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Il gioco della civiltà

“Ero stato nominato governatore di un villaggio di mille anime, una metropoli di capanne, di zebù, e di palme, al centro di una immensa foresta nel cuore di tenebra dell’Africa. Il giorno del mio insediamento avevo fatto venire nel mio bungalow il capo locale, e attraverso la mediazione canora di un interprete, gli avevo annunciato l’avvento della legge. Sapevo, per notizie pescate in un libro di antropologia, che quel popolo barbaro praticava la tortura. Il nemico catturato veniva sottoposto a mille supplizi prima di essere messo a morte con un colpo di lancia ben «mirato». L’etnologo, che aveva studiato il fenomeno, era giunto a una singolare conclusione, e cioè, dichiarava che il prigioniero chiedeva lui stesso di subir le sevizie, e le più atroci, per dimostrare ai nemici la sua forza d’animo; la sola cosa che temeva veramente era morire come una donnetta, in modo indolore, e, quindi, disonorevole. Dato che la giustizia, e la civiltà, non conoscono latitudini, abolire questo rit...