Passa ai contenuti principali

Ridere a sangue


“È dall’urlo dei morti che uno scrittore dovrebbe soprattutto guardarsi”. Così scrive Gabriele Dadati. Ma ciò non vale solo per gli scrittori. Anche la storia e la società hanno i propri morti, che avvelenano l’aria esalando grida. Questi sono, per esempio, i ricordi non remoti del Novecento, ideologie che conservano ancora il proprio carico di Eros e Thanatos. Sicché a qualcuno è venuto in mente questo: una risata li seppellirà.

            Il personaggio di Jorge, ne Il nome della rosa, l’aveva presagito: il riso può abbandonare la sfera dello sfogo animalesco e farsi arte, filosofia. La Comicità, sposata con l’Intelletto, genera un figlio temibile: l’Umorismo. Davanti ad esso, nulla possono Eros e Thanatos, poiché fa cadere sia il fascino che la paura.

            Così, un ragazzo di ventitre anni può vendicare la morte del bisnonno antifascista sottolineando la goffaggine dei canti che –per vent’anni- hanno esaltato il “Priapo nazionale” (Carlo Emilio Gadda). In Germania, alcuni studenti ed insegnanti sbeffeggiano i neonazisti sbandierando, in luogo della svastica, un’innocua mela.

            Esorcismi che richiedono un’intelligenza aperta, soprattutto quando affrontano gli “Jorge” di oggi, per i quali “Il male non si esorcizza. Si distrugge” (Umberto Eco). Figure più o meno colte, più o meno austere, pronte a stracciarsi le vesti per un ronzio di mosca. Non importa se quel ronzio è il restauro della versione originaria di Giovinezza (1909), ripulita da decennali manipolazioni. Gli “Jorge” sentono solo “l’urlo dei morti”. E chiedono il rogo per gli studenti coristi, colpevoli d’aver cantato che Son finiti i tempi lieti/ degli studi e degli amori.

            L’Umorismo non si allea mai col Moralismo. Quest’ultimo, infatti, non esorcizza i fantasmi: li santifica, li fa inviolabili, paradigmi invertiti di cui –in realtà- non si vuole fare a meno. Così facendo, si rendono immortali i “morti urlanti”, rimettendo loro in mano la spada con cui continueranno ad uccidere. 

            Non si ripeta, dunque, l’errore di Jorge, che distrusse la filosofia del riso. Si spediscano i fascisti su Marte, si sostituiscano le svastiche con le mele. Si potrà sperare, così, di vedere i giganti di sabbia svuotarsi e sgretolarsi, di trovare –al loro posto- un torsolo rinsecchito. La più dolce, duratura vendetta.



Da una discussione con Ani-sama

Commenti

  1. Dalla mia pagina FB: https://www.facebook.com/erica.gazzoldi/posts/200530203387496

    MAICOL FORMENTELLI: Bellissimo pezzo, Erica. Peccato che chi dovrebbe trarne insegnamento non abbia le facoltà intellettive per coglierne il messaggio...

    RispondiElimina
  2. Da Facebook: https://www.facebook.com/#!/ipisa/posts/261187660625457

    ANDREA VIRGA:
    quali manipolazioni?

    Giovinezza ha seguito l'iter di un'intera generazione: studenti irredentisti nel 1909 ("Ma se il grido a noi giungesse / dei fratelli non redenti, / alla morte sorridenti / questo canto ci vedrà!"), volontari in trincea e poi arditi nel 1917, fascisti o antifascisti (esiste anche la versione degli Arditi del Popolo di Giovinezza) nel 1922, poi l'inno ufficiale di regime (1924, testo di Salvator Gotta), compresa quella femminile, e infine la ripresa del testo nel 1917 con la versione repubblicana del 1943.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Per esempio, le manipolazioni che hanno portato da questo testo (http://it.wikipedia.org/​wiki/Giovinezza_(inno) ) a quest'altro: http://it.wikisource.org/​wiki/Giovinezza_(Arditi) C'è già una bella differenza, non trovi? ;)

      Elimina
    2. Pardon... per la versione originaria, meglio questo link (l'altro non è più accessibile): http://it.wikisource.org/wiki/Giovinezza_(Goliardi)

      Elimina
    3. ANDREA VIRGA: NON sono manipolazioni, sono la naturale evoluzione di un canto popolare, parallelo a quella di un'intera generazione. Gli Arditi della Prima Guerra Mondiale erano in gran parte studenti interventisti, e molti di loro diventarono fascisti.

      Elimina
    4. Ciò non elimina le evidenti differenze tra le versioni. ;-)

      Elimina
    5. ANDREA VIRGA: Sarebbe come affermare che "Pietà l'è morta" sia stata una manipolazione partigiana di "Sul ponte di Perati" (e questa a sua volta di "Sul ponte di Bassano"), quando è chiaramente stata l'evoluzione di una medesima canzone, all'interno di un medesimo contesto culturale (quello alpino).

