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Il Paese delle Meraviglie

«L’Italia è un Paese arretrato! Un Paese omofobo! Un Paese patriarcale!» Quando si levano questo genere di litanie, c’è sempre qualcuno prontissimo a tacciarle di “mistificazione” o di “esagerazione”. Mi spiace dirlo, ma questo qualcuno – in tal caso – mi trova d’accordo.
            Nel nostro Paese, ci si sposa in base ai sentimenti, o non ci si sposa affatto. Si convive maritalmente. Si divorzia. Si decide se avere figli o meno. Si fa ogni genere di sesso, dentro e fuori dal matrimonio. Si aprono sexy shop. Si frequentano prostitute, da quelle di marciapiede alle escort di gran lusso. Si tradisce il coniuge. Si hanno relazioni eterosessuali, omosessuali, poliamorose. Esistono le “famiglie arcobaleno”. Si cambia sesso, o ci si traveste. Esistono donne giornaliste, accademiche, astronaute, scienziate. I figli scelgono la propria strada spesso fuori dalla tradizione familiare. Si usano contraccettivi. La religione, per molti, è più un’abitudine che altro. In Italia, circolano libri d’ogni genere. Internet è veloce.
           Brutto o bello che sia tutto questo, non si può dire che l’Italia sia un Paese "arretrato". Lo definirei, piuttosto, ipocrita.
Perché tutto quello che ho elencato, se viene posto sotto le luci della ribalta, diventa magicamente una questione delicata e controversa. Entrare in un sexy shop sotto gli occhi dei compaesani è spesso motivo d’imbarazzo. Le prostitute… si sa che ci sono, ma non vengano proprio sotto casa nostra, perdiana! Richiedere regolamentazioni giuridiche in materia di matrimonio egualitario, famiglie arcobaleno, transessualità fa passare tra le fila dei “radicali”, degli “intransigenti” - ultimamente, dei “dittatori”. Uno spettacolo satirico su contenuti di religione fa scatenare polemiche a non finire. Chi descrive “quanto sia bello far la damigella devota del proprio cavalier servente” può vendere fiumi di copie del proprio libro - e, per il resto, far quel che le pare. I giovani si sposano sempre più tardi, perché fanno fatica a trovare un lavoro fisso e prospettive a lungo termine, ma… vuoi metter quanto è bello metter su famiglia? Basta la buona volontà! Si invita a studiare scientificamente, a non interpretare la realtà in senso ideologico… salvo ripudiare i risultati degli studi che non vanno a proprio genio, perché la scienza non garantisce certezze assolute e potrebbe subire influenze politiche.
            Non riesco davvero a interpretare questa curiosa caratteristica culturale, se non così: la contraddizione stessa è la regola. Si apprezza la libertà di costumi per la sua intrinseca amabilità, ma non la si glorifica apertamente per una misteriosa scaramanzia – per paura che la libertà degeneri in chissà cosa, se la si “incoraggia”. Davanti a tanta razionalità e a tanta concretezza, non basta una blogger. Sarebbe più titolato Lewis Carroll. Il punto è che questo atteggiamento, alla fin fine, è proprio quello che impedisce di discriminare seriamente cosa sia bene e cosa sia male, in tutti i costumi che abbiamo elencato sopra. Perché, se non si guarda in faccia la realtà fino in fondo, diventa anche impossibile fare considerazioni morali fondate. 



P.S. Casomai queste considerazioni dovessero sembrarvi mancanti di patriottismo, vi piazzo qui le parole di un cittadino modello, Aristofane:

            …il gran re, interrogando gli ambasciatori spartani, prima ha chiesto quale dei due popoli avesse la flotta più forte, poi quale il poeta insolentiva di più. Alla fine, sentenziò che gli Ateniesi con lui erano diventati molto migliori, e prendendolo a consigliere avrebbero senz’altro avuto la meglio nella guerra. È per questa ragione che gli Spartani stanno trattando la pace, e vi chiedono Egina. Dell’isola non gliene importa nulla, ma vogliono prendersi il poeta. (Acarnesi, vv.647-654, trad. di G. Paduano).

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