Negli
scorsi giorni, ho religiosamente ascoltato le considerazioni telefoniche di un
giovanissimo poeta e critico letterario, convintissimo che l’arte debba avere
uno spessore sociologico. Oggi, pubblico un attualissimo
libretto d’opera (senza musica, ovviamente) sulla vicenda storica della
Monaca di Monza. Almeno, per quanto riguarda lo spessore sociologico, non si può dire che manchi.
Ho
passato il mio secondo anno di liceo a idolatrare la “sventurata che rispose”,
fino a farmi prestare un saggio (di cui non ho annotato i dati bibliografici,
ahimè) dalla mia insegnante d’allora. Più tardi, dalla ri-digestione di quei
materiali, nacque un delirio di barocchismo sfrenato, con qualche vena
pucciniana. Avvenne durante i miei primi anni di università, quando mi
rimpinzavo di opere liriche –cosa che, recidivamente, non rimpiango.
Ecco, uscita dalle fasce, Virginia de Leyva. Come direbbe Manzoni:
se vi annoierà, crediate che non s’è fatto apposta. Io vi ho avvisato…
Il libretto è scaricabile gratuitamente da qui.
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