      Elimina
    6. Scusa, ma... a cosa vorresti arrivare? ;-) Anche perché tutto ciò non c'entra moltissimo con il sugo fondamentale di questo post.

      Elimina
    7. ANDREA VIRGA: Vorrei arrivare al fatto che asserire, con evidente pregiudizio antifascista, che le successive versioni di Giovinezza siano dovute a manipolazioni, è una menzogna.

      Elimina
    8. Grazie per la cortesia. xD Bisognerebbe chiedere il parere di Nino Oxilia, che l'aveva scritta. ;)

      Elimina
    9. ANDREA VIRGA: Oxilia è morto in guerra sul Grappa, per cui non ha avuto occasione di pronunciarsi sul fascismo.

      Elimina
    10. ANDREA VIRGA:
      http://it.wikipedia.org/​wiki/Giuseppe_Blanc
      Il musicista, Giuseppe Blanc, invece partecipò alla stesura della versione trionfale del 1924. Quindi le tue chiacchiere stanno a zero, di fronte ai fatti.

      Elimina
    11. "Non abbiamo fatti, ma solo interpretazioni"... Caro, vecchio Nietzsche... a volte, aveva proprio ragione. Ogni volta che si parla di "Giovinezza", si chiama in causa questo benedetto compositore, come se le scelte del paroliere dovessero coincidere con le sue (successive). Ma il musicista può fare quello che vuole, perché il messaggio ideologico di una canzone non è affidato alla musica (vaga suscitatrice d'emozioni), bensì al contenuto del testo.

      Elimina
    12. Però, se proprio vuoi parlare di "fatti", temo che tu non sia la persona titolata a farlo. Ti ho mostrato due versioni selvaggiamente diverse di un testo (praticamente, due testi diversi) e ti ostini a negarne le differenze. Come se fosse "naturale" vedere un testo che parla d'amore e spensieratezza divenire un inno di guerra. Se ci sono specchi che scricchiolano, sono quelli di qualcun altro.

      Elimina
    13. ANDREA VIRGA: Sei tu che hai gravi lacune in fatto di filologia, a quanto pare.

      Elimina
    14. ANDREA VIRGA: In primo luogo, la prima versione non parla solo d'amore e di spensieratezza ma ha un forte contenuto patriottico, espresso chiaramente dall'ultima strofa, e legato all'irredentismo italiano, che poi è stato la causa dell'ingresso dell'Italia nella Grande Guerra.

      Elimina
    15. Dal momento che mi sono laureata in lettere con ottimi voti, ho paura che le lacune di cui sopra siano più nel tuo desiderio che nella realtà. Del resto, non serve essere grandi filologi, in questo caso. Si tratta di leggere i due testi e basta. Quanto alla connessione fra patriottismo e fascismo, si può benissimo essere patrioti senza essere fascisti. E perfino irredentisti, senza essere fascisti.

      Elimina
    16. ANDREA VIRGA: Infatti, esiste anche una versione antifascista di Giovinezza, quella degli Arditi del Popolo. Tuttavia, la maggioranza dei patrioti italiani dell'epoca erano anche irredentisti, e partirono volontari per il fronte, e proprio da questi volontari nacque sia l'arditismo, sia, a guerra finita, il fascismo.

      Elimina
    17. ANDREA VIRGA: Questo tipo di canti, che hanno una forte dimensione popolare, hanno una loro evoluzione testuale naturale. Questo perché l'ambiente umano che li canta, tende ad adattare le proprie canzoni, cioé a modificarne il testo, in base alle nuove situazioni.

      Elimina
    18. Attento: ciò che viene definito "naturale" è spesso frutto di convenzione. ;)

      Elimina
    19. ANDREA VIRGA: Ti ho fatto l'esempio della canzone alpina della Prima Guerra Mondiale: "Sul ponte di Bassano", che con la guerra di Grecia fu modificata in "Sul ponte di Perati", e a sua volta, per opera di Nuto Revelli (ufficiale della Tridentina) divenne un canto partigiano "Pietà l'è morta". Ebbene, non si può parlare in alcun modo di manipolazione, ma di semplice evoluzione del testo. Lo stesso vale per Giovinezza.

      Elimina
    20. ANDREA VIRGA: Se poi lo si vuole negare per malafede antifascista (e in genere, ho notato, le due cose vanno di pari passo) è un altro discorso.

      Elimina
    21. Comunque, nonostante tutto il tuo ribattere sul chiodo, ammetti che possano esistere diverse versioni di uno stesso canto ed essere abissalmente differenti l'una dall'altra. Secondo te, si dovrebbe essere considerati fascisti quando si diffonde la versione più antica di "Giovinezza", dunque.

