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La Bella, la Bestia e il dottor Balanzone

Il tempo piovoso ha fatto sfumare l’abituale Carnevale festeggiato in piazza, davanti al Municipio. Ma non ha potuto (per fortuna) cancellare il grazioso spettacolo preannunciato al Politeama per il 9 febbraio 2016. L’organizzazione era ad opera dell’Oratorio “S. Filippo Neri”, del Comune di Manerbio e dell’Associazione Amici della Biblioteca. Il soggetto era “La Bella e la Bestia”, inscenato dalla compagnia “Il Nodo Teatro”. 

            Bella è l’ultima delle proprie sorelle a essere rimasta in casa del padre; ancora giovane, ai potenziali mariti preferisce i libri di botanica. Ha già coltivato ogni sorta di fiori e, ora, gliene rimane uno solo da desiderare: “la rosa nera, che cresce nel Paese degli Urogalli”. Per il padre, ex-mercante in preda alla noia, è un’occasione per cercare nuove avventure. Peccato che l’età si faccia sentire e che, anziché nel Paese degli Urogalli, approdi proprio dietro casa, dove abita il dottor Miracolo: l’insegnante di botanica di Bella, che cerca di fornire surrogati della rarissima pianta. Ma la testarda fanciulla insiste e il padre, disperato, arriva davvero a destinazione. In un castello favoloso, trova un banchetto ad attenderlo e… persino la rosa nera, che parrebbe “un dono della natura apposta per sua figlia”.
            Invece, l’ex-mercante arrugginito si trova nel giardino di proprietà della Bestia, che non ha altra compagnia oltre ai propri fiori. Nel Paese degli Urogalli, la violazione della proprietà privata costa cara: l’inconsapevole ladro dovrà marcire in una torre.
            Nel frattempo, Bella, da un incrocio di piante, ha ottenuto una splendida violacciocca striata azzurra. Ma un passerotto l’avverte del destino a cui le sue pretese hanno condannato il padre. In preda ai primi sensi di colpa della propria vita, la ragazza parte, sperando di riscattare il prigioniero in cambio della violacciocca. Il fiore attrae davvero la Bestia, mentre Bella è nascosta per paura. Un rumore la tradisce e il dialogo con lo spaventoso padrone di casa è inevitabile. La sincerità e la cordialità di lei sembrano far breccia in quell’animo coriaceo. Ma, non appena viene a sapere che Bella è la figlia del ladro, la Bestia la spedisce a condividere lo stesso destino.
            Ancora una volta, la comunicativa della fanciulla risolve la situazione. Bella convince il carceriere dell’innocenza del padre… che, in fondo, ha solo commesso lo stesso errore in cui è caduta la Bestia, prendendosi la preziosa violacciocca striata azzurra. Il mostro comprende il proprio eccesso d’ira; libera i prigionieri e regala loro l’agognata rosa nera. Bella, gratissima, ricambia col fiore portato da lei. Quella gratuita gentilezza fa cadere l’aspetto bestiale del castellano e lo rivela per quello che è: un bel principe.
All’uscita, gli spettatori sono stati congedati con sacchetti di lattughe distribuiti gratuitamente. (Non è Carnevale senza abbuffarsi…).
           
Alla tradizione ha voluto allinearsi anche il farmacista Matteo Priori, che si è trasformato nel dottor Balanzone. Il titolare è stato brillantemente sostituito da una collaboratrice travestita (il grosso cartellino sul camice fugava ogni ragionevole dubbio sull’identità di quel “dottor Priori”). Il quadro è stato completato da una dottoressa tramutata in Colombina (a Carnevale, anche alle laureate è consentito essere graziose illetterate). Con poco, è stato così garantito un sorriso anche ai pazienti che entravano in farmacia. Il riso, si sa, è la miglior medicina.

Pubblicato su Paese Mio Manerbio, N. 105, febbraio 2016, p. 8.

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