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Il Generale Inverno: storia, bufala, letteratura

Il 28 gennaio 2016, la Libera Università di Manerbio è giunta al termine dei corsi per questo mese. In accordo con il filo conduttore, il prof. Daniele Montanari (Università Cattolica di Brescia) ha portato al Teatro Civico “Memo Bortolozzi” una conferenza sul Generale Inverno.              La vulgata vuole che il terribile inverno russo abbia sconfitto Napoleone nelle terre dello zar (1812) e che il generale Kutuzov abbia fatto incendiare Mosca, per privare il nemico di alloggi e rifornimenti. Questa versione dei fatti è stata indicata dal prof. Montanari come “una bufala”. Ha poi proceduto a illustrare lo svolgimento degli eventi, sotto il titolo “Si vis pacem, para bellum”. Dai ricordi letterari è cominciata la ricostruzione della figura di Napoleone.             “La Certosa di Parma”, di Stendhal (1839), mostra il giovane generale durante la campagna d’Italia, n...

La bambola di cera

Quando mi si domanda quale sia il rapporto tra la spiritualità cristiana e i figuri che “difendono le radici cattoliche” tramite i mass media, mi viene in mente questo brano tolstojano: Nessuno potrebbe certo vietare a un uomo di fabbricarsi una figura di cera e di baciarla; ma se costui venisse a piantarsi con la sua bambola dinanzi a un uomo innamorato e si mettesse ad accarezzarla, come l’altro accarezza la donna amata, l’innamorato se ne sentirebbe certamente infastidito. (1)             Se qualcuno ha bisogno per forza di trovare in qualche “autorità sacra” la legittimazione della propria mentalità borghese, faccia pure. Ma non la si venga a spacciare come il massimo ideale del Cristianesimo. Né mi si dica che sbraitare sotto i riflettori è espressione di grande fede. Può anche darsi che lo sia, nell’ottica personale di chi lo fa. Certo, mi rimarrà sempre misterioso il movente di chi recita il ruolo di fariseo, sapendo d’e...

Le ragioni di un forfait: Madame Bovary ed Anna Karénina

Un giorno, mentre riordinava un cassetto in previsione della partenza, Emma si punse le dita. Era il filo di ferro del suo mazzolino di nozze. I boccioli di fiori d'arancio erano gialli di polvere e i nastri di raso bordati d'argento si sfilacciavano sull'orlo. Lo gettò nel fuoco. Si accese più velocemente della paglia secca. Poi fu come un cespuglio rosso sulla cenere, che si consumava lentamente. Lo guardò bruciare. (1) Così l'eroina più celebre di Gustave Flaubert esprime il proprio rifiuto della sua meschina realtà matrimoniale. Un rifiuto che la rende simile alla tolstojana Anna Karénina e che porterà entrambe alla sconfitta. Tanto Anna quanto Emma sono ben radicate nel nostro immaginario letterario. Figlie del secondo Ottocento, mostrano come questo periodo abbia visto fiorire il protagonismo femminile in letteratura. La donna rappresentava, in essa, il rimosso, tutto quanto veniva sacrificato all'ordine ed all'efficienza borghesi: felicità, passione,...