      Elimina
    22. ANDREA VIRGA: Non ho mai detto questo! Anzi... Quello che trovo assurdo, però, è che si sostenga che l'unica versiona valida di Giovinezza sia la prima (anche la seconda, quella degli arditi, è peraltro afascista nella sua stesura originale) e che le altre siano manipolazioni successive, come invece affermava il tuo articolo.

      Elimina
    23. ‎"Successive" lo sono di sicuro, dato che la prima è del 1909. ;) E "manipolazione" significa, semplicemente, "modifica intervenuta su un oggetto". Non ha necessariamente un significato dispregiativo e/o di condanna morale. Ciò che dice il mio articolo è che le grandi ideologie del Novecento hanno spesso lasciato impronte anche macroscopiche in ciò che era "cultura popolare" (o anche non popolare) e che non bisogna condannare chi recupera detta "cultura popolare" per farne conoscere le versioni non fasciste.

      Elimina
    24. ANDREA VIRGA: Il termine ha una connotazione negativa e dispregiativa, però, e tale emergeva dall'articolo. Si può solo immaginare le reazioni se si dicesse che "Bella Ciao" è stata una manipolazione (probabilmente postbellica) di un canto delle mondine.

      Elimina
    25. Non ci sarebbe bisogno di alcuna reazione, se si intendessero i termini nel loro valore denotativo. ;) C'era, semmai, un leggero sarcasmo nel mio "ripulita"... ma ciò riguarda il mio gusto estetico, più che la vicenda del testo. xD Forse, sarebbe stato più chiaro il termine "rimaneggiamenti" o "rifacimenti". Del resto, si sa che la prospettiva filologica e quella autoriale non sempre coincidono. Per il filologo, che studia l'oggetto-testo nella sua trasmissione, ogni variante è sacra. Per chi lo guarda come prodotto della personalità e dell'individualità di un poeta, tutto ciò che scavalca la volontà di quest'ultimo è "rimaneggiamento", o anche "manipolazione". E perché mai non dirselo tranquillamente? C'è troppa tendenza allo scandalo, in Italia. Pensa che, per molti, "Giovinezza" è solo ed esclusivamente il canto fascista, senza tener conto della pletora di versioni che ne esistono (come hai ben sottolineato). Per un coro studentesco può essere realmente un problema eseguire il testo goliardico del canto, proprio perché qualcuno non tiene conto della sua complessa fortuna e consacra la versione fascista a sola ed unica "vera". A questo punto, chi è in mala fede? ;)

      Elimina
    26. Anche tu potresti dire che "Pietà l'è morta" e "Bella ciao" sono nate da "manipolazioni", se è questo il tuo problema. ;) Formalmente, sarebbe difficile darti torto, dato che "manipolazione" (come abbiamo detto poc'anzi) è un intervento su un oggetto, ben mirato e dettato da una volontà. L'ambiente popolare di cui stiamo parlando può ben apportare modifiche e rifacimenti del tutto spontanei, non malevoli né calati dall'alto, ma sempre di rimaneggiamenti mirati si tratta. Nei confronti dell'autore del "testo di partenza", questa può essere vista come un'appropriazione. Non so quanti poeti e parolieri sarebbero veramente contenti di veder diventare "popolare" la propria opera, con le conseguenti modifiche arbitrarie o quasi. Ma questo è un altro discorso. Io intendevo dire soprattutto che "Giovinezza" è rimasta nella memoria italiana solo nel riadattamento fascista e che ciò è ingiusto: verso l'autore, ma anche verso chi vorrebbe dare spazio ad altre versioni senza essere accusato di "apologia del fascismo" (che è reato, piaccia o no). Non c'è nulla di filologico nel negare la differenza tra un rifacimento e l'altro, né tantomeno nel voler cristallizzare un testo in una sua sola versione (peraltro, relativamente tarda). C'è poi anche (come ti dicevo) un sentimento mio personale, ossia la refrattarietà ai canti che parlano di bombe ad ogni pie' sospinto. Non amo a dismisura nemmeno i canti partigiani, laddove sono particolarmente aggressivi. Mi sia concesso di dare un piccolo spazio a questo mio sottile giudizio di gusto, anche attraverso una sfumatura. ;)

      Elimina
    27. ANDREA VIRGA: No, francamente non userei il termine "manipolazioni" proprio per via delle sue connotazioni negative, anche perché estimatore dei canti popolari e di lotta, a prescindere dalla parte che li cantò.

      Quanto a Giovinezza, non è neanche uno dei miei canti fascisti preferiti, ad essere sincero.

