricordi, per quanto legati a eventi fugaci e apparentemente insignificanti, hanno la facoltà di sopravvivere per anni in qualche recondito angolo della mente, al punto che ogni sforzo di recuperare il legame tra quella vaga reminescenza e ciò che l’ha un tempo generata si rivela vano. Ora, sono conscio che quanto detto possa apparire a prima vista una sterile speculazione, tuttavia posso assicurare che per me assume un significato a

La Parola al poeta:

  “Se vuoi amarmi, dimentica i golfi sicuri del senso, le sane menzogne di cui hanno riempito la tua culla: la sciocca saviezza di ‘vero o finto', l’Util che si dà arie da padreterno: util sarà tutto e niente per te, al cenno solo del tuo agile ingegno. Lascia ch’altri soffochin sotto i loro vitelli d’oro: dai tuoi lombi sempre rinasceranno il Dio vivente e gli angeli, se accoglierai il soffio del mio seme. Ti rapirò in un risveglio infinito, più alto del giorno; e, dopo aver bevuto le ultime brume del mondo, Io, l’Amata, Io realmente molteplice ed una, ti insegnerò le essenze dell’Uomo.”   Compresa in: Fondazione Mario Luzi, Gli inediti del Premio Internazionale, vol. 3/2012, pag. 162.

L'eco delle "Tredici cadenze"

Ha raggiunto la prima ristampa la silloge collettiva Tredici cadenze. Fu pubblicata dalla casa editrice punto a capo di Cristina Daglio nel 2011. Gli autori erano, appunto, tredici ragazzi nati tra il 1969 e il 1989. Pavesi di nascita, o, più spesso, di passaggio, soprattutto per ragioni di studio. Cominciarono incontrandosi per condividere i propri versi; poi, l’idea della raccolta. La prefazione è a firma della prof.ssa Gianfranca Lavezzi, docente di Letteratura italiana e Metrica e stilistica presso l’Università degli studi di Pavia. La scelta dei componimenti da includere fu basata sulle preferenze anonime dei coautori; ciascuno di loro, nella silloge, ha contribuito con cinque liriche.             L’apertura è toccata a Bonač , al secolo Roberto Bonacina, che riconferma col nome d’arte la propria passione per le lingue dell’Europa centro-orientale. Nei suoi versi, passato e presente sono enigmaticamente Vicini e lontani. Alessandro Castagna ha, invece, la sensibilità del pi

Palingenesi

Solo chi ha il caos dentro di sé può generare una stella danzante. (FRIEDRICH NIETZSCHE)   E, con una risata, gettai i lembi della saviezza dall’orlo del cosmo. Era grave di vuoto, come un cembalo che risuona in un pugno di pareti; meglio gettarla così –mi ero detta- che misurarne l’agonia coi palmi. Mi fu allora aperto il grembo degli astri, come una rosa pregna di rugiada; entrai nei petali vergin del cielo, a smarrirvi i fili delle parole. Conobbi, allora, l’estrema ironia: solo spillando ogni grano di senso, fino alla più indigente follia, ci si può empir di qualcosa di simile a quello che, qui, si chiama “sapienza”.     Compresa in: Fondazione Mario Luzi, Gli inediti del Premio Internazionale, vol. 3/2012, pag. 161.

Dramma da quattro mura

 Maledetta penombra che cancella gli angoli con il suo passo di gatto, per tessere un fondal di confidenza a te che mi chiami: “Attico…” – è il segnale del tuo profluvio materno e terribile, della mia complice ed interna assenza; maledetto il paradosso normale in cui sboccian questi fiori del male.   Non so se mi tiene affetto o timore stretto ad un lembo della tua ombra; sei lo spettro che torna a posare sulla mia fronte un bacio lunare; poi te ne vai, lasciandomi ai sogni di questo giorno svegliato di colpo; sono il piccolo principe dei tuoi dolcissimi deliri che non vuoi.   So che non moriresti senza me, ma vivresti di meno; non ti fermi presso il mio focolare, ma ritorni, quando ti chiama il vuoto di penombra, e bevi dal mio corpo un abbraccio che mi lascia più caldo –e più alienato. Non sono il tuo calice –e forse t’odio per questo –ma non conosco il tuo nome, che, nel rito, salmodio.     Compresa in: Fond

