Parte II: Il
cielo in fiamme
7.
I
“Pains of Odin” avevano riposto i travestimenti simil-longobardi e avevano
sistemato gli strumenti nei bauli delle automobili. Il cielo era nero, ma
nessuno di loro aveva voglia di rintanarsi nel sonno.
«Andiamo a bere qualcosa?» lanciò Giorgio.
«Io
no, grazie» declinò Diana, prendendo il casco. «Devo riportare Margherita in
collegio».
«Ah…
andate a dormire?» insinuò Michele,
malizioso.
«Certo.
E faresti bene anche tu» rispose Margherita, con soave prontezza. «Il piffero l’hai già suonato abbastanza,
per stasera».
Le due ragazze non rimasero a
sentire lo scroscio di risate e complimenti alla sua arguzia. Diana salì a
cavalcioni della Kawasaki, allacciandosi il casco. L’altra la imitò,
stringendosi ai fianchi della centauressa. Qualche roco e sordo suono
d’avviamento, e la moto partì.
Margherita non avrebbe conservato
alcuna memoria dei pensieri sfreccianti nella sua mente, durante quella corsa.
Avrebbe ricordato l’odore del suo stesso sudore freddo, dentro il loculo del
casco. La sua testa appoggiata a una schiena sicura, in un contatto negato. Le
sue mani intrecciate contro il ventre sodo di Diana, come in spietata
preghiera. La voglia di scioglierle per tentare altre carezze e la paura di cadere,
se avesse lasciato la presa. L’attesa in movimento, dove ogni minuto di
desiderio era divorato dall’avvicinamento al fine.
[Continua]
Pubblicato sul quotidiano on line Uqbar Love (7 febbraio 2017).
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