Passa ai contenuti principali

Io sono mia





Un 8 marzo luminoso, sia per il sole che per gli occhi chiari e teneri del mio uomo. Colazione in una sala da the graziosa e fuori dal tempo, al posto della mimosa. Un turbinoso centellinare di momenti soavi.

Poi, rientro e mi siedo al computer. E l’articolo in cui m’imbatto è questo:  Sesso a 14 anni, le adolescenti raccontano: "Se non ti fai sverginare sei una sfigata".

No, ai “miei tempi”, l’ambiente del liceo non era così pressante in questo senso. Chissà poi se tutte le “Lolite” d’allora erano davvero tanto esperte… In fondo, eravamo poco più che bambine. Più ardimentose dei maschietti anche noi, comunque. Almeno, nell’esprimere i nostri desideri, le nostre idee e le nostre ripulse, perfino. Fosse come fosse, l’argomento “sesso” era importante. E la “scandalosa” ero io: la “vergine Diana” scontrosa, la “Maria Goretti” con la spada di legno impugnata contro il mondo. C’erano bensì inesperienza e utopia nel mio sentire, i fantasmi grandiosi e cinerei dell’amore romantico e cattolico così come può essere concepito in un vicolo di provincia. Quei fantasmi si nutrivano delle mie letture, della mia solitudine di figlia unica e dell’ombra d’una madre fragile e riservata nella propria caparbietà. La modestia un po’ guerriera delle contadine, che rimane anche quando contadine non son più –o non son mai state, se non per ascendenza.

Ma c’era anche un che di consapevole e battagliero in tutto quello. Finanche eccessivo e paranoico, ammetto. La mia fierezza di dire Io sono mia. Di dare la mia impronta ai miei sentimenti e alla mia vita (o non-vita) fisica, sbeffeggiando un ordine parato da trasgressione. Ah, la libertà obbligatoria… Un gioiello d’oreficeria demoniaca.

Per tornare all’articolo, ditemi voi: che differenza c’è fra quelle fanciulle ottocentesche consegnate a un marito imposto e le adolescenti dominate dalla legge del gruppo? In un caso come nell’altro, è pressione sociale bella e buona. Sull’intimità e sul corpo, se non sui sentimenti propriamente detti. Dopo “puttane e madonne”, ecco “fighe e sfigate”. Brave New World, davvero.

Manco a dirlo, sono già arrivati commenti “femministi” del tipo: “Avevamo proprio bisogno di questo giornalismo-spazzatura?” “Hanno etichettato le ragazzine!” (Che, veramente, si etichettano da sole: “Sono le femmine – spiega Chiara – a sentirsi in dovere di sverginarsi in fretta. E poi gli uomini non hanno bisogno di insistere, perché le ragazze sono indemoniate”.). Io credo che essere femminista significhi anche scovare le catene sul corpo femminile dovunque siano, a maggior ragione quelle camuffate. Se ciò significa portare la torcia nel cuore della “normalità”, là dove ci piacerebbe poter dire che “tutto va bene”, allora sia. Classificare una compagna di scuola come “sfigata” perché non fa della propria intimità ciò che “il gruppo” si aspetterebbe da lei rasenterebbe il bullismo, aggiungo. Invece di tuonare contro chi fa vedere le magagne dei moderni costumi, sarebbe bello vedere un femminismo che si opponga a situazioni come questa: “Se sei una persona sensibile, vivi molto male il fatto di non averla ancora data. È vero: se non sei carina, se non segui la moda, vieni un po’ emarginata. Ma è il sesso l’unico argomento che tiene banco, l’unica carta d’accesso per restare nel gruppo. O sai quello di cui parli, o ti escludono per davvero. Ti trattano come una bambina, ti lasciano fuori dal gruppo, ti prendono sempre per il culo, come fossi una sfigata”. O anche lo spirito femminista rimane ancorato a una visione delle proprie battaglie ormai inadatta ai tempi?

Buon 8 marzo.


Commenti

  1. Io sono mia.... mentre la ragazzina che "la dà via" per una triste e atavica forma di accettazione sociale, è di tutti. Di tutti meno che di se stessa. Brava Erica.

    RispondiElimina
  2. erica, l'articolo della borromeo è indifendibile, sensazionalista e credibile quanto una puntata di Lucignolo. Intervistare una sola ragazzina (ammesso che esista) e basare su quello un giudizio apocalittico e sottilmente moralistico sulle adolescenti "indemoniate" e sull'epoca "decadente" in cui vivremmo. Mi trovo d'accordo coi commenti "femministi" stavolta. Vorrei evitare giudizi sprezzanti sulle persone a seconda di come vivono il sesso, questo articolo non aiuta

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Uhm... Quanto ad articoli "indifendibili", ho trovato ben di peggio (a livello di metodo) su testate più grandi e famose, senza che nessuno se n'adontasse... Va' a capire come funziona il mondo... ;) Comunque, se il problema è il metodo, accetto le perplessità sull'articolo della Borromeo. Quello che mi domando è perché si faccia tanta fatica a parlare della "falsa emancipazione", che è solo una schiavitù come un'altra, soprattutto per ragazze giovanissime. Dalla falsa emancipazione bisogna difendersi, punto e basta. E non certo per disprezzo verso qualcuno.

