La
tournée del giornalista e cantante Diego Baruffi, intitolata “La via del cuore”
come la sua raccolta poetica, si è conclusa. Non è però finita la voglia di
organizzare serate. Con Erica Gazzoldi (autrice e lettrice di poesie) e
Giovanni Primomo (pianoforte elettrico), Baruffi è approdato al Bridge Pub
& Restaurant di Manerbio, il 1 aprile 2017. Vista la data, potremmo
chiamarlo “uno scherzo della sorte”. Nelle stanze del pub, c’era infatti - un
tempo - la trattoria “Al Ponte”, gestita dai genitori di Diego.
L’evento è stato intitolato
“Raccontami… a due voci”. Si tratta di un’allusione al prossimo scritto del
Baruffi, una raccolta di storie da lui narrate al figlioletto.
Per l’occasione, Diego ha
rispolverato il repertorio dei Nomadi, per il quale è famoso a Manerbio. La
prima canzone della serata, infatti, è stata “Stagioni” (1988). Più avanti, è
arrivato “Un giorno insieme” (1992), altro testo d’amore e di malinconica
meditazione sulla fine di un rapporto. Sono stati inseriti anche pezzi insoliti
per il Baruffi, come “Generale” di Francesco De Gregori (1978), “Una lunga
storia d’amore” di Gino Paoli (1988) o “Questo piccolo grande amore” di Claudio
Baglioni (1972). È stato dato spazio al Lucio Battisti meno gettonato con “E penso a te” (1972); ben
presente è stato Gianni Morandi (“Uno su mille ce la fa”, 1985; “In ginocchio
da te”, 1964). Non sono mancati i più classici Massimo Ranieri (“Erba di casa
mia”, 1970) e Adriano Celentano (“L’emozione non ha voce”, 1999; “Ti avrò”,
1978), già protagonisti de “La via del cuore”.
Gli intermezzi non musicali sono
stati dedicati alla lettura di poesie. Fra i testi scelti da Erica Gazzoldi,
c’erano versi di Baruffi e della comune amica Romana Manfredini, che - quando
era in vita - era spesso presente con la sua poesia a serate simili. Gli
scritti di Romana sottolineavano l’importanza della scrittura come mezzo di
riscatto dalle sofferenze e come modo di esprimere il valore intrinseco di ogni
parola. Più avanti, sono arrivate poesie della stessa Gazzoldi e di Dario
Bertini, giovane autore pavese che dà molta importanza alla “poesia di strada”.
Far uscire la letteratura dai libri, però, non significa sciatteria. I versi
del Bertini hanno una profondità letteraria, data dalla capacità della parola
di esprimere la preziosità dell’esperienza quotidiana, in cui ogni cosa si
anima.
Circa a metà del programma, la
serata ha avuto una svolta “danzante”. Dopo “Se telefonando” di Mina (1966), Baruffi
e Primomo hanno dato inizio ai pezzi più ballabili: “Un’avventura” di Lucio
Battisti (1969); “Se perdo anche te” di Gianni Morandi (2016); “Il fiore nero”
dei Nomadi (1977); “Bandiera gialla” di Gianni Pettenati (1967); “C’è un re”,
sempre dei Nomadi (1991) e dedicata a Francesco Baruffi, il “piccolo principe”;
“Tanta voglia di lei” dei Pooh (1971); “Il mare d’inverno” di Loredana Bertè
(1983). Alla moglie Alessandra (badando più al romanticismo che alla
scaramanzia), Baruffi ha dedicato “Perdere l’amore” di Massimo Ranieri (1988).
A grande richiesta, è arrivata “Io voglio vivere” dei Nomadi (2007), seguita da
un accenno ironico a “Buonanotte fiorellino” (Francesco De Gregori, 1975). Era
infatti ora di concludere la serata. È stato lasciato giusto un po’ di spazio
al piccolo Francesco e alle sue precoci ambizioni canore (“Hanno ucciso l’Uomo
Ragno” degli 883, 1992).
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