Serendipità

Essere blogger vuol dire, soprattutto, trovare quello che non ci si aspetta. Ecco che, dalla Serendip digitale, mi è giunta l'e-mail di Roberto Matarazzo . "...Vorrei invitarLa ad aderire a "ex libris" di cui Le allego degli esempi, ovvero gli ex realizzati per l'Amica sapphica e.m. e relativa copertina.. con stima intuitiva" concludeva. Ringraziando di nuovo per l'inaspettata attenzione, pubblico detti ex libris, riferiti alla pubblicazione di Alessia Massimiliano, Un mondo, due donne  (Edizioni R.E.I.). Si presenta come una vicenda di ordinario saffismo, illustrata da colori teneri e profondi. Buona lettura!

Non è l'inferno

È presupposto generalmente accettato che un “giovane” desideri “cambiare il mondo”: luogo comune che non pochi studenti di belle speranze si affannano a confermare. A me, detto pregiudizio sembra di non lunghissima data. A parte la scapestrata gioventù di Plauto , o i clerici vagantes  insofferenti a dogmi ed ascesi, pochi esempi remoti mi sovvengono. Probabilmente, il tòpos di cui sopra non ha preso veramente piede se non dopo stagioni come la Beat Generation  o il Sessantotto . Prima, si ritrovano, più che altro, il rovesciamento carnevalesco volutamente effimero ( Gaudeamus igitur,/iuvenes dum sumus... ), il beffardo gioco di spirito ( Cecco Angiolieri  docet ) o certo “progressismo” culturale di nicchie privilegiate ( Catullo e i poetae novi ). La figura del “giovane ribelle” è, plausibilmente, tota nostra: di noi figli del secondo dopoguerra. “Ribelle”, poi, fino a un certo punto, perché la stragrande maggioranza dei miei coetanei non rivoluziona granché. Anzi, ha bisogno di

"A volte credo di vedere nei miei occhi"

  “A volte credo di vedere nei miei occhi La promessa di altri esseri Che avrei potuto essere, Se la vita fosse stata un’altra.   Ma da questa favolosa scoperta Solo mi viene il terrore e la pena Di sentirmi senza forma, vaga e incerta Come l’acqua.”   SOPHIA DE MELLO BREYNER ANDRESEN (Trad. dal portoghese di Federico Bertolazzi)   Poesia, Anno XXVI, Maggio 2013, N. 282

Il Gatto ci mette la coda. Caccia ai talenti

  Comunicato stampa n°1 Gattobenzina, casa editrice emergente di Pavia, è a caccia di nuovi talenti. Voce nuova sulla scena letteraria di Pavia, nasce Gattobenzina : casa editrice indipendente , frutto dell’impegno di giovani professionisti esperti nei campi della scrittura creativa e dell’editing.   A differenza di altre realtà analoghe, Gattobenzina non chiede all’autore alcun tipo di contributo economico , in quanto si pone come scopo primario la valorizzazione di talenti a prescindere dalla disponibilità economica. Le scelte editoriali sono volte verso testi brevi ma di forte impatto , originali ed innovativi, di un’accuratezza stilistica che dia importanza ad ogni singola parola, che sia in un contesto di poesia o di prosa. In affiancamento a questo coraggioso progetto, è stata fondata l’omonima associazione culturale che si pone come obiettivo principale la diffusione della letteratura, veicolando il messaggio anche con iniziative di più ampio respiro. Acca

"Fu Berlino" e altri versi

Fu Berlino – fra il sole di settembre e la sua pioggia – che mi sradicò dalla mia dimora.   Il tempo, scaglie leggere alla finestra – si scrive con timore a testa china sterpi di parole – e mentre il sole passa obliquo, uno spiraglio – qui, a ricomporre con altri ramoscelli e foglie – sguardi, reliquie antiche, quadri – il proprio nido.   Berlino, settembre 2011   Di fronte alla fontana, al centro, nella Gemäldegalerie – le pareti chiare e mute – e i riflessi di settembre che cadono sull’acqua – una mantra sottile, poi poco più su   a lato, ad attendere che finalmente nulla accada: lo spazio del silenzio – e mentre fuori la rivolta qui è l’arte di attendere, il tempo di un quadro.   Berlino, settembre 2011     Grazie   E' un po' guarire, basta una parola – la testa china, come per capire: un gesto breve dalla gola.   Il cardine che tiene s'è divelto, l'orgoglio frant

