Quella che state per leggere è la prima delle InterviStorie ospitate da questo blog: interviste con autrici ed autori che si occupano di divulgare la storia o di trarne romanzi. Cominciamo – ovviamente – con Galatea Vaglio, il cui stile mi ha ispirato per Streghette mie e Santarelline e donne di mondo.
Galatea ha pubblicato per Castelvecchi Editore e Sonzogno; attualmente, è un’autrice Giunti. Collabora con L’Espresso e gestisce la pagina Facebook Galatea Vaglio Pillole di Storia. Si occupa di divulgazione in materia storica e mitologica anche su Instagram, YouTube e Tiktok.
Fra le sue opere, ci sono i seguenti romanzi storici: Teodora. La figlia del circo (Sonzogno, 2018); Cesare: l’uomo che ha reso grande Roma (Giunti, 2020); Teodora. I demoni del potere (Piemme, 2022); I lupi di Roma. Antonio contro Ottaviano (Giunti 2022).
1)
Parlaci un po' del tuo
percorso di studi.
È stato un percorso molto
regolare: dopo il liceo classico, mi sono iscritta a lettere antiche a Venezia,
mi sono laureata, ho vinto una borsa di studio per il dottorato di ricerca in
Storia Antica alla Sapienza di Roma, mi sono addottorata, poi per alcuni anni
ho lavorato in università a Padova con borse di studio di post dottorato e
quindi ho vinto il concorso per insegnare a scuola e sono diventata
professoressa di lettere.
2) Tu, professionalmente, nasci come
insegnante di scuola media, esatto? È stato il tuo progetto di vita da sempre o
la decisione di insegnare è arrivata in un altro modo?
No, in realtà è stato un caso: ho tentato il concorso un po’ alla carlona,
anche perché le borse di studio in università erano sempre incarichi precari.
Ho avuto fortuna, sono diventata subito di ruolo senza fare nemmeno un’ora di
supplenza. Però poi mi ci sono appassionata. Insegnare è un lavoro stressante,
ma molto divertente, soprattutto alle medie. Sono in una età di completa
transizione, non ancora ragazzi e non più bambini, e sono adorabili.
3) Sei famosa per il tuo
modo peculiare di divulgare la storia. La tua capacità di trasmettere contenuti
con leggerezza e senza annoiare è legata al fatto che comunichi spesso con
ragazzi giovanissimi?
Penso che un po’ sia dovuto al mio carattere: ho sempre spiegato la storia in
maniera molto divertente, fin da ragazzina mi piaceva raccontare storie di
personaggi antichi, ma certo avere a che fare con classi di ragazzini ha
affinato molto questa abilità. Non ti puoi permettere di essere noiosa, i
ragazzini sono un pubblico molto esigente.
4) Da insegnante/blogger a scrittrice
professionista. Com'è avvenuto il passaggio?
Grazie alla rete. Ho aperto un blog all’inizio degli anni ‘2000. Lo facevano
tutti, allora, era la moda del momento. Ma a me piaceva scrivere e divenni
molto seguita. Poi un mio post su Didone divenne virale improvvisamente, e un
editore mi contattò proponendomi di scrivere il primo libro. Oggi c’è una gran
polemica sugli influencer che scrivono libri, ma in realtà anche io ho
cominciato così. Non è detto che perché uno viene dalla rete non sia in grado
di scrivere cose decenti, spesso ci sono molti pregiudizi in materia.
5) Quanto contano la passione e il
divertimento nel tuo lavoro?
Penso che la passione e il divertimento siano alla base di qualsiasi lavoro, in
fondo. Altrimenti alla fine ti annoi e fai qualcosa d’altro.
6) Sei amatissima, ma
anche oggetto di hating. Secondo te, l'Italia è ancora legata a una visione
stantia della divulgazione storica? Ed è un limite che esiste solo in questo
campo culturale?
L’Italia ha molto pregiudizi nei confronti della divulgazione in genere, perché
si pensa che chi divulga sia uno “poco serio” che non ce l’ha fatta a diventare
uno studioso “vero”. Non si rende conto che per divulgare bene bisogna studiare
quanto un cattedratico e poi imparare a spiegare le cose chiaramente. Questo
tipo di pregiudizio altrove nel mondo non esiste, qui invece sì. O sei Alberto
Angela, e allora puoi fare e dire quello che vuoi, o vieni sempre considerato
uno che non è abbastanza serio e fa questo mestiere come ripiego.
7) Donne che parlano di
storia... È ancora una cosa insolita, in Italia? Quanto pesa il maschilismo
nello hating che ricevi?
Parecchio. Essere una
donna in Italia non è facile. Pare che una grossa fetta di persone non sia in
grado di accettare che una donna possa essere competente. I commenti sessisti,
le accuse assurde di “copiare solo da Wikipedia”, la richiesta continua di
dimostrare che sei qualificata sono una costante. Con colleghi divulgatori
maschi spesso ci confrontiamo e loro si rendono conto che a parità di
competenze, noi donne veniamo sempre sottostimate e spesso offese in rete. Gli
utenti, soprattutto maschi, ti trattano con un paternalismo fastidioso, quasi
fossero loro a doverti spiegare le cose che tu magari studi da anni, e anche
quando citi il tuo curriculum non si arrendono, anzi spesso ti accusano di
essere “presuntuosa”, ti invitano ad essere più modesta e a non contraddirli
anche quando dicono svarioni. Perché sei una donna e devi essere condiscendente
e restare in secondo piano quando parlano i maschi. Alle volte è esasperante.
La storia antica poi è piena di sedicenti “appassionati” che la considerano una
faccenda “da uomini”. Se sei una donna e ti azzardi a scrivere di legioni
romane, di strategia militare o di impero ti trattano come una sprovveduta.
Purtroppo l’Italia ha un grosso problema di maschilismo in generale e nel campo
della divulgazione storica questo pesa parecchio.
8) Blogger che aspirano a diventare
scrittori: avresti uno o più consigli per loro?
Di non mollare. La gavetta
è lunga, bisogna studiare tantissimo, ma alla fine paga.
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