Né più mai toccherò le sacre sponde... Sogno o incubo che sia, scommetto che moltə di voi hanno ancora negli orecchi l'eco di questo verso foscoliano. Ovviamente, è l'incipit di A Zacinto ("Zante" per gli amici), l'isola greca su cui Ugo Foscolo nacque da mamma Diamantina Spathis. Di essa, il Nostro sapeva esattamente due cose: che ci era nato (appunto) e che era greca... come Omero, Saffo e tutta un'altra serie di mostri sacri della cultura classica. Poche cose, ma ben enfatizzate: è la ricetta di qualsiasi mito. Al resto, deve pensare la fantasia. Perché la Sehnsucht, la famosa nostalgia romantica , è soprattutto mancanza di ciò che non si è mai avuto. Di ciò che la nostra immaginazione può amplificare e abbellire a piacimento.
Quasi sessant'anni dopo, a dire ciò che Foscolo non avrebbe mai ammesso sarà Charles Baudelaire: uno che s'intendeva di mostri (sacri o meno) e che aveva frequentato le regioni del sublime abbastanza da poterle valutare da smaliziato. Lui prende di mira un'altra isola greca fortemente mitizzata: Citera. Sì, proprio quella vicino alla quale vergine nacque Venere, per citare ancora l'Ugone nazionale.
Che isola è quella, così triste e nera? - È Citera,
Ci dissero, un paese famoso nelle canzoni,
Eldorado banale di tutti gli scapoli.
Guardatela: dopotutto, non è che una terra povera...
Questa è la cruda verità di Un viaggio a Citera. A mo' di ciliegina sulla torta, qualcuno aveva pensato bene di abbandonare sull'isola natale di Venere il corpo putrefatto di un impiccato. Una tattica insolita per promuovere il turismo. Da grande poeta qual è, Baudelaire rivede in quel povero appeso se stesso, martoriato in quelle regioni dell'amore ove sperava di trovare solo ideale e bellezza. Lo fa distruggendo il mito di una terra legata alla poesia e alle antiche divinità. Te la do io la Sehnsucht, uomo del mio tempo! D'ora in poi, se la proverai, sarà solo per le illusioni distrutte. Leopardi docet.
Eppure, proprio da questo feroce impatto con la realtà, nasce una poesia di maggiore forza. Abbandonate le pose eroiche (che sanno sempre di finzione, diciamocelo), il poeta diviene persona reale e il suo canto è più pieno. Se vuoi fiori, cercali nel male, fra i neri sassi di Citera... perché Venere fea quell'isole feconde/col suo primo sorriso.
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