Il
17 aprile 2017, Manerbio ha festeggiato Pasquetta con la riproposizione di una
mostra del 1985: quella degli scorci ad acquerello di Adolfo Penocchio (Ghedi,
1933 - Brescia, 2004). Il titolo era, appunto, “Manerbio nel tempo”.
L’esposizione è stata collocata nella Sala
Mostre del palazzo comunale ed è durata fino al 23 aprile, in contemporanea con
i “7 Giorni di Poesia”: una settimana in cui la Biblioteca Civica ha esposto
testi poetici per la città e li ha distribuiti gratuitamente su biglietti. Il
giorno dell’inaugurazione, si è tenuta anche la “biciclettata poetica anni
‘30”: gli iscritti hanno percorso Manerbio su due ruote, fermandosi a tappe per
ascoltare testi in versi. Obbligatorio il cappello di paglia. Per restare in
tema, il portico del municipio ospitava un’esposizione di biciclette d’epoca. I
“ciclisti d’un tempo” hanno poi trascorso il pomeriggio al Parco Mella, per un
picnic e un concerto del cantautore Massimo Dellanilla. Per il 23, era in
programma (nel giardino della biblioteca civica) una mostra mercato di libri e
fiori, in modo da festeggiare San Giorgio alla maniera catalana: regalare rose
alle donne e libri agli uomini. Oltre a questo, erano previsti anche laboratori
di composizione floreale per bambini e adulti, animazione, merenda e un finale
a base di poesia in musica.
Per
tornare al 17 aprile: nella Sala Mostre, i convenuti sono stati accolti dalla
moglie, dalle figlie e dal genero di Adolfo Penocchio, insieme all’assessore
Fabrizio Bosio, al bibliotecario Giambattista Marchioni (già in versione “anni
‘30” per la successiva biciclettata) e all’archivista parrocchiale Alberto
Agosti. La mostra, infatti, era stata pensata come occasione per la
cittadinanza di godere di dipinti conservati negli uffici comunali, nonché di
consultare testi storiografici custoditi in parrocchia e in biblioteca.
Negli
acquerelli paesaggistici di Adolfo Penocchio, rivivevano scorci manerbiesi del
trentennio scorso: “Manerbio visto dalla tangenziale”; “Manerbio paesaggio
campestre”; “Strada di campagna”; “Dopo il temporale alla Remondina”; “Il
Castelletto”; “Autunno a Villa Rosa”; “La Remondina e la sua chiesa”;
“L’abbeveratoio”; “Portale alla Remondina”; “Chiesa del Gesù - particolare”;
“Ingresso di Palazzo Ghirardi”; “Villa Cesura”; “Meriggio al Centro storico”;
“S. Faustino”; “S. Rocco”; “Scià-ólt - via XX Settembre”; “Le vecchie mura”;
“Palazzo Ghirardi e la piazza”; “Palazzo Luzzago - Sede Municipale”; “Cancello
di via Diaz”. Per quanto l’impostazione fosse “amarcord”, l’emozione principale
era forse riconoscere il presente in quel passato, vedere il quotidiano
trasformato in arte. L’uso dell’acquerello e l’amore per i paesaggi “en plein
air” avrebbe potuto ricordare l’Impressionismo, se non fosse stato per la
precisione del disegno. La moglie e le figlie ricordano appunto Penocchio come
un raffinato e meticoloso disegnatore. Artista eclettico, realizzò anche
sanguigne, nudi, disegni lenticolari su laminato plastico, ritratti (di
ecclesiastici, parlamentari, nobili), reinterpretazioni di altri artisti. Sue
opere si trovano in gallerie e collezioni italiane ed estere (Germania,
Svizzera, Francia, Venezuela, USA, Inghilterra, Cina). Da segnalare è “La scena
divina” di fine anni ’90: 150 fogli ad acquerello che illustrano la Divina
Commedia. Ebbe un periodo metafisico, con dipinti ispirati all’opera di Giorgio
De Chirico (pavimenti a scacchi, cieli infuocati, alberi ramificati senza
foglie, sperimentazioni prospettiche). A volte, dipingeva strappi sulla tela,
per alludere a una realtà “altra” che si apriva. Affrescò chiese in area
bresciana. Confrontando il teatro geograficamente ristretto della sua vita con
la vastità della sua ispirazione, si può dire che nessun mondo è troppo
piccolo, per un animo immenso.
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