Per
l’appunto, il tema portante è quello degli occhi e della loro espressività. Essa
veicola non solo l’amore, ma anche il dolore, la gioia e l’ironia sottile. Zefirino
Buono, per esempio, ha scelto di rappresentare uno sguardo strabico, emblema
delle emozioni che non ci permettono di “vedere bene”. Luciano Baiguera si è
invece dedicato al ritratto del padre prematuramente scomparso. Nel suo volto,
sono nascosti diversi simboli: una lacrima trattenuta; una colomba che vola via
dalla testa rimasta non delimitata (segno di una mente aperta alle idee più
alte?); una donna con un bambino nascosta nei capelli; un’altra immagine
femminile dissimulata nelle linee del naso. Questo ritratto è un intero mondo
di affetti.
Lorenzo
Piovani ha optato invece per una tecnica quasi cubista, che scompone il volto
in più forme geometriche e ne mostra contemporaneamente le varie sfaccettature.
Fabiana Brognoli ha scelto un ritratto femminile; Luigi “Bigiai” Viviani ha
disegnato l’intrico di alcuni rami che paiono delineare due grandi occhi in un
cielo bianco.
Cristina
Brognoli ha dipinto un volto multicolore eppur malinconico, con alcune stelle di David
sullo sfondo: forse un’allusione alla scorsa Giornata della Memoria?
Ancora più enigmatica è l’opera di Giovanna Cremaschini: un giovane volto androgino con lunghi capelli blu che vi ricadono sopra. La tinta fredda sottolinea la malinconia dell’espressione.
Realistico
e brillante è il dettaglio di due occhi femminili realizzati da Vanessa Anzoni,
che comunicano direttamente con l’osservatore.
L’inaugurazione
della mostra è coincisa con il concerto del duo “Luca e Poppy”, che (con
chitarra e percussioni) ha fatto rivivere brani di Lucio Battisti, di Adriano Celentano, dei Nomadi, di Edoardo Bennato, di Fabrizio De André, di Francesco De Gregori e di molti altri. Il tutto ha concorso a realizzare una serata
vivace e partecipata, all’insegna del potere aggregante delle arti.
Pubblicato su Paese Mio Manerbio, N. 213 (marzo
2025), p. 9.
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