Passa ai contenuti principali

I paesaggi disciolti di Claudio Volpi

pittore claudio volpi
Il pittore Claudio Volpi a Manerbio
Dal 16 al 23 dicembre 2017, la Sala Mostre del Palazzo Comunale di Manerbio ha ospitato “30x30”: una mostra personale del pittore Claudio Volpi. Il titolo alludeva alle dimensioni dei dipinti ospitati: tele quadrate di 30x30 cm, appunto. Mai come in questo caso bisogna riconoscere che conta l’intensità, non le dimensioni. 
            Claudio Volpi è nato a Casalromano (MN) l’8 agosto 1955. Nel 1970, ha iniziato a studiare pittura a olio, disegno e figura alla scuola “Leonardo da Vinci” di Cremona. Nel 1979, ha fatto parte del gruppo artistico mantovano “Valori plastici”, partecipando a varie mostre collettive e personali. Dopo un lungo periodo di pausa, è tornato alla pittura nel 2004, preferendo ampi paesaggi e scorci di campagna lombarda, perfezionandosi nella tecnica dell’acrilico su tela.
            Nel 2011, è stato invitato alla Collettiva d’Arte Contemporanea tenutasi al Quirinale e a quella ospitata dal Castello Reale Valentino, a Torino.
            A Manerbio, ha dispiegato gli aspetti tipici della sua musa. Innanzitutto, una tendenza alle figure non formali, non fondate su un disegno, che si snodano e distendono liberamente sulla tela. Allo stesso tempo, non si distacca del tutto dall’arte figurativa: le sue immagini rimandano sempre a qualcosa di noto, perlopiù paesaggi. Il colore non è scelto su basi realistiche, ma espressive: toni scuri affiancati a toni accesi, o al bianco. La tinta prediletta è il rosso. Volpi tiene molto alla corposità: dipinge a strati e crea effetti di “bassorilievo”, impiegando carta. In altri casi, il materiale di base è la plastica, sulla quale la vernice è incisa a graffi. Le immagini sono realizzate in colori acrilici.
            In questo modo, dai “30x30” di Volpi, sembrano emergere sottili betulle, campi di grano, laghi, distese innevate o angosciosamente rosseggianti, notti profonde, cupole di duomi.
            Il pittore ama curare la presentazione: ha “testato” diversi modi di incorniciare le opere, per osservarne la diversa resa. 
pittore claudio volpi
Due "paesaggi disciolti" di Claudio Volpi
            L’aspetto “indefinito” dei suoi paesaggi fa sì che essi si prestino a suggestioni e interpretazioni anche vaste. Per questo, alle tele in mostra, erano affiancati pensieri di un poeta, Diego Berzaghi. La parola sapiente dava alle vedute disciolte un significato ignoto allo stesso pittore. Le colline oltre un fiume divenivano un corpo di donna distesa; una campitura rossa il segno dello sbarco in Normandia. Oppure: “Celate di seta diafana, danzano le Meliadi, nel profumato sottofondo d’autunno boschivo”; “Candido velluto impreziosisce il cammino dell’inverno”.
            Quasi a completare il dialogo fra le arti, Volpi ha affermato di essere un appassionato di pianoforte. Del resto, come la sua pittura, la musica unisce la suggestiva indefinitezza all’espressività.


Pubblicato su Paese Mio Manerbio, N. 128 (gennaio 2018), p. 13.

Commenti

Post popolari in questo blog

Letteratura spagnola del XVII secolo

Il Seicento è, anche per la Spagna, il secolo del Barocco. Tipici della letteratura dell'epoca sono il "culteranesimo" (predilezione per termini preziosi e difficili) e il "concettismo" (ricerca di figure retoriche che accostino elementi assai diversi fra loro, suscitando stupore e meraviglia nel lettore). Per liberare il Barocco dall'accusa di artificiosità, si è cercato di distinguere una corrente "culterana", letterariamente corrotta e di contenuti anche immorali, da una corrente "concettista", nutrita dalla grande tradizione intellettuale e morale spagnola. E' vero che il Barocco spagnolo vede, al proprio interno, vivaci polemiche fra autori (come Luis de Gòngora e Francisco de Quevedo) e gruppi. Ma l'esistenza di queste due contrapposte correnti non ha fondamento reale. Quanto al concettismo, è interessante notare come esso sia stato alimentato dalla significativa definizione che di "concetto" ha dato Francesco

Farfalle prigioniere, ovvero La vita è sogno

Una giovane mano traccia le linee d’una farfalla. Una farfalla vera si dibatte sotto una campanella di vetro. La mano (che, ora, ha il volto d’un giovane pallido e fine) alza la campanella. L’insetto, finalmente libero, si libra e guida lo spettatore nella storia del suo alter ego, la Sposa Cadavere.              Così come Beetlejuice , The Corpse Bride (2005; regia di Tim Burton e Mike Johnson) si svolge a cavallo tra il mondo dei vivi e quello dei morti, mostrandone l’ambiguità. A partire dal fatto che il mondo dei “vivi” è intriso di tinte funeree, fra il blu e il grigio, mentre quello dei “morti” è caleidoscopico, multiforme, scoppiettante. A questi spettano la gioia, la saggezza e la passione; a quelli la noia, la decadenza, l’aridità. Fra i “vivi”, ogni cosa si svolge secondo sterili schemi; fra i “morti”, ogni sogno è possibile. Per l’appunto, di sogno si tratta, nel caso di tutti e tre i protagonisti. A Victor e Victoria, destinati a un matrimonio di convenienza, non è co

Il Cimitero di Manerbio: cittadini fino all'ultimo

Con l'autunno, è arrivato anche il momento di ricordare l' "autunno della vita" e chi gli è andato incontro: i nostri cari defunti. Perché non parlare della storia del nostro Cimitero , che presto molti manerbiesi andranno a visitare?  Ovviamente, il luogo di sepoltura non è sempre stato là dove si trova oggi, né ha sempre avuto le stesse caratteristiche. Fino al 1817, il camposanto di Manerbio era adiacente al lato settentrionale della chiesa parrocchiale , fra la casa del curato di S. Vincenzo e la strada provinciale. Era un'usanza di origine medievale, che voleva le tombe affiancate ai luoghi sacri, quando non addirittura all'interno di essi. Magari sotto l'altare, se si trattava di defunti in odore di santità. Era un modo per onorare coloro che ormai "erano con Dio" e degni a loro volta di una forma di venerazione. Per costituire questo camposanto, era stato acquistato un terreno privato ed era stata occupata anche una parte del terraglio