Da
bambina, idolatravo letteralmente il personaggio di Pocahontas. Non avevo il
videoregistratore per guardare il film a casa, ma possedevo libri illustrati,
musicassette e giochi da tavolo tratti da esso. Dopo quasi vent’anni, mi rendo
conto dei motivi per cui mi affascinasse.
Era la storia di una ragazza
schietta e semplice, capace di rapporti umani intensissimi. Viveva in un mondo
piccolo e atavico, da “selvaggi”, ai nostri occhi di “moderni” (un filino
presuntuosi e superficiali, a dire il vero). L’armonia di Pocahontas con la
natura e coi propri simili sono perfette, se non per un’incrinatura: il suo
spirito vivace e curioso richiede qualcosa
in più. In questa incrinatura, s’infiltra John Smith.
È altruista, di orizzonti mentali
sconfinati, pieno d’amore per il viaggio come esperienza disinteressata. Un’anima
libera come quella di Pocahontas può solo amarlo. Però, ricordiamoci: lui sta
pur sempre dalla parte dei conquistatori. Che non lo faccia per avidità è quasi
indifferente. Il suo sogno è comunque quello di assimilare il mondo di
Pocahontas al suo, per “migliorarne le condizioni di vita”. Gli sfugge un
particolare: il popolo della sua donna sta già
bene. Perché ha creato da sé l’equilibrio necessario per vivere là dove si
trova, in quelle condizioni concrete e irripetibili. Le “migliorie” sarebbero
solo distruzioni. A John lo fa capire per benino la sua Pocahontas, quando
questa si rende conto del complesso di superiorità che anima il giovanotto. La “selvaggia”
non ha bisogno della “civiltà” per emanciparsi. La schiettezza e la semplicità
del suo mondo le hanno già insegnato la libertà. Saper ascoltare gli
insegnamenti della natura e degli antenati l’ha resa saggia più di tutte le
sofisticherie cittadine. Sarà la fanciulla ingenua a salvare lo scafato avventuriero,
non il contrario.
Alla fine del film, ognuno tornerà a
casa propria. Tornerà con qualcosa in
più, che darà una svolta alla sua vita. Ma non potrà smettere di essere se
stesso, per ideali che siano le ragioni. Anche Pocahontas resterà fra la sua
gente. Non perché le piacciano le “campane di vetro”, ma perché ha superato l’adolescenza
e deve prendersi le proprie responsabilità senza fuggire. E diciamolo: lei, con
quella Londra di carrozze, strade e palazzi non ha nulla a che vedere. Senza i
suoi “selvaggi”, non sarebbe mai stata il personaggio che amiamo.
Addio, John Smith. Sei una bella
persona da cui c’è molto da imparare. Ma, per una Pocahontas, non potrai mai
essere nulla di più.
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