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I rischi del web: una lezione per gli adulti

“Nativi digitali” vengon detti coloro che sono nati quando Internet e il cellulare erano già pervasivi. Per loro, “non essere connessi” è impossibile. Soprattutto, si trovano a dialogare con genitori che non sempre hanno gli strumenti per comprendere la parte virtuale della loro vita. Da qui ha avuto origine l’idea della 2^A della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto Comprensivo di Manerbio. Nell’ambito di un progetto di educazione all’affettività, i ragazzi hanno deciso di approfondire quali siano i rischi che il web comporta in questo campo. Il risultato è stato esposto alle famiglie degli alunni il 27 maggio 2016. 

            La “lezione agli adulti” è iniziata con la definizione di alcuni termini base dei social network, come “like” (= segno di apprezzamento), “chattare” (= scambiarsi messaggi in tempo reale), “follower” (= persona che segue gli aggiornamenti di qualcuno), “netiquette” (= galateo da tenersi su Internet), “tic” (= simbolo inventato da Twitter per certificare l’autenticità di un profilo). Altri erano più legati ai rischi di Internet. È il caso di “fake”, un profilo con informazioni false sui propri dati anagrafici. Oppure, di “stalker”: un persecutore che manda messaggi insistenti e/o minacciosi. Il cyberbullismo è l’uso dei social network per diffamare, umiliare od offendere pesantemente qualcuno. Il “phishing” è l’invio di email con false proposte d’affari, per carpire i dati bancari di qualcuno. Trattandosi di dodicenni, la serata ha spesso alluso al pericolo di adescamento da parte di pedofili.
            Un’indagine condotta dalla 2^A sulle altre classi seconde ha mostrato come l’uso del cellulare sia praticamente scontato e come molti dodicenni abbiano già un profilo sui social  network: principalmente Facebook e Whatsapp, ma anche Instagram e (raramente) Twitter. Ciò significa che molti di loro hanno dichiarato un’età falsa, visto che i social non permettono di iscriversi a chi abbia meno di tredici anni.
            L’immersione nella vita virtuale può, a volte, diventare alienazione. Per questo, al progetto ha partecipato la dott.ssa Elisa Arcari, psicologa che si occupa di dipendenze patologiche per la Cooperativa di Bessimo. Nei giovanissimi, i segnali d’allarme sono: stanchezza cronica, ribellione all’idea di interrompere la navigazione, perdita di interesse per i propri passatempi, distacco dagli amici. Alle famiglie che colgono questi segni, è consigliato di stimolare la vita sociale dei figli; nei casi limite, si può ricorrere a cure mediche.
            La 2^A ha concluso la ricerca e la riflessione stilando un decalogo, basato sulla tutela della propria privacy, sulla prudenza nella gestione dei contatti, sulla parsimonia nell’uso del cellulare e sul coraggio di denunciare agli adulti eventuali brutti incontri. I docenti che hanno svolto il tutorato sono: Maria Elena Bertolotti, Michele Guerra, Pasquale Sacco, Giorgio Grazioli, Andrea Facchi.
            Il progetto ha mostrato come i “nativi digitali” abbiano bisogno di sviluppare un senso critico molto precoce, per orientarsi in un mondo sempre più connesso e complesso. La sfida educativa - in questo laboratorio - può dirsi vinta. Almeno per i ragazzi.

Pubblicato su Paese Mio Manerbio, N. 109 (giugno 2016), p. 6.

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