Ma quant’è bello l’amore romantico, in cui “io sono tua, tu sei mio” (c’è pure una
carta del notaio che lo dice) e - se guarderai altri un po’ troppo a lungo - ti
leverò la pelle a schiaffi.
Che bello essere una diade - anzi,
una monade - assoluta, rinforzata con ogni chiavistello possibile contro il
mondo esterno. In cui dovremo restare rinserrati ogni giorno della vita, anche
quando non avrà più senso. Anche quando saremo cresciuti come persone, i motivi
che ci avevano unito non esisteranno più - e guardarsi negli occhi avrà un solo
significato: “Ti ammazzo!”
Non vedo l’ora di non poter più
respirare senza metterne al corrente la Dolce Metà - perché “io e te siamo una
cosa sola e, se osi fare una mossa in autonomia, mi ferisci… perché metti in
discussione tutto quello con cui cerco di riempire le mie fragilità!” Ignorando
il fatto che le fragilità si possono rinsaldare solo lavorando su se stessi, o
in nessun altro modo.
Che bello dover essere, tutto in una
volta, perfetti amanti, amici, intellettuali, protettori, coccolini,
amministratori domestici… un mucchio di cose di cui sarebbe già tanta grazia
perfezionarne una. Dato che l’amore romantico non ammette intrusioni di terzi,
la stessa persona deve eccellere invece in tutte queste specialità. Ec-cel-le-re, sottolineo. Perché l’amore
romantico deve essere un Empireo di soddisfazione e felicità intatta. Al
proprio interno, s’intende. All’esterno, bisogna andarsi a cercare tutti i
grovigli possibili, sfasciare famiglia, lavoro, amicizie, salute, cervello
stesso. Perché non è vero amore, se non è tormentato e assoluto.
Che bello sentirsi morire e accarezzare il suicidio, quando la storia finisce. Perché è naturale che
finisca: i rapporti sono organismi viventi e mutevoli come le persone; possono
trovare un nuovo equilibrio o morire. In ogni caso, non sono sfere eterne e
cristalline. Ma l’amore romantico è un Dio geloso come quello biblico: non
ammette l’ “infedeltà”, figuriamoci la fine. Gli hai dato tutto; a te non è
rimasto alcunché.
Meglio ancora dover fingere di aver
subito una gran perdita, quando invece non t’importa più una pagliuzza del tuo
ex-grande-amore-della-vita. Che diamine! Almeno una lacrima, per mostrar
contrizione verso il Supremo Dio dell’Amore! La “serietà” nei sentimenti non
ammette buonsenso. Ma la vostra coppia era una scatola vuota da tempo - lo
sapevi, lo sapevate. E, no, non è vero che, se nessuno dei due soffre, vuol
dire che la storia non è mai iniziata. Può voler dire anche che siete cambiati
insieme e che siete pronti per congedarvi serenamente. Può voler dire che, dopo
una lunga e tranquilla crociera, avete voglia di corseggiare, girare isole tropicali
dove troverete tesori nascosti da rimettere subito in gioco, su navi veloci
adatte all’arrembaggio. Che avete voglia di conoscere la vita così com’è. Varia, meravigliosamente imperfetta - e
assai poco romantica.
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