Come ogni anno, la Civica Associazione Musicale “S. Cecilia” di Manerbio ha tenuto al Teatro Politeama il tradizionale Concerto di Primavera. Esso ha avuto luogo il 30 aprile 2022. Il tema era di sicuro coinvolgimento emotivo: “Musica al popolo”. Oltre ai richiami folk ed etnici, sempre affascinanti, bisogna considerare anche la datazione relativamente recente dei brani proposti, cosa che li ha resi ancor più godibili per un vasto pubblico. Il direttore era il maestro Giulio Piccinelli e la presentatrice Viviana Filippini.
Il primo pezzo elencato nel
programma di sala era Earth Song, ovvero “La canzone della terra”, di Frank
Ticheli (Monroe, 1958-). Solenne ed eterea come un canto gregoriano, essa
invitava a cantare e vivere, per superare (insieme all’intera terra sofferente)
le tempeste dell’esistenza.
Più vivace era Eine Kleine Yiddische Ragmusik di Adam Gorb (Cardiff, 1958 -), un brano di cultura
ebraica. Terra Mystica di Thomas Doss (Linz, 1966-) riproponeva la solennità
quasi religiosa della composizione che aveva aperto il concerto. Anch’esso
parlava di “terra”, ma per descrivere la bellezza dell’area di Hausruck, in
Austria, il Paese natale di Doss.
La First Suite in Eb di Gustav
Holst (Cheltenham, 1874 – Londra, 1934) faceva un salto all’indietro nel tempo,
per quanto riguarda l’epoca di composizione; essa univa la compostezza alla
levità, la malinconia a una sorta di serenità.
Ancora una volta di Ticheli era Cajun Folk Songs II. I Cajun sono un gruppo etnico costituito dai discendenti
dei canadesi francofoni provenienti dall’Acadia, una regione nordamericana
sull’Oceano Atlantico. Deportati in Louisiana nella seconda metà del
Settecento, si mescolarono a immigrati spagnoli e tedeschi che adottarono la
lingua francese. Questo ricco crogiolo etnico ha offerto l’ispirazione per una
composizione in due movimenti: il primo più lento e disteso, il secondo che
acquista vivacità, come ad animarsi di una vita fervente senza essere
nevrotica.
Non ha invece bisogno di spiegazioni
(men che meno in Italia) il titolo della Napolitana arrangiata da Claudio
Mandonico: una sorta di compendio di tutti i brani musicali legati da sempre
alla città partenopea. Il mito di Napoli e della sua bellezza deve molto anche
alla musica locale: sarebbe stato impossibile non citarla.
Un finale meritatamente vivace ed
esuberante è stato offerto da A Klezmer Karnival di Philip Sparke (Londra,
1951-). Il Klezmer è un genere musicale tipicamente ashkenazita, ovvero creato
dagli Ebrei dell’Europa centrale e orientale. La sua funzione era
prevalentemente accompagnare balli e rappresentazioni per matrimoni o per altre
celebrazioni. Ecco perché è fortemente espressivo e può ricordare il riso o il
pianto – a maggior ragione se si tratta di una musica carnevalesca, come in
questo caso. Il Concerto di Primavera 2022 si è quindi concluso con la voglia
di emozioni e di danza: il regalo migliore che possa fare la “musica del
popolo”.
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