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Gli infelici amori dei poeti

Cairoleide

Poemetto eroitragicomico sull’assedio dell’Ordine goliardico del Labirinto al Collegio Cairoli di Pavia (23 aprile 2013) Stanca è la Diva di cantare l’ire, l’arme, gli amori e siffatte boiate, poiché spesso barbati di Morfeo alunni la tediarono grattando le corde a mendicar balordi allori. Dissemi dunque, quand’io la evocai suonando alla porta numero sette: “Ancor le chiome ho nella spugna avvolte e sul fornello vivanda fumante: trova tu –te ‘l concedo- la materia al canto, che nova sia e immortale.” Si faccian da parte Achille bilioso, quel ribaldo d’Ulisse e il pio Enea che in dubbie crociere il tempo consuma; vada Orlando col senno sulla luna e si tenga Goffredo i santi segni. La vera Troia per cui si soffrì è sul Ticin e da esso ha nome; quali uccelli dal disio chiamati, quivi s’adunano molti studenti, de’ quali il fior fiore ha lunghi mantelli e acuto berretto rivolto all’insù. Or mi soccorrano i lor santi numi, spirando...

Lost in TRANSlation

Mi sono accostata a The Rocky Horror Picture Show (1975, regia di Jim Sharman) perché incuriosita dal sito A Study of Gothic Subculture: An Inside Look for Outsiders . Il musical, infatti, compare nell’ elenco di film  proposti come esempi di estetica cinematografica gothic. Di certo, l’ambientazione notturna, il castello e i richiami a miti come quello di Frankenstein spiegano l’inclusione nella lista. I motivi di interesse che ho trovato nel film, però, sono stati anche d’altra natura e decisamente inaspettati.             Il primo fotogramma dopo i titoli di testa inquadra una croce celtica che sormonta un campanile. È appena stato celebrato un matrimonio, tradizionale momento di risveglio della sessualità in un paesino piccolo e pudibondo. Su questo sfondo, i protagonisti Brad (Barry Bostwick) e Janet (Susan Sarandon) si dichiarano ufficialmente il proprio amore. Le loro parole e i loro abbracci sono contrappuntati dai...

Una CAUSTica commedia

La lettura del Faust di J. W. Goethe mi fu consigliata circa dieci anni or sono da un amico. Attesi d’imparare a masticare un po’ di tedesco –fatica tanto immane quanto pressoché vana- per poterlo leggere con testo originale a fronte. Senza traduzione, non avrei capito un granché; però, suonava bene.             Tra l’altro, nel frattempo, era anche giunta al punto di cottura la mia vocazione alla Goliardia. Perciò, leggendo il Faust, sono andata in brodo di giuggiole, davanti agli spaccati di vita studentesca. L’episodio della taverna di Auerbach (vv. 2073 ss), per esempio, è una chicca e mi ha fatto capire molte cose: che ho ancora tanto da imparare, giusto per dirne una. Il suddetto brodo di giuggiole ha sobbollito ulteriormente, davanti a espressioni gergali come Herr Bruder, “signor fratello” (v. 829) e Philisterhaft, “impaccio filisteo” (v. 6802), che non mi sarebbero risultate altrettanto familiari, un decennio fa...