      Elimina
    28. Quali preferisci? ;) P.S. Non posso sostituire "manipolazioni", perché non si capirebbe più tutta la nostra conversazione... E, francamente, preferisco che rimanga la parola "incriminata", dato che ha aperto così tante riflessioni. Abbiamo sollevato il problema dell'autorialità e della fortuna di un testo, della vita delle canzoni popolari, ecc. Ci si potrebbero scrivere libri, altro che due o tre battute di commento! Quanto alle preferenze, è vero che "Giovinezza 1909" è molto più carina delle successive, ma anch'io preferisco altri canti goliardici. Riproporrei "The Crocodile", per esempio, se riuscissi a farlo saltar fuori dal web... ma è come cercare denti di gallina, a quanto pare.

      Elimina
    29. ANDREA VIRGA: L'Inno a Roma è probabilmente uno dei migliori, posto di considerarlo fascista, visto il testo apolitico e l'origine prefascista. Per quanto riguarda i canti propriamente fascisti (escludendo quindi i canti militari), apprezzo particolarmente l'Inno dei Giovani Fascisti, Battaglioni M, Le donne non ci vogliono più bene.

      Elimina

Posta un commento

Si avvisano i gentili lettori che (come è ovvio) non verranno approvati commenti scurrili, offese dirette, incitazioni all'odio di qualunque tipo, messaggi che violino la privacy o ledano l'onore di terzi. Si prega di considerare questo blog come uno spazio di confronto, così come è stato fatto finora, e non come uno "sfogatoio". Ci scusiamo per eventuali ritardi nella pubblicazione dei commenti: cause (tecnologiche) di forza maggiore. Grazie.

Post popolari in questo blog

Letteratura spagnola del XVII secolo

Il Seicento è, anche per la Spagna, il secolo del Barocco. Tipici della letteratura dell'epoca sono il "culteranesimo" (predilezione per termini preziosi e difficili) e il "concettismo" (ricerca di figure retoriche che accostino elementi assai diversi fra loro, suscitando stupore e meraviglia nel lettore). Per liberare il Barocco dall'accusa di artificiosità, si è cercato di distinguere una corrente "culterana", letterariamente corrotta e di contenuti anche immorali, da una corrente "concettista", nutrita dalla grande tradizione intellettuale e morale spagnola. E' vero che il Barocco spagnolo vede, al proprio interno, vivaci polemiche fra autori (come Luis de Gòngora e Francisco de Quevedo) e gruppi. Ma l'esistenza di queste due contrapposte correnti non ha fondamento reale. Quanto al concettismo, è interessante notare come esso sia stato alimentato dalla significativa definizione che di "concetto" ha dato Francesco

Farfalle prigioniere, ovvero La vita è sogno

Una giovane mano traccia le linee d’una farfalla. Una farfalla vera si dibatte sotto una campanella di vetro. La mano (che, ora, ha il volto d’un giovane pallido e fine) alza la campanella. L’insetto, finalmente libero, si libra e guida lo spettatore nella storia del suo alter ego, la Sposa Cadavere.              Così come Beetlejuice , The Corpse Bride (2005; regia di Tim Burton e Mike Johnson) si svolge a cavallo tra il mondo dei vivi e quello dei morti, mostrandone l’ambiguità. A partire dal fatto che il mondo dei “vivi” è intriso di tinte funeree, fra il blu e il grigio, mentre quello dei “morti” è caleidoscopico, multiforme, scoppiettante. A questi spettano la gioia, la saggezza e la passione; a quelli la noia, la decadenza, l’aridità. Fra i “vivi”, ogni cosa si svolge secondo sterili schemi; fra i “morti”, ogni sogno è possibile. Per l’appunto, di sogno si tratta, nel caso di tutti e tre i protagonisti. A Victor e Victoria, destinati a un matrimonio di convenienza, non è co

Il Cimitero di Manerbio: cittadini fino all'ultimo

Con l'autunno, è arrivato anche il momento di ricordare l' "autunno della vita" e chi gli è andato incontro: i nostri cari defunti. Perché non parlare della storia del nostro Cimitero , che presto molti manerbiesi andranno a visitare?  Ovviamente, il luogo di sepoltura non è sempre stato là dove si trova oggi, né ha sempre avuto le stesse caratteristiche. Fino al 1817, il camposanto di Manerbio era adiacente al lato settentrionale della chiesa parrocchiale , fra la casa del curato di S. Vincenzo e la strada provinciale. Era un'usanza di origine medievale, che voleva le tombe affiancate ai luoghi sacri, quando non addirittura all'interno di essi. Magari sotto l'altare, se si trattava di defunti in odore di santità. Era un modo per onorare coloro che ormai "erano con Dio" e degni a loro volta di una forma di venerazione. Per costituire questo camposanto, era stato acquistato un terreno privato ed era stata occupata anche una parte del terraglio