      Elimina
    2. io sono contrario a giudicare falsamente emancipata una persona solo perchè fa cose che io non farei. Quello che è sicuro che gli adolescenti sono curiosi del sesso, vogliono sperimentarlo e sperimentarsi, bisognerebbe parlarne senza tabù, articoli come questo non aiutano, diffondono stigmi, e le adolescenti sono stigmatizzate sia che "scopino" sia che non scopino

      Elimina
    3. Io non parlo di "falsa emancipazione" perché qualcuno fa quel che non farei io. Parlo di "falsa emancipazione" laddove gli atti (più o meno intimi) di qualcuno sono fortemente condizionati dal bisogno di essere accettati e dalla paura del giudizio altrui. La curiosità per il sesso (naturalissima e che io condivido) non c'entra niente con il senso di "doverla dare via" per sentirsi all'altezza delle coetanee.

      Elimina
    4. ma io non credo che quell'articolo descriva l'intera realtà, lo prendo con le molle

      Elimina
    5. Eheheh... "L'intera realtà"... Non è ancora nato il mortale che possa pretendere di descriverla. ;-) Nemmeno io vissi il liceo in modo identico a quello descritto dalla Borromeo, se può consolare. Nel post di cui sopra, credo d'aver puntualizzato quanto ci fosse di reale e quanto di "autocostruito" nelle mie sensazioni di ragazzina. Però, rilevavo una tendenza: ovvero, l'esperienza sessuale (vera o presunta) come fattore d'un certo prestigio fra i coetanei. E, per contro, la difficoltà a capire che una ragazza poteva essere emancipata anche decidendo di NON starci... Cose banali, magari, ma che, all'epoca, mi sembravano enormi... E non le ho vissute solo io... Ho parlato anche con una scrittrice che partecipa a progetti formativi nelle scuole e ha fatto le stesse osservazioni, circa il sesso come modo per essere accettati nel "gruppo". Comunque, è vero anche il viceversa: ovvero, che esiste tanto romanticismo tra gli adolescenti. Forse, l'altra faccia della curiosità "materialistica" per il sesso... Due modi diversi di provare attrazione verso la vita...
      In un caso come nell'altro, temo di divagare. Mi limito a ringraziare per il link che hai postato sotto.

      Elimina
  3. http://nonlofacciopiu.net/2014/03/10/non-e-vero/

    RispondiElimina

Posta un commento

Si avvisano i gentili lettori che (come è ovvio) non verranno approvati commenti scurrili, offese dirette, incitazioni all'odio di qualunque tipo, messaggi che violino la privacy o ledano l'onore di terzi. Si prega di considerare questo blog come uno spazio di confronto, così come è stato fatto finora, e non come uno "sfogatoio". Ci scusiamo per eventuali ritardi nella pubblicazione dei commenti: cause (tecnologiche) di forza maggiore. Grazie.

Post popolari in questo blog

Letteratura spagnola del XVII secolo

Il Seicento è, anche per la Spagna, il secolo del Barocco. Tipici della letteratura dell'epoca sono il "culteranesimo" (predilezione per termini preziosi e difficili) e il "concettismo" (ricerca di figure retoriche che accostino elementi assai diversi fra loro, suscitando stupore e meraviglia nel lettore). Per liberare il Barocco dall'accusa di artificiosità, si è cercato di distinguere una corrente "culterana", letterariamente corrotta e di contenuti anche immorali, da una corrente "concettista", nutrita dalla grande tradizione intellettuale e morale spagnola. E' vero che il Barocco spagnolo vede, al proprio interno, vivaci polemiche fra autori (come Luis de Gòngora e Francisco de Quevedo) e gruppi. Ma l'esistenza di queste due contrapposte correnti non ha fondamento reale. Quanto al concettismo, è interessante notare come esso sia stato alimentato dalla significativa definizione che di "concetto" ha dato Francesco

Farfalle prigioniere, ovvero La vita è sogno

Una giovane mano traccia le linee d’una farfalla. Una farfalla vera si dibatte sotto una campanella di vetro. La mano (che, ora, ha il volto d’un giovane pallido e fine) alza la campanella. L’insetto, finalmente libero, si libra e guida lo spettatore nella storia del suo alter ego, la Sposa Cadavere.              Così come Beetlejuice , The Corpse Bride (2005; regia di Tim Burton e Mike Johnson) si svolge a cavallo tra il mondo dei vivi e quello dei morti, mostrandone l’ambiguità. A partire dal fatto che il mondo dei “vivi” è intriso di tinte funeree, fra il blu e il grigio, mentre quello dei “morti” è caleidoscopico, multiforme, scoppiettante. A questi spettano la gioia, la saggezza e la passione; a quelli la noia, la decadenza, l’aridità. Fra i “vivi”, ogni cosa si svolge secondo sterili schemi; fra i “morti”, ogni sogno è possibile. Per l’appunto, di sogno si tratta, nel caso di tutti e tre i protagonisti. A Victor e Victoria, destinati a un matrimonio di convenienza, non è co

Il Cimitero di Manerbio: cittadini fino all'ultimo

Con l'autunno, è arrivato anche il momento di ricordare l' "autunno della vita" e chi gli è andato incontro: i nostri cari defunti. Perché non parlare della storia del nostro Cimitero , che presto molti manerbiesi andranno a visitare?  Ovviamente, il luogo di sepoltura non è sempre stato là dove si trova oggi, né ha sempre avuto le stesse caratteristiche. Fino al 1817, il camposanto di Manerbio era adiacente al lato settentrionale della chiesa parrocchiale , fra la casa del curato di S. Vincenzo e la strada provinciale. Era un'usanza di origine medievale, che voleva le tombe affiancate ai luoghi sacri, quando non addirittura all'interno di essi. Magari sotto l'altare, se si trattava di defunti in odore di santità. Era un modo per onorare coloro che ormai "erano con Dio" e degni a loro volta di una forma di venerazione. Per costituire questo camposanto, era stato acquistato un terreno privato ed era stata occupata anche una parte del terraglio