Non ero particolarmente attratta dalle figure di strega, da bambina. Il mio personaggio preferito era la Sirenetta: prima, perché viveva sott'acqua e poteva godersi le meraviglie dei fondali senza annegare o implodere; poi, perché mi identificavo col suo cuore spezzato. Inutile dire che, ora che ho superato i quattordici anni, sono molto più cattiva e ironica sull'amore.
All'università, mi sono innamorata della figura di Medea, dedicandole persino un paper. Ma è soprattutto all'influsso di Mariangela Galatea Vaglio, la famosa autrice di Didone, per esempio (2014, Ultra), che si deve la nascita di questo libriccino: Streghette mie (2018, Amazon Kindle Direct Publishing Project). Il titolo è invece un omaggio a Bianca Pitzorno, un'autrice che ha animato la mia infanzia e che è nota sia per l'attenzione ai personaggi femminili, sia per il suo spirito garbatamente dissacrante. L'ironia è una puntura contagiosa, soprattutto se stuzzica ciò che amiamo di più. Ecco che, dalle opere letterarie che avevo assaporato e digerito, sono risaltate fuori loro: figure di maghe e di streghe rimaste precedentemente in secondo piano, ai miei occhi, e che ora sembravano guardarmi... con l'aria confidenziale di chi ha qualcosa da dire.
Queste dieci storie sono dieci monologhi, volutamente leggeri. Prendeteli per quello che sono: spero che vi divertano. Anche perché, a furia di divertirsi, ci si può imbattere in qualcosa di molto serio.
Le abbiamo odiate, amate, denigrate, studiate. Sono le maghe e le streghe delle fiabe e della letteratura. Brutte e cattive (o belle e cattive), perché così hanno voluto coloro che ci hanno parlato di loro: per dogma religioso o pregiudizio socio-culturale. Ma, comunque siano, sono sempre… incantevoli. Irresistibili. Perché ci parlano da un luogo profondo, per il quale non possiamo evitar di passare. Ci parlano dallo specchio.
Disponibile in formato Kindle e in paperback.
Erica Gazzoldi, Streghette mie (Amazon, 2018) |
All'università, mi sono innamorata della figura di Medea, dedicandole persino un paper. Ma è soprattutto all'influsso di Mariangela Galatea Vaglio, la famosa autrice di Didone, per esempio (2014, Ultra), che si deve la nascita di questo libriccino: Streghette mie (2018, Amazon Kindle Direct Publishing Project). Il titolo è invece un omaggio a Bianca Pitzorno, un'autrice che ha animato la mia infanzia e che è nota sia per l'attenzione ai personaggi femminili, sia per il suo spirito garbatamente dissacrante. L'ironia è una puntura contagiosa, soprattutto se stuzzica ciò che amiamo di più. Ecco che, dalle opere letterarie che avevo assaporato e digerito, sono risaltate fuori loro: figure di maghe e di streghe rimaste precedentemente in secondo piano, ai miei occhi, e che ora sembravano guardarmi... con l'aria confidenziale di chi ha qualcosa da dire.
Queste dieci storie sono dieci monologhi, volutamente leggeri. Prendeteli per quello che sono: spero che vi divertano. Anche perché, a furia di divertirsi, ci si può imbattere in qualcosa di molto serio.
Le abbiamo odiate, amate, denigrate, studiate. Sono le maghe e le streghe delle fiabe e della letteratura. Brutte e cattive (o belle e cattive), perché così hanno voluto coloro che ci hanno parlato di loro: per dogma religioso o pregiudizio socio-culturale. Ma, comunque siano, sono sempre… incantevoli. Irresistibili. Perché ci parlano da un luogo profondo, per il quale non possiamo evitar di passare. Ci parlano dallo specchio.
Disponibile in formato Kindle e in paperback.
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