Parte
terza: Il canto della mosca
1.
Quella
notte di metà ottobre, un sogno aleggiò sulla materia cerebrale di Margherita,
come un Incubus insolitamente aereo. Vide
membra nel pieno fiorire dei loro muscoli e nervi, tese in una posizione
innaturale. Una croce. Ma, anziché essere legata a due legni incrociati, la
figura era stretta da steli di rose d’un rosso quasi nero e ritorte come funi.
Rivoli di sangue arabescavano lo splendido corpo, michelangiolesco nel suo
vigore, ma – inequivocabilmente – di donna.
Lo sguardo onirico di Margherita risalì fino
al volto, reclinato su una spalla. Labbra nere, fronte e guance rigate di
porpora – ma sorridente come una sfinge. Il viso di Diana.
Gli
occhi mori, rilucenti nell’estasi dello strazio, si posarono su di lei. La
ragazza ne bevve il potere ipnotico, perdendo il senso del proprio peso
immaginario. La bocca della tormentata si stava muovendo. Senza alcun suono,
Margherita ne comprese le parole.
È il
Filo di Arianna.
Il
braccio sinistro di Diana si contrasse, sottolineando la catena di rose che lo
stringeva. Istintivamente, l’altra tese una mano per prenderla. Le parve che
gli steli attorcigliati si spezzassero sotto le sue dita. In quel sussulto –
coperta di sudore freddo, col cuore impazzito – si svegliò.
[Continua]
Pubblicato sul quotidiano on line Uqbar Love (21 febbraio 2017).
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