La
vita è teatro e il teatro la finzione più vera. Questo potrebbe essere il motto
della compagnia manerbiese “Le Muse dell’Onirico”. Essa ha già partecipato a
feste cittadine, fornendo figuranti per la Shopping Night 2016 (a tema “Canto di Natale di Ch. Dickens) e per il Carnevale 2017, interpretando i conti Luzzago. Il 22 aprile 2017, hanno esordito al Teatro Sociale di Quinzano
d’Oglio con la loro prima commedia, “Essere o apparire: questo è il dilemma”.
Ha già avuto luogo una replica al Teatro Gonzaga di Ostiano, in provincia di
Cremona (6 maggio 2017). L’allenamento degli attori, la drammaturgia e la regia
erano a cura di Davide Pini Carenzi, regista e attore professionista. Scene e
costumi sono stati a carico della compagnia stessa, mentre di luci e suono si è
occupata Augusta Capra.
“Essere o apparire: questo è il
dilemma” è tratta da “Fumo negli occhi” (2002) di Faele e Romano. Il
riadattamento del testo era sempre a cura di Pini Carenzi; Daniela Capra,
ideatrice e direttrice artistica della compagnia, ha inserito alcune parti
dialettali, utili a rendere l’idea dei battibecchi quotidiani.
La trama è la seguente. Carlo
Brandolini (Ennio Donini) è direttore di banca. Il suo stipendio potrebbe
mantenere agiatamente la sua famiglia, se la moglie Teresa (Daniela Capra) non
fosse affetta da un’invincibile mania: dimostrare al mondo che i Brandolini
sono veri signori, a costo di procurarsi status symbol che non si potrebbero
permettere. Compra un costume da equitazione per la figliola Patrizia (Erica
Gazzoldi), uno smartphone ultimo modello per il primogenito Lello (Giancarlo
Maggini) e assume una cameriera maliziosa e parassita, Marietta (Sara
Tomasoni). L’unica a protestare per tutto questo è la vecchia zia del marito
(Elisabetta Provezza), alcolizzata e rimbambita, ma perfettamente capace di
capire che, in quella casa, ci sono “troppi cambiamenti e troppo in fretta”. Il
“mondo” a cui Teresa vorrebbe gettare fumo negli occhi è, soprattutto, quello
dei dirimpettai: i coniugi De Marchi. Lui è un subalterno di suo marito, in
banca; lei (Valeria Tirelli) una signora bella e sofisticata, che fa morire
d’invidia la signora Brandolini. Carlo, che vede sfumare il proprio stipendio
in follie, è sull’orlo del cedimento; ma non sa reagire, se non con sarcasmi
continui. Del resto, anche lui subisce il fascino della signora De Marchi…
È impossibile restare seri, davanti
a una tale concatenazione di assurdità. Però, come vuole Pirandello, l’umorismo
ha una doppia faccia. Si ride perché ci si può riconoscere, nelle piccole e
grandi manie di una famiglia alle prese con le convenzioni della società
consumista. Ma riconoscere la realtà sul palcoscenico dovrebbe, piuttosto, far
piangere. Piangere davanti al fatto che, come dice papà Carlo, «per tanta
gente, l’onore e il decoro di una famiglia sono legati a un weekend fuori
città». Più benessere, ma non più felicità, rispetto al passato contadino e
frugale. E, soprattutto, non maggiore libertà di spirito.
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