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La nipote del diavolo - III, 6

Parte III: Colloqui



6.

I fari disegnavano la strada, mentre l’auto s’arrampicava sulle colline dell’Oltrepò. Nilde rimaneva rigida sui sedili posteriori, a fianco dello zio. Entrambi, sul tavolo della biblioteca di casa, avevano lasciato una lettera in cui annunciavano il proprio allontanamento volontario e l’intenzione di non tornare fra i viventi. Il vincitore del duello avrebbe distrutto la propria e conservato l’altra.
            «Io ho anche fatto testamento» le aveva precisato Michele Ario. «Inutile dire che tu saresti l’unica erede». Aveva aggiunto, con un triste sorriso non del tutto falso: «So che ci tenevi a seppellirmi nella nostra tomba di famiglia… ma, per maggiore discrezione, sarà meglio non tornare a Pavia per le esequie. Intorno alla seconda casa della signorina Serra, nell’Oltrepò… ci sono splendidi ciliegi. Ciascuno di noi due potrebbe riposare magnificamente, sotto uno di essi».
            Ora, entrambi i duellanti rimanevano impassibili sul mezzo, mentre Irene studiava la via nel buio. Le loro katane riposavano nel baule. 

            La notte era ormai compiuta, quando la conducente frenò davanti a una modesta casa in legno. I tre discesero; la maestra si curò di prendere le spade.
Nilde fece qualche passo, in quello spazio erboso. Alzò gli occhi e le si fermò il respiro: una maestosa luna piena s’adornava di candide nubi fiorite – quelle che vestivano vaporosamente i rami dei ciliegi. Ogni tanto, qualche petalo cadeva, in un’aggraziata e composta morte.
            Nel buio, Ario sospirò.

[Continua]

Pubblicato sul quotidiano on line Uqbar Love (15 agosto 2016).



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