Cerchi

    Prefazione    "Dopo aver suonato i molti spartiti del suo animo e accordato così la lingua in Chiaroscuri , Alessandro Castagna con questa nuova opera punta dritto al cuore della sua ispirazione e senza cercare vie di fuga – 'Il primo gesto rivoluzionario / è chiamare le cose / con il loro vero nome' dice Rosa Luxemburg – lo dichiara immediatamente nella figura polisemica del titolo. I Cerchi racchiudono infatti il desiderio di perfezione ma anche il pericolo della ripetizione, la prigione dell’identità ma anche la prospettiva aperta del rinnovamento, così evidente quando il sostantivo lascia il posto alla coniugazione presente del verbo cercare. Trovare una forma raffinata che trattenga i frammenti del mondo e i 'frantumi che rincorrono frantumi' della propria storia, e in questo modo forse salvarli, ma poi salvare se stesso e attraversare una nuova soglia per rimettersi in una posizione di nascita, non lasciandosi incantare da ciò che si è cost

Amor di patria

“Dal canto suo, Adrian si compiaceva di parlare in greco con Kir Nicolas: – Ma, diceva, Kir Haralambe (era il nome del padrone greco che aveva appena lasciato) m’ha fatto pagar cara la sua lingua. Credo che il numero di schiaffi che incassavo da lui in una giornata superasse il numero di nuove parole greche che imparavo ogni sera. Eppure, Kir Haralambe si diceva fiero di sapermi figlio di greco…             Kir Nicolas esclamava: – Eh! Moré Adriani! Greci, turchi o tartari, non siamo che poveri uomini. La nazione è una parola con cui si agghindano due tipi di persone: i furbi matricolati e gli imbecilli. Purtroppo, c’è anche un piccolo numero di sinceri e d’ingenui che sono in buona fede, è grazie a loro che le frontiere si conservano. Altrimenti, sarebbe presto finita per la parola nazione. – Allora, tu non credi nella Patria, Kir Nicolas? domandava Adrian. – Ma sì, pédaki mou (piccolo mio), ci credo: di notte, quando lavoro da solo. Mi ricordo che qui sono uno «sporco

Non è sempre Stoccolma

“Sindrome di Stoccolma”. Un concetto affascinante e complesso che si è librato fuori dal cielo delle neuroscienze, per correre nei pascoli del linguaggio comune. Purtroppo. Non appena si vede qualcuno andar d’accordo con persone che non hanno immediatamente soddisfatto il suo ego, ecco che arriva: “Ah! Sindrome di Stoccolma…” No, miei cari.   La  sindrome di Stoccolma è quel legame di complicità che si crea in un sequestro di persona fra il rapito (che si affida al sequestratore) e il rapitore (che è gratificato dall’abbandono “infantile” del sequestrato). Niente di scandaloso. Normale debolezza umana. Comunque, come è spiegato bene nel Dizionario Della Salute di Corriere.it, la sindrome riguarda espressamente i sequestri di persona a mano armata, con costante pericolo di vita per gli ostaggi. Non c’entra niente con l’affetto verso un genitore/docente severo. Non c’entra niente con la disponibilità a riconoscere un errore (secondo un codice comportamentale condiviso) e ac

Il Veleno Blu

È un umore viscoso che scorre dentro le carni –nato da esse, mai parte di esse, mai diviso da esse. Ippocrate la chiamava μελαγχολία . Il mio Veleno Blu. Striscia quando si fissa il buio rapido fuori dai vetri di un treno. S’insinua mentre si guarda dalla finestra, verso le dimore universitarie dove sono stati trascorsi gli ultimi anni di vera e propria giovinezza –e ti sorprendi a pensare a quei versi d'Omero : Come è la stirpe delle foglie, così è anche quella degli uomini./ Le foglie, alcune il vento ne versa a terra, altre il bosco/ in rigoglio ne genera, quando giunge la stagione della primavera:/ così una stirpe di uomini nasce, un'altra s'estingue . ( Iliade, VI, 146-149). Così leggero e così greve. Fluido come tentacoli di miele. Una dolce e mortale tentazione di sonno. Ha la bellezza terribile di un pianeta che sfida la morte danzando con la Terra. Proprio così l’ha immaginato Lars Von Trier . Inestricabilmente legato alla voluttà del pensiero e della p