Una
casa in un vicolo cieco. In cucina, il tavolo di rovere è apparecchiato (tre
piatti, tre bicchieri, il pane avanzato dal pranzo). La sera estiva è
rischiarata da una plafoniera al neon.
La figlia (ventenne) trae un
profondo respiro. «Devo dirvi una cosa».
«Proprio
adesso?» si schermisce la madre. È accigliata, come quando teme qualche nube
che potrebbe rovinare la digestione in famiglia. «Mamma, non è niente di che…»
la rassicura la ragazza –cercando di non dare a vedere come sia anche più
innervosita di lei. «È soltanto una spiegazione che vi devo da tempo».
Il padre non dice niente. O non ha
motivo di sospettare, o ha già capito fin troppo.
«Vi
sarete accorti che me la prendo molto per le questioni LGBT» prosegue la
figlia. «Ci sono due ragioni. La prima è una questione di senso della giustizia…
La seconda è che…»
(No. Non usa la parola “bisessuale”.
I suoi interlocutori, probabilmente, non capirebbero neppure di che si tratti).
«…anch’io… un paio di volte… ho
provato un attaccamento romantico per
altre ragazze».
Ecco.
L’ha detto. Ora, può solo essere tutto più facile.
Il padre non fa una piega. Continua
a guardare la tovaglia come prima. «Basta che tu non lo dica ai nonni…» L’avvertimento
è assai meno casual di quanto si
potrebbe pensare. Ma la ragazza lo sapeva già.
La madre ha gli occhi sgranati. Ma
metabolizza la notizia. «Ecco… Tu porti sempre a casa certe novità… Ormai, ci
aspettiamo di tutto…». Non è un rimprovero, in realtà. È il suo modo dimesso di
esprimere un atteggiamento altamente filosofico. La rassegnazione dello stoico,
più o meno.
Il padre sgrana qualche altra
considerazione. «Guarda, io… uomini… mai. Te l’assicuro». Come se dicesse: «Guarda,
io le melanzane… non le mangio mai». Poi, sospira: «Sarà che voi ragazzi di
oggi state sempre lì, a ruminare nel vostro cervello e a dar peso a ogni minima
cosa che sentite…» Sta cercando di dire autosuggestione,
quel lavoratore di mezza età che ha poca dimestichezza con i problemi che
non si vedono e non si toccano. Non sa che sua figlia si è già posta il
medesimo dubbio, anni prima, e che si è dovuta arrendere all’evidenza delle
proprie emozioni (destinate quasi sempre a rimanere solo sue. Le va bene anche
così). Ma lei non aggiunge altro. Si rende conto che non avrebbe potuto andarle
meglio.
La famigliola riprende a mangiare. Niente tempesta. La
sera sembra più chiara.
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